Sandra Berni, impegno e passione per il Consorzio sociale Il Cerchio

di Nicoletta Di Luigi

Con #Officina dei giovani, progetto pensato per affrontare la nuove forma di dipendenza giovanile dai videogiochi per fascia di età tra i 12 e 18 anni, anche Viterbo è tra i vincitori del bando Liberi e Indipendenti a cui sono destinati i contributi del fondo 8 x mille della Chiesa Avventista. A promuoverlo è la Società Cooperativa sociale Il Cerchio, alla cui presidenza e guida c’è Sandra Berni che da trent’anni opera nel sociale e racconta nascita e sviluppo dell’idea vincitrice,  illustrando i tanti aspetti  del Consorzio che ha sede a Viterbo dal luglio 2002.

Come è arrivata all’esperienza del sociale?

La mia esperienza come cooperatrice sociale viene da lontano: iniziai come operatrice nel 1987 e da 32 anni lavoro nell’ambito della cooperazione; gradualmente sono arrivata all’amministrazione del consorzio che nasce nel 2002. Ho avuto esperienze con cooperative che si occupavano inizialmente di servizi e poi di sociale e ho sempre operato nel campo socio-sanitario nel viterbese. Il Consorzio il Cerchio è nato da un gruppo di cooperative del territorio e da lì è partita questa esperienza consortile: è un ambito particolare, difficile ma che dà molta soddisfazione, sia nel vedere crescere persone con disagio e disabilità e ottenere risultati importanti, sia nello stesso confronto con l’altro, grazie a tutto lo staff di operatori, educatori, medici che ci aiutano e collaborano attivamente sulle varie progettualità.

Riguardo il progetto vinto perché la Chiesa Avventista ha scelto il vostro progetto?

Ha scelto il nostro progetto perché lo ha ritenuto particolarmente valido per l’impatto sociale e perché evidentemente ha colto quella che oggi è una delle criticità più alte, ossia quella della ludopatia della fascia adolescenziale. Il progetto riguarda infatti la prevenzione rispetto all’attività e gestione dei videogiochi. E’ evidente che oggi si ravvisa la necessità di intervento nella fase adolescenziale perché a nostro avviso ci sono delle mancate risposte.

Da cosa è nato?

Siamo partiti dalla lettura del territorio e dal confronto con le scuole ci siamo resi conto che mancano servizi e opportunità per colmare le necessità dell’adolescente molto condizionato oggi dalla tecnologia che fin da bambino viene utilizzata; noi adulti siamo l’esempio e abbiamo una grande responsabilità. La tecnologia non va discriminata ma l’adolescente va aiutato a comprendere come meglio utilizzarla e farla diventare una risorsa. Il progetto si svolgerà con degli incontri nelle scuole, coinvolgerà il corpo insegnante, i genitori e protagonisti i ragazzi. Una delle scuole individuate come sperimentazione di questo progetto è l’Istituto Paolo Savi di Viterbo, dove noi già facciamo assistenza. Il progetto prevede attività di  video maker e un laboratorio di coding, ossia l’approccio informatico con cui si può creare un videogioco. C’è un coinvolgimento attivo sull’utilizzo di questo tipo di tecnologia e una formazione e informazione rispetto a quello che è il videogioco e a tutte le strumentazioni connesse. Alla fine verrà creato un filmato sull’attività del percorso. Per ora abbiamo avviato la fase di coordinamento e back office per la realizzazione di tutte le fasi del progetto.

Il Cerchio è un Consorzio di cooperative sociali nato nel 2002. Chi ne fa parte?

Ne fanno parte 12 cooperative associate e associazioni consociate del territorio. Abbiamo questa base associativa dislocata  nella provincia di Viterbo, che ci aiuta a capire i nodi del territorio e a portare avanti le nostre progettualità. Il consorzio aiuta lo sviluppo delle proprie associate attraverso progetti, partecipazione a gare d’appalto, e a ogni tipo di consulenza che possa essere utile alla crescita della cooperativa. Condividiamo  idee e progettualità e questo scambio aiuta alla crescita reciproca.

Quali sono gli interlocutori?

I comuni, le Asl, la regione, ma tutti i soggetti della rete territoriale, perché ci dobbiamo confrontare con tutti i soggetti che insieme a noi possono essere protagonisti di un progetto: per esempio, le altre cooperative, le associazioni di volontariato, le attività commerciali. Le cooperative del consorzio sono sia di tipo socio assistenziale educativo riabilitativo, sia di tipo b dove configurano attività dedicate all’inserimento lavorativo di persone con svantaggio. Molto spesso le prime di tipo a supportano il percorso di inserimento della persona con svantaggio.

Il progetto più bello e che ha dato maggiori riscontri e soddisfazioni?

