“Giornate FAI di Primavera”, 31ma edizione: apertura eccezionale negli oltre 750 luoghi inaccessibili o poco noti

Gradoli (Viterbo) - Settembre 2022Villa Caviciana - FAI

Sabato 25 e domenica 26 marzo 2023 si rinnova l’appuntamento con le “Giornate FAI di Primavera”, il più importante evento di piazza dedicato al patrimonio culturale e paesaggistico del nostro Paese. Anche in questa 31ª edizione, la manifestazione di punta del FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS offrirà l’opportunità di scoprire e riscoprire, insieme ai volontari della Fondazione, tesori di storia, arte e natura in tutta Italia con visite a contributo libero in oltre 750 luoghi di 400 città, la maggior parte dei quali solitamente inaccessibili o poco conosciuti (elenco dei luoghi aperti e modalità di partecipazione su www.giornatefai.it).

Le Giornate FAI di Primavera sono ormai il simbolo di una vocazione collettiva che anima l’Italia: quella per la cura e la valorizzazione del proprio patrimonio culturale. Questa manifestazione, ormai nota e consolidata, capace di coinvolgere ogni anno centinaia di migliaia di cittadini alla scoperta dei loro territori, si deve all’impegno e alla creatività di migliaia di volontari del FAI, affiancati da altrettanti studenti delle scuole italiane – gli Apprendisti Ciceroni – formati per l’occasione, ma si fonda anche sulla partecipazione di centinaia di istituzioni, associazioni, enti pubblici e privati, che in numero sempre maggiore, di anno in anno, vi collaborano, mettendo a disposizione luoghi, risorse e competenze, perché riconoscono in essa un’occasione unica e imperdibile di promozione e di rilancio, e una buona azione per “il Paese più bello del mondo”, che va a beneficio di tutti. Grazie alle Giornate del FAI luoghi sconosciuti e abbandonati sono tornati all’attenzione del pubblico, e ciò ha cambiato talvolta il loro destino, e luoghi chiusi al pubblico, tradizionalmente non considerati beni culturali, hanno scoperto invece di avere un valore culturale da promuovere e soprattutto condividere. Questa partecipazione larga e trasversale, guidata da un sentimento civile di orgoglio, appartenenza e responsabilità, fa il successo delle Giornate FAI di Primavera.

Altrettanto largo e trasversale è il ventaglio di luoghi e storie da scoprire o approfondire, nascosti e inediti, curiosi e sorprendenti, originali e affascinanti, magari proprio dietro casa: ville, chiese, palazzi storici, castelli, musei e aree archeologiche, edifici di archeologia industriale, collezioni d’arte, biblioteche, edifici civili e militari, luoghi di lavoro e laboratori artigiani, e poi parchi, aree naturalistiche, giardini e borghi. «In questi 31 anni di esistenza – sostiene il Presidente del FAI, Marco Magnificole Giornate FAI hanno scritto una sorta di Enciclopedia spontanea che a tutti gli effetti si è aggiunta a quella ufficiale per narrare lo smisurato Patrimonio storico, artistico e paesaggistico italiano».

Le Giornate FAI di Primavera si inquadrano nell’ambito delle iniziative di raccolta pubblica di fondi occasionale (Art 143, c 3, lett a), DPR 917/86 e art 2, c 2, D Lgs 460/97). A coloro che decideranno di partecipare verrà suggerito un contributo libero a partire da 3 euro utile a sostenere la missione di cura e tutela del patrimonio culturale italiano della Fondazione. Gli iscritti al FAI e chi si iscriverà per la prima volta durante l’evento – a questi ultimi sarà destinata la riduzione di 10 euro su tutte le quote; ad esempio, l’iscrizione individuale sarà a 29 euro anziché 39 – potranno beneficiare dell’accesso prioritario in tutti i luoghi e di aperture e visite straordinarie in molte città e altre agevolazioni e iniziative speciali.

