Michela Petrocchi, per me fotografare è andare al cuore delle cose, cioè scavare con l’immagine

di Sara Grassotti

Michela Petrocchi è una giovane fotografa appena ritornata dalla Lituania, specificamente dalla capitale, Vilnius. Una fotografia dei sensi e dei luoghi, quella proposta dall’artista gradolese, che si muove, con maestria, su più piani concettuali ed espressivi. Il paesaggio, o il dettaglio di esso, abbraccia la figura, umana e non, in un preciso momento storico e la fissa per sempre.

Nell’agosto 2021 il Comune di Gradoli ha stretto un gemellaggio con la città lituana di Panevezys. Nell’ambito della collaborazione tra le due cittadine, anche a livello culturale, la fotografa ha esposto le sue immagini che si legano a un progetto di associazione con quella città per condividerne valori e tradizioni. In quegli scatti Michela ha portato il racconto della sua terra, fatto di consuetudini e mestieri ancora vivi in un angolo d’Italia, nella Tuscia, precisamente nel piccolo paese dov’è nata e vive: Gradoli, poco più di mille abitanti, con lo sguardo rivolto verso il magnifico Lago di Bolsena, dove spicca la possente Rocca Farnese.

E’ giovanissima Michela, una ventenne piena di quella luce che nutre il suo sguardo che poi si fissa negli scatti.

Nella nostra conversazione ci piace partire dal feedback di questa mostra.

Com’è andata, quali sono le sensazioni riportate e davvero un gemellaggio può essere foriero di scambi e condivisioni delle proprie storie?

Quest’esperienza per me è stata un’occasione unica e preziosa. La fotografia è un linguaggio non verbale, ma universale e che ci dà la possibilità di comunicare qualcosa che la parola non sarebbe in grado di trasferire nello stesso modo. Tengo molto a cuore questo progetto perché parla del nostro territorio, delle nostre radici e della nostra identità. me è stato un onore portare un pezzetto della Tuscia al di fuori del nostro Paese.

Dov’è avvenuta l’esposizione?

La mostra è stata esposta all’Istituto Italiano di Cultura di Vilnius come proposta di dialogo artistico e culturale sull’evoluzione del mondo agricolo in Italia e in Lituania nella comune prospettiva della realizzazione del “Green Deal” sostenuto e finanziato dalla Commissione Europea. È stato un incontro molto emozionante e costruttivo vista anche la presenza di Arūnas Vaicekauskas, professore in Discipline Umanistiche e docente presso il Dipartimento di Studi Culturali della Università Vytautas Magnus (Kaunas); e Tomas Pabedinskas, critico ed esperto di fotografia.

Partiamo da come tutto è  per te iniziato. Ricordi il tuo primo scatto?

Fin da bambina sono sempre stata molto affascinata dalla fotografia, mi piaceva (e mi piace ancora) sfogliare i vecchi album di foto antiche dei nonni, soffermandomi sempre sui dettagli delle persone e dei luoghi. Ho quasi sempre avuto una piccola macchina fotografica con me, scattavo spesso le foto ai miei animali nel casale in campagna dove passavo la maggior parte dei miei pomeriggi

Come può una giovane ventenne condividere l’andamento lento di un tempo che sembra essersi fermato?

Mi piace raccontare e documentare quello che per me è importante. La mia fotografia da qualche anno ha preso una direzione ben precisa, ovvero parlare della mia Terra, con scatti che restituiscono una parte di ciò che siamo e di ciò che diventeremo. Utilizzo sempre il bianco e nero, una scelta che trasmette l’immediatezza del momento sfruttando i chiaro scuri dell’immagine. E’ vero Gradoli è uno dei tanti borghi di cui è ricca l’Italia. Borghi nei quali, a prima vista, il tempo sembra essersi fermato, cristallizzando abitudini e mestieri. Ma è’ solo una impressione superficiale.

Perché? Ce lo spieghi?

Una impronta non è mai superficiale: dietro alle mie ambientazioni, ai miei testimonial come l’artigiano del legno, le donne che lavorano nei campi, batte il medesimo tempo che sta alle spalle dei giovani informatici della Silicon Valley. Non sono relitti del tempo andato portati dalla risacca sulla spiaggia della modernità ma attualità viva, un tempo presente con tutti i relativi problemi e contraddizioni.

 

Le immagini sono dunque pezzi di storia disposte nel modo corretto che creano una vera e propria narrazione visuale, ma non solo?

Nel caso della Tuscia viterbese l’impatto che stanno avendo nuovi insediamenti che per la loro redditività stanno sostituendo quelli vecchi, modificando l’economia delle comunità e l’ecologia del territorio. Bisogna consegnare in fretta un messaggio che è pure di salvaguardia di un territorio ancora incontaminato. Una responsabilità che riguarda l’intera generazione che da proprio punto deve saper combattere per un bene comune per la custodia dei propri luoghi.

 

Quale è il tuo  percorso per continuare ad  essere una fotografa “impegnata”   ?

Alle mie spalle c’è un corso di studi che ne ha formato capacità e visione delle cose che si è trasformato in consapevolezza. Ed è chiaramente un percorso in continua evoluzione. La spinta a perfezionarmi, le valutazioni ottenute, sono un’azione pressante a continuare per la mia strada. Lo testimoniano le ultime immagini oggetto della mostra in Lituania. Arrivate sino a lì in un confronto con la nostra Europa.

 

La dominanza delle tue foto è il bianco e nero, nel caso di una narrazione il colore vanifica il significato ed è sviante?

Il bianco e nero rivela l’essenza delle cose. La loro vera natura. Le immagini, quelle che servono, sono sempre frutto di sottrazione, non di addizione. Magari anche con una strizzatina d’occhio ai passati maestri della fotografia. Il bianco e nero ci porta in connessione con ciò che sta accadendo realmente nella foto. Perché è molto diretto. Ti mostra la vera natura di ciò che è rappresentato.

Che significato ha Gradoli per te e quanto la provincia è fondamentale nel fissare testimonianze  suggestive e tutelarne i saldi legami?

Gradoli, un piccolo paese della provincia di Viterbo, sorge su una collina di tufo e si affaccia sul versante settentrionale del Lago di Bolsena nella alta “Tuscia”. Un vero gioiello il mio progetto fotografico “La modernita’ degli antichi mestieri”, ne avvalora il senso della storia che custodisco nel mio cuore e si cinge al mondo. Un punto di riferimento importante per comprendere un determinato periodo sottolineandone valore e bellezza- Non è l’isolamento lo strumento di salvaguardia ma l’abbattimento dei confini. Ecco la fotografia si pone allo sguardo e il punto di vista è libero in chi la osserva.

Puoi dare una definizione alla tua fotografia?

La spiego come stato d’animo più che come valutazione tecnica. Per me fotografare è andare al cuore delle cose, cioè scavare con l’immagine.

Qual è il tuo sogno nel cassetto?

Spero di riuscire a lavorare nel mondo della fotografia e del visual. Mi auguro che il futuro prosegua in maniera positiva, rimanendo legato ai temi evidenziati. Sono convinta che  esplorando ciò che non sempre conosciamo, si possa contribuire a cambiare il modo in cui tu guardi il mondo.

@Foto in alto credit M.Macri’

 

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Foto gallery: la mostra è aperta fino al 4 giugno 2023 presso l’Istituto Italiano di Cultura di Vilnius, una proposta di dialogo artistico e culturale sull’evoluzione del mondo agricolo in Italia e in Lituania nella comune prospettiva della realizzazione del “Green Deal” sostenuto e finanziato dalla Commissione Europea.

 

 

 

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