Il mondo di Rosella Lisoni, 60 anni il prossimo dicembre splendidamente portati, ha i colori di Marta, il borgo dei pescatori con lo sguardo volto sul lago di Bolsena e i riti di tradizione della festa delle passate, l’ispirazione per la lettura e l’illuminazione su Pasolini, uomo, scrittore, regista. Nel corso della sua vita, la prima parte ha caratterizzato la sua figura di giovane donna e madre, il completamento del suo corso di studi sino al conseguimento della laurea in “Lingue e Letterature straniere moderne e contemporanee” presso l’Università degli Studi della Tuscia, discutendo una tesi sul cinema di Pasolini. Precedentemente insegnante di lingua francese, oggi un lavoro corrente all’Università della Tuscia.
Vogliamo narrare la storia, piuttosto rara, di un’autrice che per anni scrive in privato e che nella vita fa altro, continuando a vivere, in estate, lungo le sponde del lago di Bolsena nella sua Marta rincorrendo la scrittrice…
La folgorazione Pasolini come e quando arriva?
L’amore per Pasolini è un amore antico, risale ai tempi dell’università.
Ricordo di aver letto Ragazzi di vita negli anni del liceo, poi, frequentando i corsi universitari di Storia del cinema, ho avuto l’occasione di prendere visione del film Uccellacci e uccellini e da lì nacque l’innamoramento per Pasolini, per questo immenso intellettuale che sorprende e ammalia con la scrittura, con il cinema, con la sceneggiatura, con le canzoni, con la pittura. Un amore che continua ancora ora, immutato, profondo e cresce di giorno in giorno.
Identifichi il momento in cui ha scelto di dare priorità alla scrittrice, rispetto alle collaborazioni giornalistiche…
Sin da bambina scrivevo il “diario segreto”, alle media collaboravo al giornalino della scuola, ai tempi dell’università confezionavo recensioni cinematografiche per la rivista Cinema60.
Un lungo amore quello per la scrittura, che è mutato poi in amore per la stesura di libri, naturalmente, senza alcuna decisione presa.
La scrittura fa parte del dna di alcune persone e in un preciso momento della vita prende il sopravvento. Quasi un essere posseduti dal demone della creatività.
Come un fiume in piena, la scrittura è inarrestabile, diventando necessaria, come il bere e il mangiare.
La scrittura diventata fondamentale nella sua vita…
Non riuscirei più ad immaginare la mia vita senza il mio esercizio di scrittura, si, esercizio, in quanto di un lavoro si tratta, un lavoro certosino, meticoloso, preciso, a tratti faticoso, come quello di un artigiano.
Per me oggi la scrittura rappresenta la festa, la gioia, il giardino segreto, l’oasi di pace, l’eterno sorriso.
Come ha avvicinato il mondo Pasoliniano, mettendo la cronologia dei suoi capolavori cinematografici al primo posto?
L’avvicinamento al mondo pasoliniano, che mi ha condotta a scrivere di lui, è frutto di un percorso durato più di 25 anni. La mia tesi di laurea, dedicata al cinema di Pier Paolo Pasolini, si meritò la dignità di stampa, quindi doveva andare in stampa e trasformarsi in libro, poi la vita ha seguito altre direzioni e il progetto non si è concretizzato.
A distanza di molti anni la tesi si trasformò in libro e nel 2021 diedi alle stampe Eros e thanatos nei Racconti di Canterbury di Pier Paolo Pasolini edito da Settecittà, che mi è valso il Premio Salvatore Quasimodo, menzione speciale al merito.
Ne segue una sorta di filologia Pasoliniana?
