Ranieri Orlandi, un giornalista d’altri tempi che ha scelto la Tuscia

Luciano Pasquini

Un avvicinamento lento, quasi circospetto ai silenzi intorno, quasi la sua fosse una terra incognita da esplorare con cautela. I rintocchi dell’orologio della vicina torre entrano prepotentemente nella stanza, oscurando la conversazione. Ranieri Orlandi è di fronte a noi e si approccia alla conversazione scandendo le parole pacatamente, riconducendo il filo del discorso agli anni trascorsi al Corriere della Sera come cronista, al tempo degli anni di piombo e delle Brigate Rosse. Man mano che elenca fatti, nomi, protagonisti di quel periodo storico, nella mente si formano immagini, notizie, riemergono paure recondite. “Il vero giornalista è colui che insegue la notizia, camminando, ascoltando la vita che scorre e i personaggi che la interpretano: portieri, giornalai, addetti alle forze dell’ordine, colui che entra nella notizia da una porta scomoda, che non conosce orari, rischia pericoli sulla propria pelle, sa conquistarsi stima e fiducia, peccato che quei tempi siano cambiati – ora continua Orlandi – il giornalismo è malato di protagonismo, di tempismo, a volte si privilegia la struttura grafica alla notizia, lo smartphone ha preso il posto degli appunti”. Figlio d’arte, così ama definirsi, il papà Vittorio G. Orlandi è stato caporedattore del Corriere della Sera e direttore di una collana mensile di libri tascabili, fu il primo a intuire le potenzialità di un autore allora sconosciuto: Jan Fleming, più noto come papà “dell’agente segreto 007”, le sue avventure hanno conquistato milioni di ammiratori in tutto il mondo. Dino Buzzati firma importante del giornalismo, autore del “Deserto dei Tartari” e collega di Vittorio G. Orlandi, ne ammirava le doti: “Una persona di grande intelligenza, di ingegno brillante, di profonda e vastissima cultura”. Ranieri Orlandi ricorda quando da giovane praticante, incontrava negli uffici di Via Solferino, Indro Montanelli e l’ammirazione che suscitava in tutta la redazione.
Ranieri Orlandi oggi ha scelto come buon ritiro un luogo mitico, La rocca Farnese di Capodimonte.
Dopo tanti anni trascorsi a Milano, ha individuato un luogo speciale per la sua unicità, che ricco di storia e fascino, da lì gode di una posizione privilegiata che permette una vista mozzafiato completa del lago di Bolsena.
“Vivere circondato dal lago di Bolsena – ammette – è un ritorno all’infanzia, dove insieme alla famiglia trascorreva le vacanze estive, ed è così che riaffiorano i ricordi dei primi bagni con gli amici e tanti altri ancora che lo legano alla Tuscia.
Ranieri Orlandi un vero gentleman di altri tempi, che ci rappresenta un modo d’intendere il giornalismo nel senso più puro del termine, sicuramente la sua è stata una scelta ponderata spinta da una passione che ancor oggi nel suo filo pensiero deve raffigurare quella vita che appartiene all’individuo, un infinito che l’uomo non riesce più di tanto a controllare, forse perché è proprio cambiato il modo di comunicare. Di questa saggezza il nostro territorio dovrebbe farne tesoro, rendendo più visibile la presenza di un giornalista che prima di tutto è un grande uomo che ama la Tuscia.

COMMENTA SU FACEBOOK