Stefania Di Blasi, prima donna presidente del CAI di Viterbo

di Francesca Pontani

«Chi più alto sale, più lontano vede;
chi più lontano vede, più a lungo sogna
» (Walter Bonatti)

Il filo conduttore dell’intervista è l’amore e il rispetto per l’ambiente, per la natura, per la montagna: per le belle emozioni che solo gli spazi aperti davanti a noi da percorrere sanno donarci.
Questa volta ci troviamo a Viterbo, a via San Pietro 70, esattamente dentro quello che fu il palazzo di Donna Olimpia Maidalchini. Però, è un po’ come stare dentro un rifugio in alta montagna: le pareti sono tutte ricoperte di assi di legno, l’atmosfera è resa umanamente calda e accogliente, dalla stanza accanto si sentono le voci del coro del CAI che sta provando dei canti.
L’incontro è con la neo eletta Presidente della sezione CAI Viterbo: Stefania Di Blasi. La prima donna presidente di questa sezione nata 53 anni fa. Una volto solare, professionalmente preparata, determinata e risoluta ma anche estremamente dolce.
Quando si parla del CAI è ovvio che venga subito in mente la montagna, i percorsi che si fanno in alta via, i rifugi lungo i sentieri … ma ci viene da chiedere:perché il CAI qui a Viterbo?
Seppur bellissimi i nostri Monti Cimini non possono competere con le vette delle Alpi o dell’Appennino, e gli uomini e le donne di montagna qui nella Tuscia hanno sicuramente storie ben diverse da quelle di chi ha affrontato le asprezze di grandi altitudini.
La sezione CAI di Viterbo viene fondata nel 1966, e da ben 53 anni promuove la conoscenza del territorio con escursioni e trekking; pratica l’escursionismo, l’alpinismo, lo sci alpino; ma soprattutto qui in Tuscia il CAI cura la rete dei sentieri sul territorio, con un’attenzione speciale per la via Francigena; tutela l’ambiente attraverso i suoi organi dedicati anche in collaborazione con i parchi della provincia.

Proviamo a farci spiegare da Stefania cosa significa essere il Presidente del CAI a Viterbo.

Qual è la mission e la visione del CAI nella città dei Papi?
La sezione CAI di Viterbo fin dai primi suoi anni si è proposta come polo di diffusione della cultura della montagna nel senso più ampio, veicolando la passione e la conoscenza dell’ambiente montano anche attraverso iniziative culturali.
Portiamo l’attenzione sul meraviglioso ma delicato ecosistema ambientale da valorizzare e da proteggere, sulla bellezza dei luoghi, sulla varietà della flora e della fauna.
I nostri trekking proiettano in una dimensione lontana dalle abitudini e dalla quotidianità e offrono la possibilità di vivere e consolidare le relazioni tra i soci condividendo avventure, difficoltà, fatiche e piaceri.
Attraversare tratturi, borghi e piccoli paesi, ci rende consapevoli di quanti tesori paesaggistici, umani e mistici l’Italia possegga.
Siamo un’associazione senza fini di lucro: questa è la nostra forza e la nostra libertà. Per questi motivi non siamo soggetti a logiche di diversa natura. Noi quello che facciamo lo facciamo per il territorio, siamo un’associazione che vive nel territorio, facciamo promozione del territorio.

Abbiamo iniziato a notare la presenza di una segnaletica stradale CAI attraverso il territorio che va da Soriano nel Cimino fino a Barbarano Romano, passando per Bassano in Teverina.