Inoltre, fino al 2 aprile 2023 si potrà sostenere la missione del FAI donando con un SMS o una chiamata da rete fissa al numero 45584. Il valore della donazione sarà di 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari WINDTRE, TIM, Vodafone, iliad, PosteMobile, Coop Voce, Tiscali. Sarà di 5 o 10 euro per le chiamate da rete fissa TIM, Vodafone, WINDTRE, Fastweb e Tiscali e, sempre per la rete fissa, di 5 euro da TWT, Convergenze, PosteMobile.

Tra le aperture delle Giornate FAI di Primavera 2023 a Roma e in Lazio: 

ROMA

Villa Bonaparte

Villa Bonaparte, che ospita l’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede dal 1950 ed è da poco periodicamente aperta al pubblico, fu costruita nel 1750 per volere del cardinale Silvio Valenti Gonzaga, segretario di Stato di Papa Benedetto XIV. Progettato da un gruppo di diversi architetti, l’edificio svetta al centro di un grande giardino ed è caratterizzato esternamente da compostezza espressiva e linearità formale, distante dal gusto tardobarocco allora in voga ma in anticipo sulle soluzioni neorinascimentali adottate nella successiva epoca del Neoclassicismo. Al tempo del cardinal Valenti Gonzaga la villa era uno scrigno di capolavori, frequentato da eminenti personaggi della cultura: gli interni erano decorati da parati provenienti dalla Cina, dipinti, porcellane, ma anche oggetti scientifici e meccanici, e assumevano l’aspetto di una preziosissima wunderkammer. Alla morte del cardinale, la villa fu acquistata dalla famiglia Sciarra Colonna e poi, nel 1816, da Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone e sposa del principe Camillo Borghese, la quale commissionò il rinnovamento della decorazione interna secondo lo stile Impero, che ancora oggi si può ammirare. Quando le truppe del Regno d’Italia aprirono la “Breccia di Porta Pia”, nel settembre del 1870, entrarono a Roma proprio attraverso il giardino di Villa Bonaparte. Il percorso di visita si snoderà tra il grande salone al piano nobile, con paraste in stucco e muse monumentali come finte statue a grisaille; la stanza egizia, in onore delle campagne militari di Napoleone in Egitto; la cappella con stucchi di epoca settecentesca; la sala da pranzo, arricchita da dipinti del Seicento francese provenienti dal Museo del Louvre; la loggia al piano nobile caratterizzata da un soffitto decorato con un magnifico pergolato che rimanda al lussureggiante giardino.

Palazzo Piacentini-Vaccaro

Sede del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) e solitamente chiuso al pubblico, Palazzo Piacentini-Vaccaro venne realizzato tra il 1928 e il 1932 per ospitare il Ministero delle Corporazioni. Costruito a partire dall’idea di due figure di spicco del panorama architettonico italiano in quegli anni, Marcello Piacentini e Giuseppe Vaccaro, e concepito come la cittadella del lavoro e del sindacato, simbolo del moderno e dell’efficiente, il palazzo è caratterizzato dall’uso di materiali innovativi e da soluzioni avanguardistiche, dagli ascensori con i cristalli infrangibili al posto delle reti alla posta pneumatica, dagli avvolgibili in sostituzione delle persiane al riscaldamento a nafta anziché a carbone. Delineato dall’ampia facciata convessa, l’edificio presenta all’ingresso un grande portale angolare con otto formelle bronzee di Giovanni Prini. Nell’atrio monumentale si manifesta la formidabile inventiva di Piacentini e di Vaccaro con un particolare trattamento dei materiali lapidei a formare una fine tessitura scandita da partiti orizzontali e grandi losanghe. Sull’imponente scalinata centrale campeggia la vetrata policroma della Carta del Lavoro, capolavoro di Mario Sironi. Diversa è la versione delle Corporazioni di Ferruccio Ferrazzi nei sette grandi arazzi del Salone d’Onore, prodotti dallo studio romano dei fratelli Eroli. L’utilizzo di vetri, marmi e legni pregiati si svolge in perfetta armonia compositiva con mobili d’epoca e boiseries originali nella Sala d’attesa del Ministro, nello Studio del Capo di Gabinetto e nel Parlamentino. Attraverso una grande scala elicoidale il percorso condurrà al sotterraneo bunker antigas.

