La lettera del vescovo Orazio Francesco Piazza alla comunità diocesana per la quaresima

Vescovo Orazio Francesco Piazza

“Dal torpore alla virtù provata”

Carissimi fratelli e sorelle amati da Dio, trino e unico, continua il nostro cammino sul sentiero spirituale che conduce al fecondo innesto della fede professata nella nostra vita quotidiana. Un cammino illuminato dalla parola di Dio e percorso, insieme, nel segno di una speranza certa, concentrando lo sguardo vigile quaresimale sulla virtù provata che dona concretezza alle scelte e genera uno stile di vita.

Le virtù umane, infatti, sono disposizioni stabili, perfezioni abituali dell’intelligenza e della volontà che orientano e regolano l’agire secondo la ragione e la fede (Cf CCC, 1804). Questa naturale disposizione della persona aiuta a comprendere quanto Paolo afferma, in Rm 5, 1-5, per dare vera luce alla speranza: “Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del signore nostro Gesù Cristo; per suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio. E non soltanto questo: noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello spirito santo che ci è stato dato”.

Il credente se è certo della speranza che lo attende, lo è anche delle tribolazioni che sono presenti nella vita. Il termine tribolazioni indica le difficoltà da affrontare nel cammino e che possono essere vissute sorretti dall’affidamento fiducioso in Dio; le tribolazioni rafforzano la pazienza: sopportare le prove, nel tempo, con fiduciosa fermezza. La pazienza, poi, genera la virtù provata, cioè la fedeltà a Dio nelle tribolazioni: in questa fedeltà matura la vera speranza. Ma nel faticoso sentiero della vita non si è soli: a tutti è donata la presenza dell’amore di Dio che, con tanti segni, pacifica il cuore e dona sostegno. Curare questa naturale disposizione della persona, in tutte le sue dimensioni, è il punto di partenza del cammino quaresimale che si svolge nella certezza della misericordia di Dio e con la volontà di creare, nella persona e nella vita, le condizioni giuste per una effettiva conversione. La luce della fede rivela la trama profonda del cuore e il volto realistico della vita: in essa, per quanto difficile e provata, possiamo procedere sostenuti da sicura speranza.

Per questo la quaresima, tempo di grazia, invita a cambiare mentalità e atteggiamento, così che la “vita abbia la sua verità e bellezza nel seminare il bene e nel condividere” (Papa Francesco, messaggio per la quaresima 2022). Ma per convertire la vita è necessario seguire, con impegno, le indicazioni quaresimali offerte dalla parola di Dio attraverso il dialogo della preghiera, la scelta della penitenza e una carità operosa. In queste indicazioni possiamo sperimentare i segni della sua presenza e verificare l’impegno di modificare le abitudini. La preghiera, infatti, è il respiro dell’anima: in essa possiamo riconoscere lo sguardo amorevole di Dio, ma, al contrario, la sua riduzione o assenza è causa di lenta e progressiva perdita di sensibilità verso Dio, sé stessi e gli altri; la penitenza è prova per sperimentare una reale signoria di sé, scegliendo di vincere le provocazioni del falso benessere, della soddisfazione infantile dei desideri, del consumismo materiale e morale; la carità operosa, infine, è il cantiere che trasforma l’amore ricevuto in dono, come nuova prospettiva della vita: dall’egoismo, che riduce tutto a sé e ai propri desideri, all’attenzione verso l’altro; alla cura del suo bisogno materiale e spirituale. Nella carità operosa si cresce come persona e si creano condizioni di speranza per gli altri. Il frutto di questa vigilanza quaresimale è la fecondità di una nuova sensibilità che dona misura alla vita e consegna nuovi equilibri personali e relazionali.

Tali indicazioni chiedono, quindi, uno sguardo vigile sulla reale condizione della persona e dello stile di vita. La vigilanza quaresimale porta a non abbassare la guardia nell’impegno, a non cadere in una fiducia povera di speranza rispetto alle evidenti difficoltà personali e relazionali: “Non stanchiamoci di estirpare il male dalla nostra vita. Il digiuno corporale a cui ci chiama la quaresima fortifichi il nostro spirito per il combattimento contro il peccato. Non stanchiamoci di chiedere perdono nel sacramento della penitenza e della riconciliazione, sapendo che Dio mai si stanca di perdonare. Non stanchiamoci di combattere contro la concupiscenza, quella fragilità che spinge all’egoismo e ad ogni male, che fa precipitare l’uomo nel peccato” (Papa Francesco, messaggio per la quaresima 2022).

Per confermare nella giusta prospettiva questo impegno, nella continuità del comune cammino, desidero richiamare quanto nella precedente lettera quaresimale proponevo come sentiero spirituale da condividere nella gioiosa scelta del vangelo come novità di vita: “La purificazione del cuore non è mai priva di gioia, anzi il sacrificio-offerta che essa richiede è motivato dall’amore, dalla personale risposta a quell’amore che chiama alla sequela. In queste due condizioni si sviluppa il cammino di perfezione nella carità che rigenera persona e relazioni: un amore che risponde con la concretezza delle scelte in un cammino motivato e coinvolgente. Dalla purificazione personale, frutto di grazia e di serrato impegno nella cura autentica di sé, e dalla conversione della vita, nei suoi modelli comportamentali, matura la reale capacità di ricomporre il tessuto sfilacciato delle relazioni personali, ecclesiali e sociali. La purificazione personale è certamente un cammino che esige entusiasmo, volontà, determinazione e fedeltà. Ma non si supera alcuna sfida senza vincere quella con sé stessi, se non si emerge positivamente da questa serrata battaglia senza accogliere e valorizzare, in questo tempo quaresimale, l’azione di grazia offerta da Dio, in Cristo.

L’azione positiva di purificazione, richiamando Agostino, è “come un ago che perfora il tessuto lacerato con il filo della misericordia, ma poi l’azione dolorosa dell’ago (purificazione) lascia l’evidenza del filo (misericordia) in un tessutorecuperato e reso nuovamente compatto (la persona e la vita)”: alla sofferenza che la purificazione (ago) richiede, corrisponde l’effetto di una vita (tessuto), personale e sociale, ritrovata nella sua autentica qualità, nella gioiosa bellezza delle relazioni con Dio, con sé stessi, , con gli altri, con il creato. Il laborioso impegno quaresimale ricompone i notevoli sfilacciamenti e le tante lacerazioni che tutti sperimentiamo a vario livello: è la conformazione, personale e comunitaria, all’amore misericordioso del Cristo che ci immerge, con amorevole pazienza e umile riconoscimento, nelle fragilità personali e nei bisogni umani che caratterizzano il quotidiano”.

Questa immagine crea il modello della conversione personale a cui siamo chiamati, nella concretezza della vita, per determinare nuove condizioni di qualità umana nel cammino di fede. È un primo e decisivo passo che tocca lo stile di vita personale: ognuno deve lavorare intensamente su di sé per smussare le ruvidezze che rendono più faticoso il compattare le pietre dell’edificio umano e spirituale che è la chiesa: è la condizione positiva e generativa che rende possibile la risposta ai bisogni e alle diverse fragilità personali e sociali.

In questa prospettiva è offerto il sentiero quaresimale che, avendo il suo riferimento certo nella Parola di Dio, può essere da tutti percorso: la purificazione-conversione del cuore e della vita, con il triplice aiuto della preghiera, digiuno e carità, è considerata nella propria persona, nelle relazioni, nel lavoro, nel contesto abituale della vita. Riporto alla memoria il criterio per un’azione graduale e progressiva che sostiene, con la grazia di colui che ci avvolge nella sua misericordia, il desiderio di un’effettiva maturazione nella fede applicandolo alla virtù provata: identificare, nello stile personale, ciò che nella virtù della prudenza deve essere particolarmente valutato, riconoscendo innanzitutto ciò che si è deformato per impegnarsi a cambiarlo; ciò che si riescea cambiare, deve essere conformato al riferimento interiore, che è il vangelo; questa nuova forma interiore va poi stabilizzata; infine, tale condizione interiore, illuminata dalla parola di Dio, deve trovare concreta attuazione in un nuovo stile comportamentale: il vivere con prudenza e buon senso.

Le quattro settimane quaresimali che vivremo, accompagnate anche da lectio spirituali, saranno centrate appunto sulla virtù della prudenza: nella persona, nella relazione con gli altri, nella vita. Potremo così esercitarci nel verificare i punti deboli e modificarli alla luce della parola di Dio. Con l’aiuto della preghiera, della penitenza e della carità, potremo vagliare la Prudenza nei pensieri, nelle parole, nelle situazioni di vita, e considerare attentamente ciò che è appropriato in ogni azione (accurate respiciens id quod in una quaque actione decet). La prudenza, infatti, è “la virtù che dispone la ragione pratica a discernere in ogni circostanza il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati per compierlo. Grazie alla virtù della prudenza applichiamo i principi morali ai casi particolari senza sbagliare e superiamo i dubbi sul bene da compiere e il male da evitare” (CCC, 1806). Essa, dunque, aiuta ad agire in ogni circostanza alla luce dell’orizzonte che dà senso e bellezza alla vita: l’amore di Dio e del prossimo.

Volgiamo con fiducia lo sguardo a Gesù, il signore, che ha dato l’esempio più alto con la sua vita; seguiamo Maria che nel suo cuore, alla luce della fede in Dio e nell’amore verso il figlio, rifletteva su ciò che accadeva per decidere come vivere. Ci illumina la parola di Dio: “Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio (frόnimos = prudente), che ha costruito la sua casa sulla roccia” (Mt 7,24). Gesù, nell’inviare i discepoli, li invita alla prudenza: “Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti (frόnimoi) come i serpenti e semplici come le colombe” (Mt 10,16); indica nelle vergini prudenti, che preparano l’olio per accendere le lampade alla venuta dello sposo, un modello da seguire (Cf Mt 25,-12). Paolo, a sua volta, esorta ripetutamente le Comunità a usare prudenza e saggezza (Cf Rm 12,26 e Col 1,9).

Coraggio, cari fratelli e sorelle: accogliamo il magistero di papa Francesco per questa quaresima “Attraverso il deserto Dio ci guida alla libertà”; disponiamo il cuore all’azione dello spirito santo e affrontiamo con entusiasmo questo cammino quaresimale che, certamente, sarà fecondo di frutti.

Vescovo Orazio Francesco
Custode della vostra speranza

 13 febbraio, 202

 

 

 

 


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