Sì. Infatti una delle attività istituzionalidel CAI è la segnatura e la manutenzione dei sentieri. Attraverso il suo lavoro sui sentieri il Cai è in grado di collegare paesaggi e beni culturali attraverso percorsi turistici molto interessanti, dando la possibilità alle persone, di scoprire ambienti e luoghi bellissimi, per lo più sconosciuti”.
Dal 2012, dopo un corso di formazione con il CAI-SAT (Società Alpinistica Tridentina), mi sono occupata insieme ad Alessandro Selbmann di riorganizzare tutta l’attività sentieristica, e a questo scopo abbiamo costituito un gruppo di lavoro che si occupa esattamente della segnaletica CAI sui sentieri della provincia di Viterbo.
L’attività della Sezione si è concentrata inizialmente nell’area dei Monti Cimini, grazie alla prima convenzione stipulata con il Comune di Soriano nel Cimino, ha previsto azioni di recupero evalorizzazione dell’antica viabilità pedonale e la realizzazione di una prima carta dei sentieri. A questa convenzione sono seguite quelle con la Riserva Naturale Regionale del Lago di Vico e con il Parco Regionale Marturanum.
Nel 2013 con un trekking da Viterbo a Soriano è stato inaugurato il primo sentiero, il n. 103. Un sentiero che nel nostro progetto speriamo a breve di farlo giungere fino al mare, presso Tarquinia. Un sentiero che è un progetto interessante di promozione e valorizzazione di un territorio come il nostro caratterizzato da valli, monti, campagna e mare, tutto in pochi km.

Con il Cai si possono fare tante cose. Come siete arrivati a tutto questo?
Abbiamo un territorio bellissimo pieno di evidenze archeologiche dove si cammina. Pieno di zone naturalistiche molto particolari come le forre. Quindi la provincia di Viterbo risultava non avere sentieri censiti e segnati. Ed è così che un po’ pioneristicamente dopo il corso con la SAT siamo partiti con questo progetto di mappatura sentieristica.
Ci tengo a sottolineare quanto per noi sia estremamente importante la collaborazione delle Amministrazioni locali e delle associazioni presenti sul territorio nonché di tutti coloro che lo frequentano: la realizzazione e la manutenzione della rete sentieristica della nostra provincia richiede un grande gioco di squadra tenendo conto che il territorio qui è estremamente vivo e mutevole nel tempo, non come i sentieri in alta montagna. Quindi la collaborazione di chi la Tuscia la vive per noi è prezioso.

La cartina CAI della provincia di Viterbo, il primo risultato in assoluto?
Sì esatto,la prima carta escursionistica della provincia di Viterbo. Con orgoglio possiamo dire che dopo 6 anni di lavoro abbiamo pubblicato questa cartina che però riguarda solo una parte del territorio di Viterbo (Riserva lago di Vico, Parco Regionale Marturanum, Viterbo, San Martino al Cimino, Vetralla, Capranica, Ronciglione, Barbarano Romano, Vitorchiano, Blera) e preannuncio che la parte nord della provincia sarà oggetto della seconda pubblicazione.


La mappatura dei sentieri vi vede in sinergia con i Comuni?

Noi innanzitutto facciamo riferimento alla legge dello Stato del 1963 e aggiornata nel 1985 con degli aggiornamenti, che ci dà proprio la competenza per quanto riguarda i sentieri. Detto questo, quando noi ci presentiamo ai Comuni siamo forti di questa legge, chiediamo ai Comuni se sono interessati, perché alla fine non tutti i comuni si mostrano interessati a questo discorso. Tra l’altro quest’anno è l’anno del turismo lento, quindi moltissime persone vengono a camminare nella nostra provincia e moltissima gente resta affascinata da quello che abbiamo perché le cose da vedere sono tante, non solo montagna, abbiamo zone lacustri, zone di mare. E allora quando noi facciamo questa richiesta ai Comuni chiediamo la loro collaborazione, proprio perché noi siamo volontari e le forze sono quello che sono. Poi una volta che i Comuni credono efanno propria l’idea che nel loro territorio ci possa essere questo tipo di turismo allora a quel punto ci chiamano, collaborano con noi per esempio per mettere la segnaletica verticale e orizzontale.

I Comuni che si mostrano più restii quale motivazione espongono?
Molti Comuni accettano la nostra attività per sviluppare e creare un indotto, ma chi vive già di turismo molto spesso non crede nella necessità di ulteriori attività di promozione, non ne ravvisa l’utilità.