Villa Lubin a Villa Borghese, sede CNEL

Ingresso riservato agli iscritti FAI

Nei pressi di Piazza del Popolo, immersa nel verde di Villa Borghese, sorge Villa Lubin, sede del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro dal 1958. La sua costruzione risale al 1906, quando David Lubin, imprenditore agricolo americano di estrazione ebrea, grazie all’appoggio di re Vittorio Emanuele II, fondò l’Istituto Internazionale di Agricoltura, per il quale si decise di edificare una sede ad hoc. Inaugurato nel 1908, l’istituto divenne un importante punto di riferimento per lo studio e la tutela del settore agricolo mondiale, rappresentando un modello ante litteram della FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations) nella quale l’I.I.A. confluì nel 1946. Esempio di armonia tra gli stili neobarocco e liberty ed eccellente fusione tra architettura e decorazione, frutto della collaborazione tra l’architetto Pompeo Passerini e gli artisti guidati da Adolfo Cozza, la villa aprirà eccezionalmente ai visitatori che saranno accolti dall’elegante fontana con delfini e avranno modo di scoprire alcuni degli ambienti di rappresentanza del CNEL, in particolare la splendida Aula del Parlamentino con dipinti ad affresco ed encausto realizzati da Cozza.

Villa Wolkonsky

Ingresso su prenotazione e riservato agli iscritti FAI

Solitamente inaccessibile perché residenza dell’ambasciatore britannico in Italia, Villa Wolkonsky – situata all’interno delle Mura Aureliane in un’area importante sin dall’età imperiale, quando vi correvano i principali acquedotti di adduzione d’acqua verso l’Urbe – fu edificata a partire dal 1830, anno in cui la principessa russa Zenaide Wolkonsky, scrittrice, poetessa, compositrice, vicina all’imperatore Alessandro I e moglie del suo aiutante di campo, acquistò il terreno appartato dal trambusto di Roma, facendovi costruire una piccola residenza di villeggiatura. Successivamente ampliata, la villa divenne ritrovo di musicisti e intellettuali, da Stendhal a Donizetti, da Gogol a Walter Scott, fino al 1922, quando fu venduta al Governo tedesco e divenne sede dell’ambasciata germanica, a diretto riporto della rappresentanza nazista a Roma. Con la fine della guerra la villa tornò di proprietà italiana per essere acquisita dal Regno Unito nel 1951; nello stesso anno l’allora principessa Elizabeth giunse per la prima volta in Italia, poco prima di essere incoronata regina – una delle sale di rappresentanza custodisce l’iconico ritratto di Sua Maestà Elizabeth II, realizzato da Pietro Annigoni nel 1954. In occasione delle Giornate di Primavera 2023 la visita verterà in particolare sul parco romantico, esteso 5 ettari e attraversato da 36 arcate dell’acquedotto neroniano: oltre alle piante tropicali e ai roseti, tra i quali si trovano resti di età imperiale e repubblicana, il parco accoglie l’olmo più antico di Roma. Al termine del percorso ci si potrà soffermare presso la serra vittoriana di fine ‘800, che accoglie oltre 350 reperti marmorei di età imperiale, i pezzi più pregiati della collezione archeologica Wolkonsky.

