Alessandro Maurizi, un poliziotto con la passione per il giallo

Poliziotto per professione. Ma scrittore lo è per caso? La domanda sorge spontanea al tavolo di un bar di periferia. Di fronte Alessandro Maurizi, sovrintendente capo alla Questura di Viterbo e creatore di libri gialli. Il nostro interlocutore non riflette neppure un istante perché, evidentemente, una risposta l’ha già data, e da tempo, prima a se stesso: “Sono e sarò un poliziotto fin quando non mi manderanno via, però ho delle passioni altrettanto importanti come il mio lavoro che sono supportate dalle suggestioni che esso mi offre: scrivo libri gialli e da lì è nato il progetto di Ombre Festival che proprio con le ombre ha a che fare”.
Eh sì perché Alessandro Maurizi è l’ispiratore e il patron del meeting del Giallo che ha portato a Viterbo magistrati di primo piano, la banda della polizia, illustri personaggi che hanno legato il loro nome al noir. Un successo esaltante, magari insperato.
“L’evento – spiega – è scaturito proprio dalla mia professione di poliziotto. Se nella vita avessi fatto altro non avrei sviluppato questa suggestione. Una passione nata tantissimi anni fa, che anzi c’è sempre stata. Scrivere è la mia vita, e poi quando scrivo mi riposo. Quando lo faccio? Preferibilmente al mattino presto. Non lavoro di notte sorseggiando un caffè tra una sigaretta e l’altra come impone spesso lo stereotipo dello scrittore”.
Dal poliziotto-scrittore a patron del meeting.
“Il progetto Ombre non è nato per caso, ma dopo un lungo peregrinare tra i vari festival. In Italia, li ho visti tutti, ma proprio tutti e, a mio avviso, non funzionano perché non riescono ad attrarre un pubblico numeroso. Allestire una manifestazione dedicata esclusivamente al libro giallo avrebbe calamitato solo giallisti mentre a Viterbo abbiamo voluto allargare la platea realizzando anche una operazione culturale a 360 gradi. Abbiamo parlato della Chiesa, del terrorismo, dell’Islam, della mafia, della legalità. Il nostro è stato un festival di qualità ed eleganza nato, mi lasci la battuta, nell’ombra”.
Difficile però, in questo caso, interpretare il concetto di ombra?.
Cerco di spiegarlo con una farse di Celine che dice: tutto quello che è interessante accade nell’ombra e nulla si conosce della vera storia degli uomini. Partendo da questo presupposto intrigante abbiamo realizzato una rassegna accattivante. Detto questo, non so se il prossimo anno allestiremo una seconda edizione, magari la faremo tra due anni. Il lavoro che abbiamo fatto per preparare la prima è stato massacrante. Dispiace per la città, ma noi nella vita facciamo i poliziotti. Abbiamo puntato sull’eleganza e la qualità e questi due parametri non potremmo abbandonarli solo per ripetere una iniziativa che verosimilmente potrebbe risultare raffazzonata.

Ma andare a sollevare un’ombra per disvelare la sua realtà non può essere rischioso per una organizzazione come la vostra fatta di poliziotti?Insomma, scoprire un mistero non è una operazione pericolosa?
Assolutamente, nessun timore. Io, per esempio, sono affascinato dalla vicenda P2 e il mistero che ancora la circonda lo affronterei anche domani facendo parlare le carte processuali e non sollevando argomenti astratti.

Restiamo alle ombre, non è che il festival ha oscurato il premio Romiti?
Ma no, nella serata della sua assegnazione c’era tantissima gente a testimoniarne l’importanza.
La cosa che le più ha fatto piacere?
L’impegno dei colleghi dell’associazione Romiti con loro è stato messo in piedi la prima edizione di un festival di letteratura Noir. Sono stati encomiabili e poi l’armonia totale con tutti i festival che a Viterbo si svolgono. Infine, ovviamente, vedere le piazze della città gremite di gente.

Finiamo restando in tema: qual è stata, se c’è stata, l’ombra sul festival?
Insomma, l’eventuale cruccio che si porta dietro
?
Che domenica scorsa ha piovuto, ma nonostante la pioggia siamo riusciti a salvare quasi tutti gli eventi programmati.Ad illuminarci forse quell’ombra che tutti noi proiettiamo.
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