Le amministrazioni locali con le quali avete sabilito una collaborazione, quali riscontri e benefici traggono?
Chi ha aderito ai nostri progetti ne ha tratto risultati positivi.Sempre. Vitorchiano per esempio ha avuto un riscontro notevole in termini di viaggiatori provenienti da fuori la provincia. Vitorchiano ha un territorio molto particolare, tocca delle zone archeologiche partendo proprio dal paese, facendo dei giri ad anello.
Cominciare è forse la parte più dura, ma poi le cose procedono da sole.

Un altro importante progetto del CAI è la viaFrancigena: quale il tratto censito?
La Francigena l’abbiamo fatta tutta, da Proceno a Monterosi. E stiamo pensando di fare una cartina dedicata solo alla Francigena.

Per meglio conoscerlo spieghi le attività che svolge il CAI di Viterbo
La nostra attività principale è il trekking, in montagna ma non solo, per esempio organizziamo anche trekking urbani e promuoviamo il camminare lento. Organizziamo anche settimane verdi, bianche, blu, le alte vie in montagna in quota dormendo nei rifugi.
Abbiamo un gruppo che si occupa di tutela ambiente montano (TAM) studiando il territorio e valutando quelle che sono le criticità dal punto di vista ambientale.La nostra è un’associazione ambientalista:nel nostro statuto c’è la difesa delle montagne e la loro corretta frequentazione. Ma non solo delle montagne: di tutto l’ambiente.
Un altro gruppo si occupa di montagnaterapia: dal 2013 il CAI di Viterbo e la ASL di Viterbo hanno adottato un protocollo d’intesa che ha la finalità di promuovere la frequentazione della montagna valorizzandone le valenze terapeutiche.
Abbiamo da cinque anni un progetto con le scuoledella nostra provincia per stimolare la curiosità dei ragazzi verso il mondo dell’escursionismo; il progetto prevede incontri in aula ed escursioni nei bellissimi boschi della nostra provincia. Passare le consegne ai giovani è importante: noi lavoriamo per questo perché ci crediamo.
La Sezione CAI di Viterbo è anche sede di una Stazione del Soccorso Alpino, collegata con la rete nazionale di emergenza. È composta da volontari altamente qualificati pronti ad intervenire per soccorrere persone in difficoltà sia in montagna che in tutte le altre zone del territorio.
Crediamo in quello che facciamo profondamente. Del resto queste cose se non hai la passione che ti guida non le fai.L’ associazione, come tante altre nel nostro territorio, ha una funzione sociale che è straordinaria. Il fatto di ritrovarsi tutti insieme con una passione comune, di superare anche la propria solitudine, di ritrovarsi in mezzo a degli amici, di condividere delle esperienze: questo è il valore più importante.
Nello specifico, è la passione per la montagna che unisce. Ci si sente di far parte di un gruppo. Di far parte di qualcosa di grande. Di lavorare per costruire qualcosa di importante.
Seguendo però sempre un’etica, quella del rispetto e della tutela dell’ambiente naturale che è la nostra casa. I valori che il CAI promuove da 150 anni.

Cosa significa essere la prima donna della sezione CAI di Viterbo?
Io non credo in una differenza di genere, credo nelle competenze. Quando mi sono presentata per l’elezione del nuovo presidente di sezione ho detto “Non votatemi perché sono donna, perché sono la novità. Se volete, votatemi perché sono capace. Perché ho le caratteristiche e le competenze per dirigere la sezione”. Ecco, credo che i soci abbiano voluto premiare questo. Cioè il mio impegno all’interno dell’associazione che è venuto da lontano, perché sono tanti anni che attraverso diversi incarichi mi occupo del CAI di Viterbo.

I prossimi progetti da concretizzare?
La seconda carta del territorio di Viterbo, la carta sulla Francigena. E poi tra i nostri obiettivi prossimi vorremmo aprire una scuola di escursionismo qui nella nostra sezione.

A conclusione dell’incontro possiamo affermare che con il Cai si possono fare tante cose. È un luogo dove si impara, si trasmette cultura. Si può fare qualcosa di importante per gli altri. Il Cai è un modo di vivere il territorio in maniera consapevole.

Foto di Francesca Pontani

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