Osservatorio astronomico di Monte Mario

Ingresso su prenotazione

L’Osservatorio Astronomico sorge sulle pendici di Monte Mario, che con i suoi 139 m di altitudine è il rilievo più importante di Roma ed è considerato uno dei punti panoramici della città. Immerso nella Riserva naturale di Monte Mario, ampia 238 ettari, l’osservatorio fu fondato nel 1935 all’interno di Villa Mellini, edificata nella seconda metà del Quattrocento e successivamente rimaneggiata. Il percorso previsto per le Giornate di Primavera 2023 toccherà un luogo accessibile solo in casi specifici, il Museo Astronomico e Copernicano, dove sarà possibile vedere le strumentazioni tecnologiche che in poco più di quattro secoli hanno portato alla scoperta del Sistema Solare e ad avvicinare l’uomo alla conoscenza dell’universo. Sarà possibile visitare, inoltre, la Torre Solare, uno strumento scientifico unico per le osservazioni del Sole e che con i suoi 34 metri d’altezza rappresenta il punto più alto di Roma. Saranno in programma anche visite dedicate alle famiglie con bambini in età compresa fra i 7 e i 10 anni, grazie ai volontari del “FAI in Famiglia”.

Palazzo della Radio di via Asiago

Ingresso su prenotazione

Solitamente chiuso perché sede operativa di Rai Radio, dove si producono ad esempio i programmi di Radiodue e Radiotre, durante le Giornate di Primavera 2023 si svelerà lo storico Palazzo della Radio di via Asiago 10, progettato nel 1928 dall’architetto Costante Marchesi Cappai e terminato nel dicembre 1931. Le visite nelle sale e negli studi saranno un viaggio nella storia del nostro Paese attraverso la storia della radio italiana, che fu prima Uri, poi Eiar, Ente Italiano Audizioni Radiofoniche, quindi Rai Radio. Quasi un secolo di suoni e voci, tra i beniamini del passato e i talent della radio di oggi. Si potrà scoprire il Metastudio, “casa” della nuova No Name Radio, uno spazio full digital recentemente realizzato che permette un’ampia sperimentazione sui linguaggi della radio e del web, all’insegna della crossmedialità. Per finire si potrà accedere nelle grandissime sale A e B, oggi interamente digitalizzate, in grado di ospitare show radiofonici e televisivi.

Caserma Giacomo Acqua

La Caserma Giacomo Acqua, sede del Comando Regione Carabinieri Lazio, si trova in Piazza del Popolo, la porta rinascimentale della città, rielaborata architettonicamente nel 1834 da Valadier. L’architetto fece un progetto monumentale seguendo l’impostazione del preesistente convento agostiniano quattrocentesco, adibito nel 1730 a Caserma della Gendarmeria Pontificia per passare nel 1870 ai Carabinieri Reali di Vittorio Emanuele II. L’edificio, di aspetto neoclassico, ha dimensioni simili alla facciata di Santa Maria del Popolo ed è dotato di una cupola sormontata da una croce. Gli interni classicheggianti presentano un’ampia scala a tenaglia, che dà il senso di monumentalità sin dall’ingresso. Durante le Giornate di Primavera 2023 si visiteranno la maestosa Sala Valadier e le vecchie stalle con il portone originale e si ammirerà lo scorcio sul cortile interno. A completare il percorso si potranno vedere gli splendidi affreschi manieristici frutto di un recupero da parte della Sovrintendenza che li ha affidati alla Caserma Giacomo Acqua. Infine, sulla facciata esterna ci si soffermerà sulla lapide in memoria dei carbonari che vennero giustiziati in piazza nel 1825 dal boia Mastro Titta.

 

PALIANO (FR)

Palazzo Colonna

Ingresso su prenotazione e riservato agli iscritti FAI

Paliano fu una delle roccaforti strategiche dei Colonna e nel 1620 Filippo I Colonna avviò la costruzione del palazzo di famiglia. L’edificio fu ampliato tra il 1664 e il 1666 dal figlio di Filippo, il cardinale Gerolamo, e fu trasformato in dimora aperta verso la vallata, con un bellissimo cortile porticato nei due lati corti, così come si vede oggi. Gerolamo si avvalse dell’architetto Antonio Del Grande, che utilizzò il peperino per connotare, anche da un punto di vista cromatico, gli elementi compositivi. Dopo essere stato saccheggiato dalle forze armate tedesche durante la Seconda Guerra Mondiale, il palazzo è stato restaurato e negli anni si è arricchito di opere d’arte e arredi preziosi di varia provenienza. Interessante la Sala delle Armi, in cui sono conservati trofei di guerra sottratti ai Turchi a Lepanto, armi antiche e ritratti di personaggi. Nei saloni del piano nobile, oltre ai dipinti di artisti italiani e spagnoli del XVII e XVIII secolo, si conserva un ritratto di Marcantonio Colonna di Scipione Pulzone e uno di Papa Martino V, da ritenersi copia del Pisanello.

