Se il tema di Expò, grande evento del cibo, è ”Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, Claudio Pagliaccia con il suo piccolo gioiellino ne è il filo logico, quello la cui anima conduce a nutrimento, salubrità, piacere, gusto, casa, famiglia.
Entrare nella storia di Fornovecchino significa scoprire un luogo dove tradizioni e sapori si incrociano in un’ambientazione straordinaria. Siamo a metà strada tra Montefiascone e Viterbo, Fornovecchino è una piccola realtà aziendale tipica del made in Italy pregiata, unica nel suo genere, con una storia secolare.
Tutto inizia con la coltivazione di cereali negli appezzamenti dei terreni prima dei nonni, poi dei genitori. Ricorda Claudio Pagliaccia che nel racconto del padre si raffigurava la grande tavolata della colazione in cui hanno sostato i soldati della Prima Guerra Mondiale, ma anche il re Gustavo di Svezia nella pausa dei suoi scavi a Ferento intorno agli anni 60.
Claudio Pagliaccia il titolare del marchio, 48 anni, nell’82 appena quindicenne studente dell’Istituto geometra inizia a respirare l’azienda di famiglia in cui sono dentro pure i suoi due fratelli, ma è nell’87 che vi entra a tempo pieno e pian piano comincia ad afferrare il concetto che solo con lo sfruttamento dei terreni non si andrà avanti, serve un’idea di svolta che per lui è nel recupero dei semi antichi che il mercato tradizionale non considera a dovere.
Nel 2004 avviene il grande passo con la trasformazione delle farine riportate alla loro natura, private dagli effetti dei pesticidi. Nella sua mente rimane lo slogan di quegli anni “Niente chimica nel piatto”. Nel 1999 ci sarà il grande passo al biologico certificato, con la trasformazione dell’azienda in un progetto coadiuvato oggi dalla moglie Romina, ma che tende a coinvolgere le due giovani figlie ancora studentesse Benedetta e Diletta.
Parte da lì la commercializzazione di paste e farine, due linee la prima d’impatto sui rivenditori, intercettata anche dai medici in particolare pediatri per una sana alimentazione dei bambini, la seconda per intenditori che amano il mangiare sano nell’uso quotidiano . Dai semi kamut e Senatore Cappelli esce il brand Fornovecchino di Claudio Pagliaccia, un processo produttivo unico esempio di filiera chiusa, che semina, macina e trasforma semi da grani antichi, tritati a pietra.
Se gli chiedi quanto è importante il territorio, lui ti risponde che è predominante la qualità del grano e la lavorazione, il territorio incide per quello che sono i raccolti. Dal 2001 la qualità di Fornovecchino è certificata a livello europeo da Bioagricert, che riconosce l’alto standard qualitativo del pastificio e di tutti i suoi prodotti. Nel 2011 ha vinto a Roma l’Oscar Green arrivando 1° a livello regionale.
Il 2006 segna la prima esposizione all’estero, con la partecipazione alla Fiera Bio Fach a Norimberga di cui Pagliaccia ricorda: “Mi sono accorto che era il mondo che metteva in vetrina il mondo. Grazie al supporto di strutture come Regione Lazio e Camera di Commercio, il mio progetto diviene vincente e con le mostre internazionali, le farine speciali e la pasta viaggiano oggi nel mercato estero in paesi come America, Norvegia,Canada,Germania”. In Italia un buon seguito nel mercato romano. I suoi prodotti sono commercializzati da Upm linea microbiologica creata dal prof Mario Pianesi, fondatore e Presidente dell’Associazione UPM.
Pagliaccia si rivela un precursore dei tempi, sostenitore indulgente del mangiare sano, governa dall’Ombrone con coerenza la sua produzione lavorando attivamente la terra, curando una azienda agricola di 70 ettari a servizio del pastificio, 210 la superficie totale che include anche i suoi fratelli. Rimane il luogo dove scoprire gli alimenti più insoliti, raccontati direttamente dalla voce di chi li coltiva e produce. A portata di mano una straordinaria realtà che la Tuscia mette nella borsa dei suoi tesori. Chiudiamo la nostra conversazione chiedendogli se è prevista una partecipazione di Fornovecchino ad ’Expò Milano: Claudio risponde: “ Andrò in autunno a conclusione di evento, ho avuto la disponibilità piena di mettere in mostra le mie farine, la mia pasta, la mia terra da Camera di Commercio a Coldiretti e da tutte le Confederazione della Tuscia . E’ una occasione unica, una vetrina universale mondiale a cui non posso mancare”.