Francesco Sciortino: dal Liceo Ruffini al Massachusetts Institute of Technology per l’energia del futuro

di Diego Galli

In un clima europeo turbolento, ci siamo recati presso il Liceo Paolo Ruffini di Viterbo per incontrare un giovane che ha scelto di vivere l’Europa e l’estero in generale, da cima a fondo: Francesco Sciortino.

La sua storia comincia nel capoluogo della Tuscia, con il Liceo Scientifico Paolo Ruffini, trampolino di lancio che gli permise di raggiungere l’Inghilterra e affrontare lì i suoi due ultimi anni di scuola superiore. l suo percorso è proseguito con una laurea all’Imperial College di Londra e un anno di studi al Politecnico di Losanna (EPFL), in Svizzera. Oggi Francesco, classe ’93, è impegnato in un dottorato di studi presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston, una delle università più prestigiose al mondo, dove si occupa di fusione nucleare, tematica di spicco in questi anni e di importanza mondiale.

“Sono stato ispirato nel mio percorso da mia sorella”, ci rivela il giovane scienziato, “lei, prima di me, ottenne una borsa di studio per completare gli ultimi due anni di liceo a Hong Kong. Da lì, il suo impegno le permise di raggiungere l’Università di Cambridge e tuttora vive all’estero, a Parigi, dove lavora per un’agenzia europea”. Nonostante tale premessa, Francesco non si considera assolutamente uno dei tanti “cervelli in fuga”, bensì un giovane che ha deciso di attivarsi per lasciare la propria impronta nel mondo e che vorrebbe riavvicinarsi per proseguire il suo lavoro in Italia, se ve ne sarà la possibilità: “Dipende tutto dalle opportunità. Sono queste ad avermi spinto oltreoceano, e saranno sempre eventuali opportunità a farmi tornare, nel caso”.
Illustrandoci i suoi programmi per il futuro, ci lasciamo in fretta coinvolgere dalla forza d’animo del giovane viterbese, invitato il 21 Dicembre scorso dal suo vecchio liceo proprio per ispirare altri studenti con la sua storia. Tuttavia, forte delle sue esperienze tra Europa e Stati Uniti, Francesco è ben conscio dei limiti della nostra bella penisola: “In Italia, purtroppo, non ci sono finanziamenti sufficienti per la ricerca, in particolare la mia, effettivamente molto costosa in quanto altamente sperimentale. Al contrario, l’offerta dei programmi a livello europeo è molto competitiva e sempre più interessante”. Sciortino prende come esempio il progetto ‘ITER’ (International Thermonuclear Experimental Reactor), attualmente in costruzione in Francia, che vede lo sforzo congiunto di molti Paesi del mondo sul suolo europeo per la realizzazione di un reattore sperimentale a fusione nucleare in grado di generare energia sicura e pulita al 100%.

Continuando con il racconto del suo percorso formativo, Francesco torna a rivangare il suo passato a Viterbo, sottolineando come, in realtà, la Fisica non fosse il suo primario campo di interesse all’epoca. In Italia, infatti, gli studi del liceo lo avevano portato a sviluppare interessi in molti campi, ma fu durante gli anni in Inghilterra che cominciò a delinearsi il vero futuro del giovane in quel preciso campo della ricerca scientifica. “A mio avviso, i programmi scolastici italiani dovrebbero essere aggiornati nei contenuti, in particolare per quanto riguarda le materie scientifiche. Non si dovrebbe contare solo sulla buona volontà di professori come il Prof. Ercoli (l’organizzatore del format “A volte ritornano…”, ndr) per affascinare gli studenti alla ricerca odierna in scienza e tecnologia. La Fisica in particolare diventa via via più interessante con il progredire degli studi, ed insegnare solo le basi, senza mostrare le applicazioni moderne, può risultare noioso a dei liceali. A differenza dei Paesi anglosassoni, inoltre, in Italia non vi sono abbastanza laboratori, sistemi informatici e progetti in grado di spronare lo studio delle materie scientifiche. In compenso, siamo molto forti sulla teoria”.

Ovviamente, la critica di Francesco nasce per il semplice amore di veder aumentare il prestigio dell’Italia. Il più grande limite, come continua a spiegarci, è dato indubbiamente dall’assenza di mezzi e di fondi, ma è anche una questione culturale: “L’Italia è ancora molto concentrata sui Classici e sull’Arte, delle vere risorse per il nostro territorio, ma un’economia avanzata non può basarsi unicamente su questi e sul turismo che ne deriva. È necessario un forte investimento in tecnologia e scienza per compiere il prossimo passo. Paesi come la Gran Bretagna e la Germania lo hanno capito da tempo, per non parlare degli Stati Uniti d’America. Ci manca un poco il coraggio di renderci conto che non possiamo più adagiarci sugli allori del nostro passato e di cominciare a investire sul futuro”.

La “ricetta” di Francesco, quindi, sarebbe quella di incrementare i fondi destinati alla ricerca e agli investimenti nel settore scientifico, senza necessariamente mettersi a paragone da subito con Stati più virtuosi. In questo, potrebbe aiutarci la stessa Unione Europea: “A oggi, i fondi europei sono quelli che sostengono alcuni dei migliori progetti scientifici. L’Europa è riuscita a creare un framework molto efficace e lo stesso Regno Unito si sta rendendo conto che uscire dall’Unione potrebbe comportare un problema per il sistema universitario e scolastico britannico, causando non pochi disagi”.

Al termine della nostra chiacchierata, il nostro “cittadino del mondo” ci saluta con un augurio, sperando un giorno di riuscire a “lasciare il segno”: “Il mio sogno è sicuramente quello di vedere realizzata la fusione nucleare. Vorrei avere un ruolo nella risoluzione di almeno uno dei tanti problemi che affliggono il nostro mondo. Ho scelto di provare ad avere questo ruolo con la mia materia, la Fisica, e attualmente faccio parte di un gruppo che potrebbe riuscire in questo. Stiamo lavorando su ‘SPARC’ (per maggiori informazioni: http://news.mit.edu/2018/mit-newly-formed-company-launch-novel-approach-fusion-power-0309, ndr), la novità del mondo della fusione nucleare, un progetto al quale sta partecipando anche l’italiana ENI”.

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