Naturalmente, nell’anno successivo ne arrivò un altro L’ultimo Pasolini tra forma e realtà, edito da Settecittà, nell’anno successivo ancora un altro I luoghi di Pier Paolo Pasolini a cura di Stefano Pifferi e Carlo Serafini (Atti del convegno universitario svolto all’Università degli Studi della Tuscia nel dicembre 2022) Bulzoni editore, e quest’anno, nell’aprile del 2024, è arrivato il libro Pier Paolo Pasolini un’anima divisa in due. L’arte di essere diverso, per INTERMEDIAedizioni che mi è valso il premio letterario internazionale omaggio a Pasolini che il prossimo anno nel mese di giugno mi condurrà a Parigi. Devo quindi ammettere che la mia tenacia mi ha premiata.
La location di parte di essi nella Tuscia ne ha avvalorato il legame?
Il legame con Pasolini come si evince era ben solido, sicuramente il suo amore per la Tuscia che lo spinse a girare nel nostro territorio parte di alcuni dei suoi film più belli: penso a Il Vangelo secondo Matteo, Uccelllacci Uccellini, La forma della città (documentario) e a iniziare la stesura di parte dei suoi scritti: Petrolio, Lettere luterane ha contribuito a rinsaldare ancora di più questo legame.
Qualcuno ha detto che a volte i migliori scrittori sono quelli che credono meno in se stessi, lei quando ha iniziato a crederci?
E’ necessario credere in se stessi, non per superbia o narcisismo, semplicemente per portare avanti il proprio lavoro nel migliore dei modi, stupirsi ogni giorno, continuando sempre a sorprendersi. Senz’altro i giudizi positivi sui miei libri mi gratificano, ma se non fossi io a credere nel mio lavoro non potrei andare avanti con la scrittura.
Il presente la vede con diversi libri all’attivo, la costituzione di un’associazione culturale, La Torre della Tuscia, che si occupa di divulgare la cultura. Come risponde la Tuscia a tutto ciò?
Posso dire di essere molto soddisfatta, tanti progetti, bellissime persone conosciute, arricchimento personale e professionale, grandi soddisfazioni e la voglia di fare sempre di più e sempre meglio, toccando con mano l’affetto di numerose persone che partecipano ai nostri eventi o ci seguono da lontano, esortandoci a proseguire nel nostro percorso.
Nella passione di scrivere intende spingere più in là la sua letteratura o continuare ad avvalorare il suo Pianeta Pasolini in una cornice narrativa?
Difficile dire come evolveranno i miei scritti, mi lascio trascinare da essi, che mi porteranno là dove devo arrivare. Ad esempio il mio ultimo libro è completamente diverso dai precedenti più accademici. Un libro intimo, un dialogo con Pier Paolo Pasolini, un cammino lungo il sentiero della sua arte. Quello che sto scrivendo attualmente è ancora altro dall’ultimo, una continua evoluzione.
La Rosella Lisoni scrittrice parla della via femminile alla scrittura, a suo sentire oggi alle donne viene riconosciuta la dignità del mestiere di scrivere?
E’ lungo il cammino che le donne debbono intraprendere per vedersi riconosciute dignità nel mestiere di scrivere, pensiamo soltanto a quanti scrittori vengono menzionati, studiati nelle antologie scolastiche e quante scrittrici vengono dimenticate. La scrittura fa uso di un linguaggio maschile, appannaggio degli uomini, un linguaggio rivolto all’universo maschile.
Importante iniziare a cambiare il linguaggio, lasciando molto più spazio al femminile in un mondo in cui tutto è coniugato al maschile. Alle donne spetta quindi il compito di “aggiustare”, “rimodellare” la scrittura secondo i modi della grazia, della delicatezza, della spiritualità caratteristiche femminili. Iniziare a prendere atto del cambiamento rappresenterebbe già un passo importante. Il discorso è più ampio e coinvolge non soltanto il mondo della cultura ma all’intera società in cui il ruolo della donna è spesso più marginale rispetto a quello maschile.
La vediamo nei suoi interventi affiancata da professionisti come la prof.ssa Fausto e l’attore Pietro Benedetti, significa essere circondata da persone che hanno sempre rispettato e condividono la sua scelta?