Ogni progetto ha la sua bellezza, ma se penso al progetto Vivaio Montefogliano è stato tra i primi avviati per la disabilità adulta ed è stato un progetto importante, perchè abbiamo dato vita ad un centro diurno dinamico dove i ragazzi fanno attività sia lì ma anche fuori …e poi la costituzione di Agriland, una società agricola di cui noi facciamo parte insieme al Giardino di Filippo e che è un parco agricolo all’interno di Viterbo  in loc. Ponte Sodo che sta crescendo gradualmente. Oltre all’attività riabilitativa, è un luogo per tutti dove si fa integrazione e si svolgono attività connesse tra  loro e multifunzionali, che riguardano l’agricoltura ma anche lo sport, l’equitazione…un bellissimo progetto.

Progetti futuri?

Agriland è partito ma prevede uno sviluppo strutturale, speriamo quanto prima nel suo completamento. Abbiamo diverse idee: uno è nell’ambito formativo che stiamo cercando di potenziare per i nostri operatori ma anche per tutti noi, l’altro è la realizzazione di altre strutture residenziali in ambiti diversi da quelli considerati finora. Ci piacerebbe anche irrobustire il rapporto con il profit per creare occasioni di lavoro per i ragazzi con disabilità e disagio sociale che però sono pronti a fare il passo nel mondo del lavoro. Questo ruolo  per ora è ricoperto dalle cooperative sociali, ma andrebbe rafforzato il rapporto con le aziende tradizionali; ci sono infatti dei progetti già fatti, altri in itinere, ma dovrebbe diventare una consuetudine.

La sua giornata tipo?

Un “delirio nella sopravvivenza”. Questo è un lavoro molto dinamico, noi tutti  dobbiamo tutti i giorni essere a disposizione per i progetti da seguire, il personale da gestire. In  particolar modo il presidente deve stare in ogni dove, ma c’è una grande collaborazione e un grande legame di fiducia reciproco. Come presidente, oltre le grandi responsabilità, è importante avere uno staff che condivida pienamente quello che si fa. La giornata è fatta di incontri, programmi nuovi…faccio tutto quello che posso. E’ sempre così …ma ci si abitua. Sono presidente dal 2002 e ritengo che poi ci debba essere  un ricambio. Questo è un lavoro che va fatto con molto amore e un vero spirito cooperativistico, altrimenti assistiamo ad una cooperazione che passa per quella del malaffare. In realtà se gestita con lo spirito giusto di responsabilità e legalità è un ottimo strumento per rispondere ai bisogni del territorio e ciò prevede attività di gruppo e obiettivi condivisi da parte di tutti. E’ un lavoro molto impegnativo ed entusiasmante per le soddisfazioni, ma anche una responsabilità che deve essere condivisa altrimenti non si è cooperatori.

Come è la risposta delle istituzioni nel territorio?

Le istituzioni si avvalgono del terzo settore, ricorrono a queste realtà laddove loro non arrivano. Il territorio viterbese è un territorio molto vivace perché si fanno tante progettualità che spesso non vengono ben comunicate e non emergono. Viterbo in tanti ambiti è avanti e potrebbe essere un esempio da riproporre in altri luoghi. La Regione Lazio da tempo parla di coprogettazione, sarebbe giusto dare seguito in maniera attiva e proficua alle linee regionali; si è iniziato a farlo ed è un valido strumento. Andrebbero perfezionate e migliorate le gare che ancora oggi hanno la tempistica di un anno di scadenza  e che prevedono l’offerta economica a fare la differenza. Sui servizi alla persona non è pensabile applicare questi tempi e tariffe che non consentono di garantire un servizio di qualità adeguato, perché al centro c’è la persona e tutte le professionalità necessarie. Questo non si fa con le economie ridotte né con un anno di gara d’appalto perché l’investimento sarebbe quasi inopportuno, in quanto non ci sono i tempi per realizzarlo.  Significa creare una precarietà all’ennesima potenza con poche garanzie di qualità.  Questi sono due ambiti in cui bisognerebbe migliorare e ottimizzare le procedure.

 

Quali sono le necessità maggiormente riscontrate?Noi lavoriamo molto nella disabilità adulta ma anche nell’assistenza domiciliare; assistiamo dei nuclei familiari piuttosto complessi  soprattutto nel disabile adulto che riabilitiamo per la Asl di viterbo. Alle spalle ci sono famiglie difficili, non accade sempre ma quando accade si deve intervenire a 360 gradi ed è lì che sia i comuni, sia la asl, sia il terzo settore devono ottimizzare le risorse: è questa l’integrazione socio sanitaria, la progettualità che si cerca di portare avanti. Oltre tutto questo sicuramente il tema dell’adolescenza è da attenzionare.

E la ludopatia degli adulti invece?

È un dramma dei nostri tempi. Il nostro progetto è stato pensato anche in forma di prevenzione. La ludopatia degli adulti oggi è una delle dipendenze peggiori da combattere, basti pensare a quanto è a portata di mano e diffusa. Ci sono servizi dedicati a questo ambito, ma il problema è nella riconoscenza da parte delle persone stesse di questo tipo di dipendenza, il tutto proviene anche dal supporto delle famiglie, degli amici,  è un percorso molto individuale. Questo sicuramente sarà un altro step da raggiungere che purtroppo  denota quanto questa società sia fragile da ogni punto di vista.

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