 

SABAUDIA (LT)

Termette di Torre Paola

Ingresso su prenotazione e riservato agli iscritti FAI

Nei pressi delle sponde del lago di Sabaudia, dove la Torre cinquecentesca di Paola svetta ancora oggi a presidio del territorio, si trova un piccolo impianto termale scoperto durante la costruzione della strada negli anni Cinquanta e rimasto pressoché poco visitato. Esso ci parla di un amore antico per questo ameno territorio da parte dei Romani, tanto che imperatori, importanti uomini politici e patrizi lo elessero a luogo privilegiato di otium. Questo impianto termale è riferibile a modelli tardo-repubblicani: esso si trova a un livello più basso dell’attuale piano stradale ed è riferibile a una villa patrizia non più rintracciabile, verosimilmente prospiciente il lago di Paola, sulla quale in epoca medioevale è stato edificato un monastero. L’ingresso al complesso avveniva attraverso un corridoio che conduceva all’apodyterium; altri corridoi conducevano a diversi corpi di fabbrica occupanti la zona dell’odierna strada e del Casino Camerale di Paola. Le terme erano probabilmente approvvigionate grazie a un sistema di serbatoi a monte. La pavimentazione dell’apodyterium è costituita da una gettata di cocciopesto bordata da un mosaico bicromo; sul lato dell’ambiente troviamo un piccolo laconicum a pianta circolare coperto da una volta ad aggetto. L’ambiente più grande è il calidarium caratterizzato dalle suspensurae visibili attraverso apposite aperture sul piano del pavimento: qui la pavimentazione musiva a piccole tessere bianche è contornata da una fascia nera perimetrale e reca al centro un elemento geometrico con decorazione a meandri.

Villa di Domiziano

La villa di Domiziano occupa, quasi per intero, una penisola di 46 ettari di forma pressoché triangolare, prospiciente il lago di Paola, area che si trova all’interno del Parco Nazionale del Circeo. Occupata dal I secolo a.C. fino al III-IV secolo d.C., fu probabilmente edificata su ambienti residenziali precedenti di età tardo repubblicana. Di questa prima villa costiera restano elementi di rilievo quali una peschiera circondata da imponenti porticati e una fondamentale distinzione tra pars rustica e pars dominica. Caratteristica costruttiva di molti ambienti è l’alternanza di cubilia in tufo e calcare. Le strutture della villa riportate alla luce occupano tre zone del parco: a nord la zona residenziale, al centro le imponenti cisterne per l’approvvigionamento idrico di grandi quantità d’acqua, a sud un’area termale caratterizzata dalla presenza di una forica pressoché intatta e da ambienti ben conservati caratterizzati da materiali nobili e marmi pregiati. Di particolare valore le pavimentazioni del balneum in opus spicatum e opus sectile di marmi policromi. Oggetto di imponenti interventi di restauro da parte della SABAP Lazio, la villa sarà visitabile anche nell’area nord, mai vista prima d’ora.

