Tuscia in pillole. Il Cristo che non ti aspetti

di Vincenzo Ceniti*

Cristo-Bassano Romano

Se trovate la porta chiusa no problem. Basta alzare il chiavistello utilizzando la leva a croce che sta inserita nella serratura. Entrate in silenzio e dirigetevi verso il transetto destro, dove in un piccola cappella è sistemata la statua marmorea di un Cristo nudo. Siamo su una collina con vista sul monte Soratte alle porte di Bassano Romano, nel Santuario del Volto Santo di Gesù, imponente costruzione dei primi decenni del Seicento voluta dal marchese Vincenzo Giustiniani su disegno di Carlo Maderno. Al magnate-mecenate della nobile famiglia romana si deve alla fine del Cinquecento anche la ristrutturazione nel centro del  paese del  poderoso palazzo Odescalchi (dal nome dell’ultima casata) che Federico Fellini utilizzò per La dolce vita, Luchino Visconti per il  Gattopardo e Alberto Sordi per L’avaro.

La statua del Cristo di cui dicevamo è un affascinante mistero su cui aleggia lo spirito di Michelangelo che avrebbe iniziato la scultura nel primo Cinquecento, quando era alle prese con la tomba di Giulio Il, su commissione di alcuni nobili del tempo per la Basilica di Santa Maria sopra la Minerva a Roma. Avrebbe interrotto il lavoro  a causa di una venatura del marmo in pieno volto. Per onorare l’impegno  Michelangelo realizzò un’altra statua con l’aiuto, secondo Antonio Vasari, di un suo allievo, tale Pietro Urbano “Mandò in quello tempo Pietro Urbano pistoiese suo creato in Roma a mettere in opera un Cristo ignudo che tiene la croce il quale è una figura mirabilissima che fu pista nella Minerva allato alla cappella maggiore per messere Antonio Metelli”. Addirittura ne avrebbe fatta una terza  poiché quella di Urbano non andava bene.

A noi interessa comunque la statua iniziale, quella incompiuta che venne acquistata molti decenni dopo, nei primi del Seicento, da Vincenzo Giustiniani e poi posizionata dai suoi eredi nel Santuario di Bassano Romano, con l’aggiunta di un perizoma come comandava la Controriforma. Sembra che la sua rifinitura, con alcune modifiche, sia stata opera di Lorenzo Bernini, allora un giovane e promettente talento.

Ce n’è abbastanza per alimentare suggestioni e curiosità, di cui si nutre la letteratura turistica, che ci piace condividere in una terra, come la Tuscia, dove Michelangelo si è presentato  in più versioni, sia come fruitore delle acque sulfuree di Viterbo per un noioso mal della pietra, che come amico di Vittoria Colonna al tempo degli Spirituali di Viterbo dopo lo scisma provocato da Lutero. Ma anche come autore dei disegni preparatori alla famosa Pietà che dipinse  Sebastiano del Piombo su commissione del canonico Giovanni Botonti  e tuttora esposta nel museo dei Portici di Viterbo.

Ma torniamo alla statua di Bassano Romano. Negli anni della seconda guerra mondiale il Santuario venne abbandonato e si ridusse a rudere. Ci fu allora un altro mecenate, questa volta non un marchese, ma un monaco della Congregazione dei Silvestrini, don Ildebrando Gregori, che prese a cuore il monumento e trovò la forza, la fede e i fondi per restaurarlo con la costruzione addirittura di un adiacente monastero, intitolato a San Vincenzo martire,  inizialmente destinato  a seminario vocazionale e poi all’accoglienza dei giovani, soprattutto degli orfani di guerra. Oggi ospita le scuole del circondario di ogni ordine e grado.

Della statua del Cristo si sapeva poco o nulla. Nessuno ne faceva menzione, neanche i vescovi nelle loro Visite Pastorali..Fu  merito di una studiosa, Silvia Danesi Squarzina, se nel 2001 rileggendo alcuni documenti potè  ricostruire la storia di quella scultura, con la sua nervatura come marchio di riconoscimento. Venne accuratamente ripulita, privata del  perizoma e sistemata nella cappella della basilica. Cristo è in piedi appoggiato a una croce. Il suo corpo è perfettamente modellato con una torsione che molto appartiene alle soluzioni michelangiolesche.

Riguardo al Santuario va segnalata al suo interno una lapide che ricorda la visita di Innocenzo X nel 1648 quando concesse alle comunità del posto la possibilità di liberare dalle pene del Purgatorio quelle anime che sarebbero state  ricordate in una delle messe dell’Ottavario dei defunti. Accanto alla chiesa si trova la Casa per Ferie “Ildebrando Gregori”  (cell. 340.0990065 – 120 posti letto) gestita dagli stessi Silvestrini, accoglienza ideale per gruppi parrocchiali, ritiri spirituali, conferenze ed altro.

Non si può lasciare Bassano Romano senza aver visitato al centro del paese l’imponente palazzo nobile, ricostruito da Vincenzo Giustiniani e segnalato da quattro mega busti in peperino presso l’ingresso che sostengono le teste marmoree dette, in dialetto locale, “Tatocci di piazza”.  Interni con affreschi manieristici tra cui la “Caduta di Fetonte” di Francesco Albani. Sorprende un piccolo teatro a ferro di cavallo con doppio ordine di palchi in legno e un’ampia platea.

Cristo Bassano
Il volto del Cristo di Bassano Romano con la nervatura sul volto

 

L’autore*

ceniti

Console di Viterbo del Touring Club Italiano. Direttore per oltre trent’anni dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo (poi Apt). È autore di varie monografie sul turismo e di articoli per riviste e quotidiani. Collabora con organismi e associazioni per iniziative promo-culturali. Un grande conoscitore della Tuscia.

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI