Marco Felici, viterbese cittadino del mondo: la ricerca, l’alta formazione e i nuovi traguardi

di Maria Letizia Casciani

Marco Felici ha 27 anni. È nato a Viterbo. Ha frequentato per i primi tre anni il Liceo Scientifico “Ruffini”, quindi ha terminato gli studi liceali presso una della sedi dei “Collegi del Mondo Unito”, a Bergen, in Norvegia. Si è laureato in Economia, Management e Finanza internazionale presso l’Università “Bocconi” di Milano; ha quindi conseguito un Master in Economia, presso la Barcelona Graduate School of Economics; è stato assistente di ricerca al think tank “Social Market Foundation” di Londra; è stato Assistente di Ricerca e poi Analista alla Banca Centrale Europea a Francoforte. Attualmente è dottorando all’Università di Cambridge. Una nostra eccellenza con cui ripercorriamo  i passi, i fatti che lo hanno portato a guardare oltre i
confini della provincia. Cominciando dall’inizio…

E’ sera. Fa freddo. È inverno e siamo in Norvegia, a Bergen. Un ragazzo di diciassette anni, arrivato lì da poco, direttamente da Viterbo, sta guardando il cielo e pensa al suo futuro. Ancora tutto da costruire. Cosa passa nella sua testa in quell’attimo?

Non so quanto pensassi al futuro in quel momento, se non al futuro immediato. Ero pazzo di gioia per quell’avventura che stava iniziando, in un posto bellissimo, con studenti e insegnanti da tutto il mondo. Ogni cosa sembrava magica e densa di significato. Il fatto che partissi da solo per la prima volta, lasciando tutti i luoghi e le persone conosciute alle spalle, ha sicuramente contribuito a quel senso di meraviglia adrenalinica. Non dura per sempre purtroppo.

Per Lei, che ha praticato le arti marziali per molti anni, quanto ha saputo incidere, nell’approccio allo studio e alla vita, l’autodisciplina che le caratterizza?

In economia siamo ossessionati con il “controfattuale”, cioè come sarebbero andate le cose se un determinato evento fosse/non fosse accaduto. Non sono sicuro di cosa sarebbe successo se non avessi fatto karate per tutti quegli anni prima di partire da Viterbo. Non credo abbia cambiato il mio carattere, ma sicuramente è stato una palestra (fisica e figurata) dove allenare la perseveranza nel raggiungere un obiettivo. 

In che modo le discipline economiche, apparentemente così astratte, possono incidere sul quotidiano di ciascuno di noi, riuscendo magari a cambiarlo in meglio?

Credo in molti modi. Ci sono quelli di tipo macroscopico: i governi, come le istituzioni più in generale, basano le proprie decisioni di politiche pubbliche (almeno in parte), su un consenso economico. Per esempio, il fatto che l’obiettivo di inflazione della BCE sia appena sotto il 2% l’anno. Altre di tipo microscopico: avere coscienza di elementi di economia consente di fare scelte migliori rispetto ai propri risparmi. Una delle cose più utili che ho imparato dall’economia pertiene però alla statistica: la differenza fondamentale fra rapporti di correlazione e causalità. Nel quotidiano, tendiamo ad interpretare molte correlazioni come rapporti causali e penso beneficeremmo dal saper distinguere fra i due concetti (o perlomeno da un approccio più critico al tema). 

Come è cambiato negli anni il suo rapporto con la città di Viterbo? Quali sentimenti suscitano in Lei l’arrivo e la partenza?

Viterbo rimane sempre casa, qui ho la mia famiglia e tanti cari amici. Quindi sono sempre contento di tornare e vorrei rimanere più di quanto possa. Però non credo sia il posto per me nel lungo termine. 

 

“La mia città (…) ha il cantuccio a me fatto”. Qual è stato l’angolo di Viterbo che ha rappresentato per Lei un punto di osservazione privilegiato o il luogo protettivo per eccellenza?

Ogni volta che torno andiamo con questo mio amico di vecchia data (se sono fortunato abbastanza da essere a Viterbo nello stesso periodo che torna lui) a fare un giro attorno alle mura e poi al centro storico. Dà una piacevole sensazione di bellezza e quiete, specialmente lo scorcio che si apre quando, scendendo da Via di Pianoscarano, si incrocia Via Paradosso. Provo sempre a rendergli giustizia con una foto ma non ci riesco mai.

 

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI