Giuseppe Tartaglione medico scrittore: Viterbo fondamentale nella mia evoluzione personale

Maria Letizia Casciani

E’ un giovane medico di poco più di trentanni, che ha vissuto e vive tra Viterbo e Siena, Giuseppe Tartaglione si è diplomato nel 2006 presso il Liceo Scientifico Paolo Ruffini poi Laureato cum laude nel 2012  presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Siena con una tesi intitolata “Quando le donne diventarono dottoresse – Storia delle prime laureate in Medicina a Siena”. Per l’Ordine dei Medici di Siena ha pubblicato “Vademecum del Giovane Medico”, seguito poco dopo dalla guida “La Continuità Assistenziale nell’USL Toscana Sud-Est”. In aggiunta alla professione, nutre una passione per la scrittura e per la didattica. Ha molti interessi e hobby: la musica, il ballo, lo sport (in particolare il tennis), i viaggi (finora ha visitato quasi 50 Paesi, toccando tutti i continenti). Quello che parrebbe più appassionarlo è la ricerca estesa e multidisciplinare inerente il tema dell’alimentazione.

Ci ha raccontato il suo percorso a oggi, in cui nonostante ci siano più cornici sovrapposte, quella di Viterbo combacia con l’evoluzione di crescita personale.

In questi ultimi anni, oltre a lei, altri studiosi – tra cui il prof. Franco Berrino – hanno evidenziato il ruolo dell’alimentazione, della accurata selezione dei cibi che ingeriamo quotidianamente, per poter pianificare fin da giovani una vita caratterizzata poi da salute e benessere… 

Negli ultimi 15-20 anni si è assistito a un incremento degli studi scientifici riguardanti l’alimentazione: ciò è legato a tanti fattori, primo tra tutti l’importanza che ha via via assunto l’epigenetica, che studia l’interazione tra il patrimonio genetico dell’individuo e l’ambiente in cui esso vive. La funzione dei geni, infatti, non dipende solo dalla loro posizione nel DNA, ma dalla differente regolazione da parte di fattori ambientali nel corso della vita: il nostro organismo è in grado di “accendere” o “spegnere” determinati geni a seconda dell’ambiente in cui si trova e delle sostanze con cui viene a contatto, e ciò avviene fin dal nostro concepimento. In pratica l’informazione contenuta nel DNA rimane costante, ma, agendo sui giusti interruttori, attraverso determinati stimoli (cibo, meditazione, esercizio fisico), esso cambia la sua disponibilità: è questo il motivo per cui, se si vuole raggiungere uno stato di completo benessere psicofisico, mangiare in modo salutare fa la differenza.

Questi ultimi mesi sono stati caratterizzati dalla diffusione del Covid-19. I medici sono stati contemporaneamente guerrieri e vittime di questo dramma planetario. Come ha vissuto le ultime settimane? Si sente “eroe e guerriero”?

Il nuovo Coronavirus ci ha sorpresi, è innegabile. Almeno, all’inizio ero tra quelli che considerava la COVID-19 “poco più di un’influenza”, ma mi sbagliavo. Questa pandemia ha sconvolto il mondo intero, in particolare i Paesi industrializzati, che davano ormai troppo per scontate una serie di libertà fondamentali di cui hanno poi accusato la mancanza per via dell’isolamento e della quarantena messi in atto da molti governi. Mi sono sentito davvero un privilegiato a vivere e lavorare in queste settimane in una provincia come quella di Siena, che è stata poco colpita da questo subdolo virus.
Non mi definirei un eroe né un guerriero, ma un professionista che ha cercato di svolgere il proprio lavoro con passione, studiando continuamente questa nuova malattia e cercando di garantire la miglior assistenza possibile alla popolazione, in un momento in cui il rischio è proprio quello di perdere di vista il ruolo del medico, che è quello di prendere in carico i pazienti.

Parliamo dello scrittore e il cibo. Un concetto che è alla base anche del suo ultimo libro?

