Coldiretti Viterbo: “Salvaguardiamo il settore ovino dal rischio di speculazione”

La Coldiretti Viterbo punta sul peso del settore ovino nel Lazio sottolineando l’importanza di non abbassare i prezzi del latte. “Non è il momento storico per toccare i contratti con gli allevatori” interviene Mauro Pacifici, Presidente Coldiretti Viterbo “Il settore già messo a dura prova dall’ emergenza sanitaria di questi giorni, non è disponibile per ricontrattare sul valore del latte anche se rimane sempre la disponibilità a ricercare risorse comuni per il settore”.

La provincia di Viterbo ricopre il primo posto a livello regionale per quel che riguarda il comparto ovino. La tradizione culturale e la conformità del terreno hanno portato, negli anni, alla presenza di oltre 250 mila capi identificati, più della metà della produzione regionale. Solo nel Comune della capitale della Tuscia si registrano oltre 100 allevamenti e più di 40 mila capi identificati.

“Ringraziamo l’industria lattiero casearia del settore ovino del Lazio che ha deciso di non abbassare il prezzo del latte. Riteniamo questa una decisione coraggiosa e importante in un periodo storico assolutamente anomalo”

L’ emergenza Coronavirus,con la chiusura di ristoranti ed agriturismi ha portato ad un crollo della domanda, attestabile intorno al 35%, anche della carne d’agnello. Nello specifico il prezzo alla stalla ha avuto un calo di 1 euro netto dal 2019 ad oggi: i costi di produzione vanno così a superare i margini di guadagno per l’allevatore. Il reddito degli allevatori va così a dimezzarsi compromettendo un comparto che a livello regionale vede coinvolte 10 mila aziende agricole con almeno 40 mila addetti.

“La soluzione a questo crollo può essere il coinvolgimento della GDO – grande distribuzione organizzata – che, mettendo sui banconi dei supermercati la carne degli agnelli, può andare incontro ai consumatori nella scelta di prodotti ed, inoltre, prediligerebbe il Made in Italy, garantendo la filiera corta” continua Pacifici “Fin dall’inzio Codiv abbiamo lanciato la campagna #MangiaItaliano, auspichiamo che questo appello venga, non solo accolto, ma attuato a più livelli, lungo tutta la filiera in maniera celere”.

I dati ufficiali registrano a giugno 2019 una consistenza nazionale del patrimonio ovino, pari a 6 milioni di capi di cui oltre 600 mila nel Lazio, che è la terza regione d’Italia. Nel confronto con le altre regioni, la produzione laziale è orientata principalmente alla produzione di latte, mostrando una specializzazione superiore alla media nazionale. Nel Lazio ci sono, infatti, 300 allevamenti con più di 500 capi, che da soli coprono metà della produzione regionale. Emerge nella nostra regione una maggiore concentrazione della produzione in allevamenti di grandi dimensioni rispetto alla media nazionale. Nel Lazio il 5% degli allevamenti, superiori a 500 capi, detiene il 52% della produzione totale contro un 3% di allevamenti superiori ai 500 capi, a livello nazionale, che si ferma a coprire il 29% del patrimonio ovino nazionale.

“L’ attenzione, in questo momento, è ancora più alta verso quei caseifici che, ci segnalano, stanno procedendo in maniera non trasparente tramite azioni speculative assolutamente da scoraggiare; questo comportamento non solo danneggia gli allevatori ligi al proprio lavoro ma è una macchia sul nostro Made in Italy che, come Coldiretti, tanto proteggiamo e valorizziamo” conclude Pacifici.

Proprio per questo è stata attivata da Coldiretti una casella di posta sos.speculatoricoronavirus@coldiretti.it, per raccogliere informazioni e segnalazioni sulla base delle quali agire a livello giudiziario, se non verranno fornite adeguate motivazioni. Nei giorni scorsi alcune denunce sono già partite dalla Coldiretti Lazio a seguito delle segnalazioni arrivate all’ indirizzo email.

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