Lavorare con i miei collaboratori è un piacere immenso, condividere con loro le stesse passioni ci porta a comprenderci immediatamente senza aver bisogno di parole. Credo il segreto per andar lontano consista proprio in questo: creare una squadra di lavoro solida, armoniosa e animata dalle stesse passioni, a questo si aggiunge l’immenso talento di Anna Maria Fausto e Pietro Benedetti.
Al Museo Nazionale Etrusco Rocca Albornoz di Viterbo, l’ultimo evento estivo della rassegna “Il venerdì al museo” ha segnato l’esordio della sua associazione La Torre della Tuscia e la collaborazione con il Museo Etrusco alla Rocca?
La nascita dell’Associazione culturale La Torre della Tuscia è legata al desiderio di promuovere e diffondere cultura nel territorio della vecchia Etruria Meridionale: Alto Lazio, Umbria, nord Toscana, ma anche Emilia Romagna e parte del Veneto.
Cultura come apertura al dialogo, far da sponda all’altro, cultura come formazione, capacità di stare insieme non in maniera sporadica ma permanente, ponendo al centro del dibattito non soltanto esperti di letteratura, cinema, filosofia, musica, ma tutti le menti pensanti e in particolar modo i giovani, capaci di cogliere tale scenario come modello di sviluppo.
Cultura inoltre come fiducia nel logos, nella parola, fondamentale per coloro che usano la scrittura come arma, che credono, come Pasolini o Pavese, nel potere salvifico della parola in grado di curare e cambiare il mondo.
La Torre della Tuscia è stata presentata nello splendido Museo Nazionale Etrusco Rocca Albornoz di Viterbo all’interno del quale ho dato vita a varie rassegne letterarie da me curate, che hanno riscosso un grande successo di pubblico. E’ stato uno scambio reciproco molto fruttuoso, una bellissima location che ha calamitato un vasto uditorio permettendo al Museo di divenire il salotto viterbese.
Il forte desiderio di scrivere su cosa è orientato ora?
Il nuovo libro che sto scrivendo mi sorprende: né saggio, né romanzo, o meglio li comprende entrambi. Un’operazione particolare che si avvicina quasi alla sceneggiatura di un film. Sono contenta di modificare la mia scrittura e rinnovarmi di continuo. Il mio sguardo ora è rivolto anche ad altro, non soltanto a Pasolini intendo.
Se potesse intervistare Pasolini in questa contemporaneità cosa gli chiederebbe?
Se fosse vivo Pasolini mi renderebbe felice stargli accanto, scoprire il suo modo di interagire con l’attuale società, di veicolare il suo pensiero, comprendere l’uso personale della nuove tecnologie. Da grande innovatore e sperimentatore quale è stato riuscirebbe a mettere in atto tecniche narrative nuove, magari sarebbe in grado di far uso dei social per distaccarsene poi, una volta appreso il potere negativo che da essi deriva.
Sono sicura che ci sorprenderebbe ancora, avendo come tratto dominante quello di essere un intellettuale irregolare, a tratti contraddittorio, in grado di trovarsi là dove nessuno immagina che possa stare.
Più che intervistarlo cercherei di comprendere il suo agire, per arricchire il mio sapere, le mie conoscenze. I suoi moniti, il suo sguardo lungo sul mondo, le sue acute riflessioni antropologiche illuminerebbero il nostro cammino.
Studiare la sua opera mi rende migliore, comprendere, o cercare di comprendere, la mente di un genio, mi conduce lontano, in quell’altrove dove Pier Paolo ha sempre anelato di approdare.
L’ultimo libro: “Pier Paolo Pasolini un’anima divisa in due. L’arte di essere diverso” edito da: Intermedia edizioni, in tutte le librerie.
Presentazione venerdì 9 agosto a Grotte di Castro : Palazzo Orzi via Vittorio Veneto 13 ore 18.30-Ingresso libero.
Marta, il 29 luglio di ogni anno in riva al lago si ripete il suggestivo spettacolo pirotecnico a chiusura delle festività per la santa patrona. ph.Simone 27 Ferraro Photography