Tuscia in pillole. Galleggia da millenni sulle acque dolci di Bolsena

di Vincenzo Ceniti

Isola Bisentina

Giulia Farnese, di cui ricorre quest’anno il quinto centenario della morte (1524-2024), avrebbe voluto essere sepolta, come da testamento, nella chiesa di famiglia dei SS. Giacomo e Cristoforo sull’isola Bisentina nel lago di Bolsena, ma probabilmente non venne accontentata dal momento che la sua tomba fino ad ora non è stata ritrovata.. Quei luoghi guardati a vista dal palazzo atavico di Capodimonte, l’aveva negli occhi e nel cuore da giovanissima, prima della sua “missione” a Roma presso la corte pontificia come “favorita” di Alessandro VI.

Questo appartato angolo di verde, che da millenni galleggia sulle acque del lago vulcanico  più grande d’Europa, vanta almeno tre asterischi: natura incontaminata, silenzi totali ed un antro circolare sotterraneo che alcuni hanno paragonato alla Malta dantesca, prigione buia e fangosa destinata agli ecclesiastici colpevoli di eresie e reati. Al centro della volta si apre la canna di un pozzo di una ventina di metri che raggiunge la superficie con la bocca esterna segnalata da un cilindro pietroso. Il carcere doveva essere piuttosto buio e con pochissima aria. Ci terrorizza il pensiero che vi siano stati segregati nel corso degli anni  prigionieri illustri, come Angelario, abate di Montecassino (1295) reo di non  essere riuscito ad impedire la fuga di Celestino V dopo il “Gran rifiuto”, Ranieri Ghiberti, Gran Maestro dei Templari (1299) e un gruppo di monaci di Forlì accusati di eresia (1359).

L’isola, in odore di santità ambientale e paesaggistica, è praticamente disabitata e si raggiunge con agili battelli turistici da Capodimonte e Bolsena che la circumnavigano. E’ visitabile in occasioni particolari e su richiesta. Il suo nome fa eco al villaggio etrusco di Bisenzio che sorgeva a poca distanza  sulle coste settentrionali del lago. Negli ultimi anni Ottanta del secolo scorso nei fondali antistanti, dove la profondità delle acque è maggiore, vennero ritrovati i resti di una imbarcazione preistorica dell’età del Bronzo che oggi si può ammirare nel museo della Navigazione delle acque interne a Capodimonte.

Ad osservarla dalla terra ferma –  meglio  se dai paesi di Marta e Capodimonte  che le stanno di fronte  a meno di un chilometro – sembra un dinosauro addormentato che galleggia sull’acqua. Vista dal drone, la sua silhouette si trasforma  in una Y colorata di verde a varie tonalità,   Trae origine da un cono eruttivo dell’avvallamento dei Volsini dopo gli ultimi sconvolgimenti di 120.000 anni fa.

Si distende per circa 700 metri di lunghezza e 500 di larghezza. In gran parte pianeggiante, presenta due rilievi, uno a nord e uno a sud, rispettivamente di 360 metri (monte Tabor) e 326 metri (monte Oliveto) di altitudine sul livello del mare. Accoglie alcune edicole quattro-cinquecentesche con affreschi attribuiti alla scuola di Benozzo Gozzoli. Notevole quella sangallesca di Santa Caterina (la Rocchina) a strapiombo sulle acque.

Le sue coste si prestano a dolci insenature, una delle quali funge da darsena di stile liberty risalente alla fine dell’Ottocento. Molte le piante di importazione seicentesca (eucalipti, magnolie, cedri e palme) in aggiunta a quelle autoctone, come lecci millenari, su cui si intrecciano i voli, ora agili, ora grevi  di volatili stanziali e di passo: nibbio bruno, gabbiani, gheppi, taccole, fagiani, aironi cinerini, cormorani e cornacchie.  In acqua, fasci di cannucce proteggono gallinelle, germani reali e anatre. Il microclima favorisce una rigogliosa vegetazione e molte varietà di fiori: rose, camelie, ortensie, gigli e oleandri, circondati da piante di agrumi, fichi, lunghi filari di vitigni, olivi selvatici.

L’uomo è presente da millenni, come fanno intendere, a largo delle coste,  alcuni resti di pali a sostegno di villaggi palafitticoli. Attraverso i secoli l’isola ha  ospitato  personaggi  di rango (Urbano IV, Pio II, Leone X, Gregorio XIII) e più volte in passato è stata  rifugio per le popolazioni rivierasche del lago di Bolsena  in occasione di invasioni e saccheggi.

Per gustare i sapori del lago, dobbiamo sederci al tavolo di una delle tante trattorie dislocate lungo le rive a Bolsena, Montefiascone, Marta, Capodimonte  e  Gradoli.  Il menu non si discute: :sbroscia” alla pescatora (zuppa di pesce di lago), frittura mare-lago con dovizia di lattarini (anche marinati), anguille in umido o alla griglia tra due guance di alloro, coregone arrosto o in “salsa martana” e via degustando. Bianco Est! Est!! Est!!, ma anche Cannaiola di Marta, Grechetto  e Aleatico di Gradoli.

 

Vincenzo Ceniti

Nelle foto: una rara immagine in bianco e nero dell’isola Bisentina nel 1928 con alcuni visitatori

 

Nella foto a colori, l‘isola dall’alto.

 

L’autore*

ceniti

Console di Viterbo del Touring Club Italiano. Direttore per oltre trent’anni dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo (poi Apt). È autore di varie monografie sul turismo e di articoli per riviste e quotidiani. Collabora con organismi e associazioni per iniziative promo-culturali. Un grande conoscitore della Tuscia.

 

 

 

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