 

BOMARZO (VT)

Palazzo Orsini e Sala delle Paraste

Palazzo Orsini si trova a Bomarzo, cittadina che si estende su uno sperone roccioso proteso verso la valle del Tevere e originato dalle colate laviche dell’apparato vulcanico cimino. La sua costruzione risale al 1519, quando Giovanni Corrado Orsini, signore di Bomarzo, incaricò l’architetto senese Baldassarre Peruzzi di progettare un nuovo palazzo sulla struttura del vecchio castello della città. Qualche anno dopo, per volere del figlio Vicino Orsini, fu realizzato il Sacro Bosco, meglio conosciuto come Parco dei Mostri, unico nella sua ideazione. Il lavoro di scultura, ovvero di conciatura, delle pietre necessarie alla fabbricazione del palazzo fu affidato allo scultore viterbese Pier Domenico Ricciarelli. I visitatori potranno immergersi nelle grandi sale affrescate dal Peruzzi e da Pietro Antonio di Andrea. Al loro impegno si devono la loggia e l’appartamento della galleria. Ancora oggi si possono ammirare anche gli stemmi degli Orsini e dei Vitelli e i castelli delle rispettive famiglie, dipinti da Orazio Bernardo di Domenico. L’interno dell’ala sud-est di Palazzo Orsini quasi certamente fu quella in cui Vicino Orsini abitò insieme alla moglie Giulia Farnese; qui troviamo ambienti di interesse storico e artistico come ricchi soffitti cassettonati in legno, pavimenti in cotto naturale o smaltati con disegni geometrici e caminetti in peperino. Notevole è una stanza con paraste in cotto smaltato con motivi decorativi vari, che viene aperta al pubblico soltanto per le Giornate di Primavera 2023.

Piramide etrusca

A poca distanza da Bomarzo, si trova, nascosta alla vista dalla folta vegetazione di faggi e querce, forre e dirupi tufacei, uno dei più affascinanti monumenti etruschi della provincia di Viterbo: la piramide di Bomarzo, uno straordinario monolite di peperino di circa 2300 anni, denominato anche Sasso del Predicatore o Sasso con le scale. Non si sa ancora se la sua funzione fosse liturgica, sacrificale o di semplice osservazione. La piramide è alta circa 10 metri. L’altare è realizzato su tre livelli, raggiungibili con diverse scalinate; la prima è composta da 35 gradini, alcuni dei quali larghi un metro, mentre altri raggiungono una larghezza di oltre 4 metri. Salendo, si notano, sulla sinistra della scala, quattro fori, utilizzati come possibili alloggiamenti di strutture lignee superiori. Sul lato destro sono ben visibili sistemi di canalizzazione incisi nella roccia. Oltre a nicchie e vaschette, si nota un lungo solco trasversale, che attraversa quasi completamente il complesso monumentale, collegato a piccole vasche di raccolta, forse relative alla raccolta di liquidi consacrati che venivano riversati in questa canalizzazione. In cima alla prima scalinata si aprono due ambienti scoperti, ricavati nella roccia, disposti ai lati di una seconda scalinata che conduce a un’area, probabilmente la più importante, realizzata alla sommità del masso.

 

SANTA MARINELLA (RM)

Castrum Novum

Sito in corso di scavo e valorizzazione a cura del Polo Museale Civico di Santa Marinella, in collaborazione con l’Università di West Bohemia, l’Institutum Romanum Finlandiae e il Gruppo Archeologico del Territorio Cerite, Castrum Novum apre la stagione di visite con le Giornate FAI di Primavera 2023. Colonia marittima romana fondata nel 264 a.C. a difesa della costa tirrenica settentrionale, fu ripopolata in epoca cesariana (Colonia Iulia Castronovana), all’inizio rettangolare e circondata da mura e successivamente provvista di teatro, curia, archivio (tabularium), area sacra ad Apollo e impianto termale (balneum). Lungo il litorale sono evidenti strutture di epoca imperiale e sono stati rinvenuti reperti che attestano la vita della città dal III secolo a.C. al VI secolo d.c. Il castrum originale non risultava di grandi dimensioni (circa 130×70 m) e occupava un’area adiacente alla spiaggia, mentre la relativa città si sviluppava al di fuori del castrum lungo la linea di costa, per almeno 400 metri sul mare e 300 metri verso l’entroterra. Il percorso di visita si snoda tra i resti delle mura urbane, i settori della caserma e la porta est della fortezza del III secolo a.C.; la visita riguarderà, inoltre, il decumano –  dove si osserveranno probabili tabernae e ambienti pubblici – la piazza del foro con i resti del basamento di un tempio e una fontana monumentale, una ricca domus, le terme e il teatro sul mare.

