Leonardo Tosoni e Skylab: “Ci siamo fatti trovare pronti applicando il marketing dell’arte e della cultura virtuale”

di Luciano Costantini

Leonardo Tosoni

Pensi a Tarquinia e l’immaginazione vola in automatico agli Etruschi e alla loro straordinaria civiltà. Certo fai fatica a pensare che proprio questa antica terra di commercianti, artisti, lucumoni possa aver fatto germogliare una startup che viaggia nel futuro con il propellente del passato. Si chiama Skylab, ha poco più di vent’anni, ma non li dimostra perché da sempre punta sul fattore innovazione per fare comunicazione, storia, cultura. Prossima stazione, ma non capolinea: domani. Fondatore e art director Leonardo Tosoni, un volto da etrusco verace.”Orgoglioso di essere tarquiniese anche se sono nato a Roma, ma soltanto per contingenze ospedaliere. A Tarquinia vivo ed ho sempre vissuto”, puntualizza con un punta di legittimo orgoglio. Sintesi del suo curriculum: “Mi sono laureato all’Istituto Europeo di Design e da lì è partita la mia avventura nel mondo della comunicazione visiva. Ho lavorato per case discografiche, per Sky, nel settore farmaceutico, in televisione”.

Come nasce Skylab?

Dall’esigenza di realizzare qualcosa di innovativo insieme al mio direttore marketing, Marco Piastra. Obiettivo intercettare un mercato di riferimento e lo abbiamo individuato nel turismo e nella cultura dove l’innovazione era completamente assente. Lo ammetto, lo abbiamo fatto in modo un po’ irruento, comunque irrituale. Le lascio immaginare le prime riunioni con i soprintendenti: ci cacciavano dai tavoli, ci vedevano come degli alieni che mancavano di rispetto alla storia e alla cultura. Invece, chi non accetta l’innovazione, commette il più grosso degli errori. Guardi cosa sta succedendo adesso con il coronavirus: i musei sono completamente morti e sarà difficile riaprirli.

Restando in ambito culturale, fa più vittime la pandemia o l’ottusità di qualcuno?

Dico solo che in questo momento la pandemia è una grandissima occasione che in pochi dimostrano di capire perché ci può permettere di prenderci il posto che ci spetta a livello internazionale. Noi, è sicuro, ne usciremo prima degli altri e possiamo contare su un patrimonio imbattibile. Viterbo, per esempio, è il borgo più grande che può offrire l’Italia, ed è una città in grado di costruirsi un futuro turistico incredibile. Ma l’intera Tuscia potrebbe acquisire fette di mercato formidabili perché, purtroppo e per diverso tempo, le persone non potranno più andare ai musei Vaticani o agli Uffizi per paura.

In questo momento avete progetti in cantiere?

Siamo sotto contratto con Cefalù, Salsomaggiore Terme, Città della Pieve, Orvieto. Tra poco presenteremo la segnaletica per i navigli di Milano e a settembre dovremmo presentare la segnaletica per la città di Roma.

In poche parole, come fa Skylab a far incontrare l’innovazione con la cultura?

Glielo dico in quattro parole: rendiamo accessibile il patrimonio. Certamente il prodotto di punta che ci ha fatto conoscere in tutto il Paese è la segnaletica interattiva che fino ad oggi abbiamo allestito in 92 Comuni italiani e in 12 siti Unesco. Il cambio di passo c’è stato nel 2013 con la segnaletica di Tarquinia. Ora stiamo sviluppando un nuovo prodotto, ancora su Tarquinia.

Cioè?

Prendere la città e metterla on line. Attenzione, non sarà un banale sito, ma attraverso una ricostruzione virtuale di video e fotografie andremo a cercare turisti in tutto il mondo. Li porteremo in mongolfiera sopra la città e saranno loro a scegliere dove scendere per una visita più approfondita. Magari alle tombe etrusche o al museo o nel centro storico.

E per Viterbo?

Ci abbiamo provato tante volte, ma non è andata. Forse abbiamo sbagliato l’approccio. La segnaletica che c’è attualmente non è stata realizzata da noi, ma ad un anno di distanza dal via già non funzionava al meglio. Attenzione, noi non vendiamo soltanto cartelli, ma quello che i cartelli possono fare per la gente. I cartelli parlano ai ciechi o accompagnano un disabile in un virtual tour.

Il coronavirus, diceva, può essere una opportunità…

Guardi, noi siamo entrati in lockdown cinque giorni prima che venisse comunicato ufficialmente cominciando a lavorare a casa in smart working. Quei giorni hanno fatto la differenza perché abbiamo notato che il ministero si apprestava ad aprire una call per offrire servizi alle persone chiuse in casa e abbiamo subito creato una biblioteca digitale con venti titoli di libri importanti. Subito ci sono stati picchi di settemila/ottomila visualizzazioni al giorno. Con il museo di Raffaello il salto è stato ancora più importante, direi incredibile. Abbiamo lavorato in pigiama da casa contattando una quarantina di persone che a quella splendida rassegna mediatica hanno dato voce e vita. Avevamo anche un altro progetto, perfino più ambizioso. Insieme a diversi sindaci della Tuscia stavamo organizzando un viaggio a Miami per allestire lì un museo virtuale sulle bellezze della nostra terra. Insomma, volevamo far visitare la Tuscia da Miami. Non c’è stato neppure il tempo di acquistare i biglietti perché il virus è arrivato prima. Ma il viaggio è soltanto rinviato”.

L’utilizzo della tecnologia per comunicare ed esporre i prodotti culturali, sia on site, cioè nelle sedi espositive come musei e gallerie, che online, all’interno dei siti Web o dei Social Network utilizzati dalle istituzioni. Il momento che stiamo vivendo ci ha già immesso nel presente. Il futuro è adesso. E nel pensatoio di Tarquinia si lavora duro per produrre nuove idee.

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