Filippo Sedda: la biblioteca delle Clarisse nasconde tesori tutti da scoprire

Rossella Cravero

I libri nascondono pagine di vita: se quegli scritti sono stati nelle mani di suore di clausura quello che si spalanca davanti agli occhi del lettore è un mondo. A custodire oltre 20mila volumi di cui oltre duemila catalogati online, in qualità di direttore della biblioteca della Federazione delle Clarisse Urbaniste a Viterbo è Filippo Sedda. Teologo, storico, bibliotecario, Sedda è sbarcato in continente, come si dice dalle sue parti, alla fine del liceo per iniziare il cammino di studi che lo avrebbe reso uno studioso prezioso per il patrimonio letterario della chiesa. E’ approdato ad Assisi dove ha studiato teologia per poi trasferirsi a Roma e dedicarsi alla storia laureandosi alla Sapienza e vincendo due dottorati di ricerca. Il suo incontro con Viterbo è nato nel segno di santa Rosa e con questo legame è andato avanti facendosi sempre più saldo. Una collaborazione con la professoressa Eleonora Rava ha portato Filippo Sedda nel cuore del monastero. Le suore lo hanno voluto e lui ha generosamente deciso di dedicare gratuitamente il proprio servizio in favore della valorizzazione della biblioteca.

Sedda, abituato ai testi dei francescani, è direttore della biblioteca di San Francesco a Ripa di Roma, gestisce da un paio di anni l’immenso patrimonio di volumi che le suore hanno conservato sapientemente negli anni. «Siamo abituati a conoscere il patrimonio degli archivi che con i loro atti notarili, lasciti, donazioni, ci offrono uno spaccato della vita sociale, economica e politica del tempo, ma ci si sofferma poco sul valore dei libri che va oltre il testo. I libri spesso sono custodi di emozioni, annotazioni , e immagini che vengono conservate gelosamente tra le pagine, per non parlare delle cartoline, appunti, annotazioni, note di possesso. Sfogliare un libro ci svela chi lo ha avuto tra le mani».

Dirigere due biblioteche, una tutta al maschile e una al femminile, mette in evidenza delle differenze ?

«La biblioteca delle Clarisse offre volumi con una maggiore varietà di interessi. Mentre negli scaffali dei frati si trovano libri per lo più dedicati al loro servizio pastorale (Sacra Scrittura, teologia, oratoria …), i volumi custoditi dalle clarisse oltre ai libri di preghiera o sulle vite dei santi spaziano anche dalla cucina alle erbe medicinali, per arrivare alla poesia e addirittura alla strategia militare. C’è sicuramente un’apertura inaspettata verso le attività del mondo».

L’incontro con Viterbo come è stato?

«E’ una città straordinaria. Ha un centro storico pieno di fascino. Una bellezza che viene apprezzata ancora di più da chi viene da fuori. Forse è anche per questo che noi forestieri mettiamo tanto impegno nel cercare di valorizzare beni che sono dati per scontati dai viterbesi. Il lavoro per la biblioteca lo svolgo a distanza, ma una volta al mese vengo a Viterbo e mi fermo dal venerdì al lunedì. In occasioni particolari come nelle festività di Santa Rosa resto anche due settimane. Le suore mi danno una camera nella foresteria. E’ una splendida atmosfera quella che si respira tra queste mura e le suore sono eccezionali, ormai in 4 portano avanti un lavoro immane. Suor Francesca è stata molto abile nel riuscire a creare una rete di volontari che offre il proprio aiuto. Oltre 60 persone dedicano il proprio tempo per mandare avanti tutto ciò che ruota intorno al monastero».

Chi sono i fruitori della biblioteca viterbese

«Allo stato attuale, la biblioteca viene fruita poco perché non è molto conosciuta, abbiamo catalogato 2mila volumi ma ce ne sono 20mila ancora da sistemare. E nuove acquisizioni (dai monasteri clariani che in tutta Italia vanno chiudendosi) si vanno ad aggiungere di anno in anno. Tendenzialmente vengono ricercatori, ma non solo, ci sono situazioni variegate: un anno fa un frate ha fatto una ricerca di carattere più pastorale che storica, per cercare di capire perché santa Rosa si dicesse che era stata proclamata dai papi dei primi del novecento patrona della gioventù francescana. In altri casi sono parenti ancora viventi di alcune suore che vengono a cercare materiali che le riguardavano. L’accesso è libero a tutti. La ricerca si fa online e poi c’è la sala consultazione, afferiamo al sistema della CEI . Siamo nel Polo delle biblioteche ecclesiastiche».

Prossimo obiettivo ?

«Quello che stiamo cercando di fare è rendere sempre più fruibile questo tesoretto. Vogliamo far diventare più accessibili gli spazi. Vorremmo allestire una sala dedicata. Per ora suor Francesca ci ha lasciato tutta un’ala, ma i libri sono dislocati in varie zone del monastero, devono essere sistemati in maniera più razionale. Vorremmo creare un accesso per i disabili. Il nostro obiettivo è quello di fare per la biblioteca quello che è stato fatto per valorizzare l’archivio» .

Ci sono riscontri dall’estero ?

«Negli Stati Uniti c’è la Viterbo University in La Crosse, Wisconsin, che nel 1890 fu fondata proprio con il nome di Santa Rosa, ci hanno contattato per avere informazioni su alcuni materiali che abbiamo qui e vorrebbero creare rete con il nostro Centro Studi. Dopo una lezione della professoressa Rava con gli alunni del Flager College in Florida inizia a prendere vita l’idea di un convegno internazionale a Viterbo sulle donne. Sarebbe una bellissima occasione. Per il monastero certamente, ma anche per la città di Viterbo»

 

 

 

 

 

 

 

 

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