 

COTTANELLO (RI)

Borgo ed eremo nella roccia

Ingresso su prenotazione

Il borgo di Cottanello venne costruito intorno all’anno Mille su un colle all’estremità Nord della Sabina tiberina, quasi al confine con l’Umbria, in un’area abitata già in epoca romana, come dimostra la villa in località Collesecco. Il borgo conserva nella sua conformazione l’impianto del castrum medievale; durante la visita si passerà attraverso la Porta del Regno, dove si trova la chiesa di San Luigi, e si proseguirà lungo le mura fino alla Porta Romana per poi salire attraverso stradine su cui affacciano bei palazzi fino alla chiesa parrocchiale di Sant’Andrea. Terminato il percorso si farà tappa all’Eremo di San Cataldo, uno dei siti più incredibili della Sabina, incastonato nella roccia calcarea: la sua costruzione, per opera di monaci benedettini, risale probabilmente al X secolo. Dedicato al vescovo di Taranto molto venerato nella zona, custodisce al suo interno svariati preziosi affreschi, tra cui il più interessante – risalente all’XI-XII secolo – venne riscoperto nel 1944, quando i tedeschi in fuga minarono un ponte vicino e l’esplosione danneggiò l’intonaco che gli era stato sovrapposto nel XVII secolo.

Villa romana degli Aurelii Cottae

Ingresso su prenotazione

Durante le Giornate di Primavera 2023 si visiterà la Villa degli Aurelii Cottae, gestita dalla Soprintendenza ABAP per l’area metropolitana di Roma e per la provincia Rieti insieme al Comune di Cottanello, solitamente aperta soltanto su prenotazione. La villa romana, che si trova in località Collesecco, nella vallata sotto Cottanello, è una delle numerose villae rusticae presenti in Sabina, vere e proprie fattorie, dotate spesso di un settore residenziale per la famiglia del proprietario, che rifornivano Roma di olio, vino e prodotti agricoli utilizzando il Tevere o la Salaria come vie d’accesso. La villa venne scoperta nel 1968 in seguito al crollo della volta di un criptoportico durante alcuni lavori agricoli. Scavata a partire dall’anno successivo, è stata oggetto di altri studi alla fine degli anni ‘90 e poi dal 2010. Finora è stato indagato gran parte del settore residenziale, mentre resta da individuare la parte produttiva e di servizio. La villa apparteneva alla famiglia dei Cottae, un ramo sabino della gens Aurelia, che ha dato il nome anche al paese di Cottanello. Il percorso permetterà ai visitatori di apprezzare la complessità e la raffinatezza dell’edificio di età imperiale, con i mosaici pavimentali, in alcuni casi di fattura assai elegante, a piccole tessere colorate, specie in due cubicula della zona di rappresentanza. Da un ampio ambiente con vasca si passerà nel tablino, con le quattro piccole stanze che lo affiancano. Di qui nel triclinio e poi nel peristilio e nella corte centrale sulla quale si apre la parte privata. Più a sud c’è il settore termale, con un ambiente rotondo e uno absidato. Sul lato ovest ci sono alcuni ambienti riferibili probabilmente all’area rustica.