È  appena uscito, per la edizioni Altreconomia il mio ultimo libro: “Il cibo ci salverà – un’arma di prevenzione di massa”. Una guida completa per scegliere in modo consapevole il proprio “stile alimentare” e la propria spesa quotidiana, coniugando i principi della scienza dell’alimentazione con aspetti sociali, etici ed ecologici. La prima parte descrive in modo minuzioso l’impatto di ogni cibo, dall’Acqua allo Zucchero, sul nostro metabolismo e mette in guardia sui rischi legati al cibo iperprocessato. L’alimentazione, con l’attività fisica, è l’imprescindibile punto di partenza sulla strada verso il benessere.

La sua altra  passione i viaggi in giro per il mondo. Qual è il Paese che intende visitare per primo, nel momento in cui le barriere, finalmente, cadranno? 

Viaggiare mi manca e temo mi mancherà per ancora parecchio tempo, ma alla sua domanda non so dare una risposta puntuale: nominare un Paese in particolare mi risulta davvero difficile, perché sono innamorato del mondo e credo che ci sia bellezza ovunque, per chi ha occhi per saperla vedere. Quando ho cominciato a viaggiare con continuità avevo appena iniziato l’Università ed ero particolarmente attratto dall’Europa e dall’America del Nord, realtà più simili alla nostra. Dopo il mio ultimo viaggio dello scorso autunno in Vietnam e in Cambogia, però, mi sento particolarmente attratto dall’Asia e dalle sue zone remote e sornione, che mi trasmettono saggezza e serenità. Sicuramente c’entrano anche la mia ricerca di spiritualità e il mio recente avvicinamento alle tecniche meditative.

Come si è evoluto nel tempo il suo rapporto con Viterbo e con la Tuscia? Lo ritrova negli occhi dell’adolescente che è stato, oppure è mutato?

L’effetto che Viterbo ha avuto su di me non è stato subito incisivo, almeno all’inizio: passavo poco tempo in città, perché ho abitato a Montalto di Castro fino ai 18 anni e solo nell’anno della maturità ci siamo trasferiti a Viterbo con la mia famiglia, prima di spostarmi nuovamente a Siena per frequentare l’Università. Ho vissuto la città negli anni della mia adolescenza: un periodo che ricordo poco: resta un po’ nebuloso nel suo insieme. Adesso, però, apprezzo Viterbo come non mai, con il suo bellissimo centro storico e ogni incantato angolo della provincia, tutte cose che rendono piacevole ogni mio ritorno. Mi sono reso conto di quanto Viterbo somigli a Siena: entrambe cittadine isolate e non ben collegate con l’esterno, ma fiere, ricche di tradizioni e belle come bomboniere. La mia visione è certamente mutata, ma in meglio: Viterbo mi rimarrà sempre nel cuore, mi ha visto crescere e conserva tanti dei miei affetti, tra familiari e amici.

(“La mia città (…) ha il cantuccio a me fatto”)

Qual è stato l’angolo di Viterbo che ha rappresentato un punto di osservazione privilegiato o il luogo protettivo per eccellenza?

Può sembrare paradossale, ma l’“angolo” di Viterbo a cui sono più affezionato è il liceo scientifico Paolo Ruffini: in questo luogo ho potuto imparare tanto e me ne sono accorto solo molto tempo dopo. Nella mia classe si sono messe in evidenza delle menti brillanti che si stanno facendo strada nella vita e nel mondo del lavoro: ognuna di esse mi ha insegnato e continua a insegnarmi qualcosa, nonostante le distanze che si sono poste tra noi. Hanno contato anche i miei professori, che lasciavano trasparire passione in ogni lezione, in modo tanto dirompente da riuscire a penetrare in qualche modo nella scorza degli adolescenti che eravamo in quel momento. Non smetterò mai di essere grato a Viterbo per essere stata la cornice di una parte fondamentale della mia evoluzione personale.

 

 

 

Foto: Liceo Ruffini alunni sezione F

 

 

 

 

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