Mario Fani il viterbese fondatore dell’Azione Cattolica

di Luciano Costantini

Viterbo gli ha dedicato una piazza, incastonata tra il palazzo della Provincia e l’immobile che fino a pochi anni or sono è stato sede della Questura. La storia recente ricorda soprattutto il suo nome perché legato a uno degli episodi più drammatici della Repubblica: è in una via di Roma a lui intitolata che il 16 marzo del ‘78 avviene il rapimento di Aldo Moro e la strage della scorta. Per la storia della Chiesa Mario Fani è stato ed è una colonna portante perché fondatore, insieme a Giovanni Acquaderni, della Società della Gioventù Cattolica, che diventerà più popolarmente l’Azione Cattolica, l’associazione laica di più robusto supporto all’attività ecclesiastica. Un autentico motore della comunità cristiana, soprattutto giovanile. Una esistenza, quella di Mario Fani, non proprio rutilante e avventurosa, certo non avrebbe incrementato gli interessi del moderno gossip. Anche perché fin troppo breve, appena 24 anni: consumata tra il 1845 e il 1869. Nasce a Viterbo da Vincenzo ed Elmira Misciatelli, muore in ospedale a Livorno, forse per complicazioni polmonari, dopo un tuffo in mare per salvare un giovane che stava annegando. Così almeno si racconta. Di sicuro, una vita comunque e ovunque dedicata al Signore e alla Chiesa. E’ soltanto un caso che non prenda i voti. Nel 1867 allorché i garibaldini entrano a Viterbo sceglie di unirsi agli zuavi, cioè alle guardie pontificie, che la città vogliono difendere dalle camice rosse. E’ uno strenuo protettore del Papa e dello Stato Pontificio. Insomma, un soldato di Cristo. Nel 1868 lo troviamo a Bologna dove fonda la Società della Gioventù Cattolica. La parola d’ordine del movimento è: “preghiera, azione, sacrificio”. Ma già l’anno successivo è di nuovo a Viterbo dove crea il Circolo intitolato a Santa Rosa, dopo un notte di preghiera – così sembra – trascorsa nella chiesa dedicata alla pulzella viterbese. I primi iscritti al Circolo sono il fratello Fabio, Alessandro Medichini, Roberto Gradari e Scipione Lucchesi. Pochi mesi più tardi di circoli se ne contano 12 e 72 in tutta Italia nel 1874. E’ il gruppo viterbese a fare da battistrada non soltanto dal punto di vista religioso, ma anche nell’opera di proselitismo tra i giovani. Il Circolo di Santa Rosa non è unicamente luogo di incontro e di discussione, ma centro propulsore di attività promosse e illustrate nell’opuscolo “La Rosa, strenna viterbese”, che è anche un condensato di preghiere, aneddoti a sfondo morale, racconti di santi e vicende cittadine. Quasi un giornale che ai giorni nostri si direbbe di orientamento squisitamente religioso, dedicato soprattutto ai giovani con l’obiettivo di crescita culturale coniugata con la dottrina di Cristo. Viene organizzata in tempi rapidi anche una biblioteca circolante con sede a palazzo Chigi e una scuola serale, allestita ovviamente in seminario. Salute cagionevole, quella di Mario Fani, che il 4 ottobre del 1869 muore in una corsia dell’ospedale di Livorno, la città dove aveva deciso di trascorrere un periodo di riposo. Il primo dicembre dello stesso anno, la salma è traslata a Viterbo e tumulata nella cappella di famiglia nella chiesa di santa Teresa dei Carmelitani, in piazza Fontana Grande. Poi, quando questa viene trasformata in sede di Corte d’Appello, la salma finisce nella cappella Fani del Cimitero di san Lazzaro. Nel 1952 il Centro Diocesano di Viterbo della Gioventù Italiana di Azione Cattolica decide di collocare i resti mortali nella chiesa di Santa Rosa, in coincidenza con il settimo centenario della morte di Rosina. Mario Fani trova così finalmente riposo dopo un percorso umano certo più movimentato da morto che da vivo.

 

 

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