 

GRADOLI (VT)

Villa Caviciana – Bene del FAI (nella foto cover di Massimo Siragusa)

Villa Caviciana, Bene del FAI recentemente presentato e aperto per la prima volta per le Giornate di Primavera 2023, è un’azienda agricola di prodotti biologici, nata dal sogno di Friedrich Wilhelm e Monika Metzeler, un avvocato di Dusseldorf e una collezionista d’arte partiti per una vacanza e tornati in Germania innamorati della zona attorno al lago di Bolsena. Dal 1989, a poco a poco, acquisirono 144 ettari di colline, campi e boschi, tra i Comuni di Grotte di Castro e Gradoli, sulla sponda settentrionale del lago, davanti all’Isola Bisentina. Il luogo era ideale, con dolci declivi, terreno fertile di origine vulcanica e il clima mite del lago. Piantarono 7000 ulivi, 35 ettari di oliveto, cui si aggiunsero 20 ettari di vigneto, i boschi – pini, castagni, noccioli, querce e corbezzoli – i campi, i pascoli e i prati. Realizzarono una tenuta moderna ed efficiente, precocemente biologica, con un frantoio e una cantina propri, e dotata dei migliori macchinari e di personale e spazi per la produzione di olio e vino, ma anche di miele, formaggi e carni, dall’allevamento, in origine, di pecore e maiali. All’efficienza teutonica di Friedrich, Monika aggiunse lo stile: chiamò due grandi architetti tedeschi, Bernard Korte e Wolfgang Doring, a disegnare rispettivamente il verde e gli edifici. La cantina ha un’architettura minimalista, linee pulite e rigorose, ma con felici guizzi, come la lunghissima scala che sale dal seminterrato, e un sofisticato recupero delle materie locali, come il tufo morbido e poroso che scalda di giallo senape le geometriche facciate. Nelle forme si legge il desiderio di inserirsi discretamente nel paesaggio, che è il protagonista assoluto di questa storia: il panorama sul lago che si gode dalla cantina, incorniciato dal vigneto e da un prato ordinato, punteggiato di opere d’arte, che sfuma nell’oliveto, è un atto d’amore il paesaggio. Villa Caviciana, la prima azienda agricola produttiva del FAI, è un modello in cui attuare principi e pratiche di coltivazione tradizionali ma anche innovative, sostenibili dal punto di vista ecologico ed economico.

Anche i Beni del FAI, dal Piemonte alla Sicilia, dal Trentino alla Sardegna, partecipano alla grande festa delle Giornate di Primavera e saranno aperti eccezionalmente a contributo libero. Per la prima volta nel 2023 si potrà scoprire Villa Caviciana a Gradoli (VT), la prima azienda agricola della Fondazione appena presentata, che si estende sulla sponda settentrionale del Lago di Bolsena – con 20 ettari di vigneti, 35 di oliveti e 86 di bosco e pascoli – e che produce olio, vino e miele.

 

Le Giornate FAI di Primavera chiudono la Settimana Rai dedicata ai Beni Culturali in collaborazione con il FAI. Dal 20 al 26 marzo la Rai sarà nuovamente in prima linea a sostegno del FAI con tutti i canali radiofonici e televisivi e attraverso RaiPlay per creare un racconto corale che metterà al centro la bellezza e la sostenibilità del nostro patrimonio artistico e paesaggistico. Come dichiara la Presidente Rai Marinella Soldi: “La Rai da oltre dieci anni è al fianco del Fondo per l’Ambiente Italiano per valorizzare e tutelare la bellezza del nostro patrimonio culturale e paesaggistico. Anche quest’anno – attraverso radio, televisione e RaiPlay – vogliamo sensibilizzare il pubblico supportando la campagna di raccolta fondi per i Beni del FAI, tra ville, castelli, boschi, abbazie e torri. Crediamo in un servizio pubblico che sappia raccontare l’arte e la storia del nostro Paese con passione e competenza”.

Rai è Main Media Partner del FAI per sensibilizzare tutti gli italiani alla cura e valorizzazione del nostro Paese e supporta in particolare le Giornate FAI di Primavera 2023, anche attraverso la raccolta fondi solidale autorizzata da Rai per la Sostenibilità – ESG e promossa sulle reti del servizio pubblico.

 

Le Giornate FAI di Primavera 2023 hanno ricevuto la Targa del Presidente della Repubblica e si svolgono con il Patrocinio della Commissione europea, della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile, del Ministero della cultura, di Regione Lazio, di tutte le Regioni e le Province Autonome italiane.

 

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