La Riserva Naturale del lago di Vico ha accolto quest’oggi l’escursione foto-naturalistica organizzata dall’Università degli Studi della Tuscia, in collaborazione con i guardiaparco Lucia D’Amato e Armando Di Marino. L’occasione, davvero unica, ha visto anche la partecipazione di un nutrito gruppo di studenti e studentesse delle scuole superiori Ruffini di Viterbo e Midossi di Civita Castellana e Nepi, impegnati nel progetto di alternanza scuola-lavoro con i vari Dipartimenti dell’Unitus.
Tra gli accompagnatori dei ragazzi, anche il direttore del DISUCOM Giovanni Fiorentino, il professore Giacomo Nencioni e le prof.sse Elina FIlippone e Luisa Carbone, che hanno “scortato” i giovani mettendo a disposizione il proprio sapere nonché un supporto di tipo professionale. Fotografia, filmografia, geografia e conoscenza del territorio sono stati ovviamente gli argomenti più gettonati, ma non sono mancati accenni anche ad antichi miti locali. Come ha potuto illustrare il dottor Di Marino (laureato dell’Unitus in Scienze della Comunicazione), guida e cicerone del gruppo, le origini del lago di Vico si perdono nella mitologia, fino a un particolare racconto avente per protagonista il dio greco e romano Ercole. Stando alla leggenda, la divinità, dopo essere stata sfidata a una prova di forza dai contadini locali, avrebbe conficcato e poi estratto la sua clava dal terreno con una potenza tale da far sgorgare un grande flusso d’acqua. Con il passare del tempo, il fiume avrebbe poi colmato la conca che oggi ospita il lago.
Ovviamente, oggi sappiamo bene che l’origine del bacino è vulcanica, ma la particolare leggenda possiede ancora oggi un fascino intrigante che riesce a trasportare tutti in un’altra epoca, dove si credeva che divinità e mostri popolassero i territori della Tuscia. Oggi, l’intera zona adiacente al lago di Vico è una grande riserva naturale di circa 4000 ettari, equamente suddivisi tra il comune di Caprarola e quello di Ronciglione, e può offrire scorci davvero unici, come la “faggeta depressa” del monte Venere, un’insolita zona boschiva dove i faggi sembrano aver dimenticato di essere alberi tipici delle zone montane a circa 1000 metri (qui siamo ad appena 500). A guardia del luogo vi sono sei guardiaparco che hanno il compito di proteggere la flora e la ricca fauna, caratterizzata da gatti selvatici, cinghiali, daini ed almeno 6000 esemplari di uccelli di varie specie, tra i quali i rari lanari (falconiformi dall’areale italiano sempre più ridotto) e tre tipologie di picchi (verde, rosso maggiore e il più comune rosso minore).
L’uscita fuori porta si è conclusa con un particolare spettacolo organizzato dai due guardiaparco, un kamishibai, un teatrino giapponese in legno, grazie al quale si possono illustrare delle storie con dei disegni, accompagnati da una coinvolgente narrazione. Qualcosa di sicuramente inaspettato e allo stesso tempo piacevole e d’impatto.
Presenti alla lunga e stimolante visita guidata anche un discreto numero di studenti dell’Università appartenenti a vari Dipartimenti, tra i quali i ragazzi del corso di fotografia, uno dei molti laboratori pratico-teorici che l’Unitus offre ogni anno ai suoi iscritti.
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