Tartarughe terrestri e semiacquatiche, consigli utili su come accudirle

di Chiara Sordini*

Questa settimana mi è stato chiesto di parlare di tartarughe.

Molti di voi avranno avuto o hanno delle tartarughine semiacquatiche in casa, acquistate o vinte in qualche fiera; più rari sono invece coloro che possiedono delle tartarughe terrestri, detenute quasi sempre illegalmente, cioè prive di certificati CITES.

Per una corretta gestione in cattività è necessario garantire condizioni ambientali adeguate (spazio, temperatura, umidità, substrato etc), un’alimentazione corretta, igiene e un habitat quanto più possibile privo di stress. La stragrande maggioranza dei problemi che si riscontrano nei rettili in cattività è legata ad errori gestionali, che possono far soccombere l’animale a infezioni opportuniste a causa della depressione del sistema immunitario.

Vi darò qualche consiglio sulla gestione, per le tartarughe terrestri e per quelle semiacquatiche.

TARTARUGHE TERRESTRI

Le tartarughe terrestri tenute in cattività vivono nei terrari, che dovrebbero essere almeno 10 volte la lunghezza dell’animale.

Poiché i cheloni sono ectotermi, necessitano di una fonte di calore esterna per la termoregolazione. Nel terrario dovrebbe esserci un gradiente di temperatura, che crea una zona più calda ed una più fresca. Per riscaldare si usano delle lampade appese fuori dal terrario, o anche materassini e pannelli radianti posti sul fondo del terrario, mai a contatto diretto con il rettile. Oltre al calore, le tartarughe hanno bisogno anche di una fonte di raggi UVB, necessari alla sintesi endogena di vitamina D3, indispensabile per l’assimilazione del calcio. Le lampade UVB devono essere poste a breve distanza dalla tartaruga (max 45 cm). Quando la stagione lo consente le tartarughe andrebbero lasciate all’aperto per alcune ore.

L’umidità ambientale è un altro fattore molto importante. Se è troppo bassa per la specie predispone a problemi renali dovuti alla disidratazione; se troppo alta predispone a infezioni fungine o problemi respiratori.

Se il clima lo consente le tartarughe terrestri possono essere allevate all’aperto, che è sicuramente la scelta migliore perché permette l’esposizione diretta alla luce solare, di fare movimento e di alimentarsi in modo naturale delle erbe di prato. E’ importante che la zona sia recintata per prevenire incidenti causati da automobili, tagliaerba o aggressioni da parte di cani o fughe.

TARTARUGHE SEMIACQUATICHE

L’allevamento in casa delle tartarughe semiacquatiche richiede l’allestimento di un acquaterrario, con una parte piena d’acqua e una parte emersa riscaldata. La profondità dell’acqua deve essere pari almeno alla lunghezza del carapace. L’acqua va riscaldata con un termostato. Per le tartarughe dei climi temperati la temperatura ideale è di circa 24-26°C di giorno, con una riduzione di circa 5°C di notte. In corrispondenza della zona emersa va collocata una lampada riscaldante che crei un punto caldo di 30-31°C, posta accanto ad una lampada UVB. Durante le giornate calde e soleggiate è ottimo esporre le tartarughe alla luce solare diretta.

IL LETARGO

Le tartarughe dei climi temperati, sia terrestri che semiacquatiche, durante la stagione fredda vanno in letargo perché non potrebbero sostenere le proprie attività metaboliche a causa della bassa temperatura. Il letargo ha un’azione benefica sulla salute e sul metabolismo, ed è particolarmente importante per la riproduzione.

Poiché durante il letargo l’attività metabolica e quella immunitaria sono fortemente ridotte, si deve consentire di entrare in letargo solo ad animali in condizioni fisiche ottimali e con sufficienti riserve corporee.

L’assunzione di cibo deve cessare 3-4 settimane prima del letargo, mentre l’acqua deve essere lasciata a disposizione. La temperatura ideale è di 5°C.

In condizioni naturali quando le condizioni climatiche raggiungono un punto critico la tartaruga si interra, isolandosi dal gelo. I rischi del letargo all’aperto sono legati all’attacco di predatori, all’annegamento in caso di precipitazioni molto intense e ad una temperatura invernale mite.

Per le tartarughe semiacquatiche il letargo è facoltativo.

La prima necessità che ha la tartaruga al momento del risveglio, a parte il calore, è quella di poter bere per reidratarsi. Appena emersa dal letargo va posta in un contenitore di acqua tiepida.

ALIMENTAZIONE

Le tartarughe possono essere suddivise in tre gruppi: carnivori, onnivori e vegetariani.

La maggior parte dei carnivori è rappresentata dalle tartarughe semiacquatiche, che sono prevalentemente piscivore. Il mangime in pellet, se bilanciato, è una buona scelta. Gli errori più comuni sono rappresentati dalla somministrazione di gamberetti secchi (causa di ipovitaminosi A) o di polpa di pesce o carne (causa di malattia ossea o metabolica per carenza di calcio).

Gli  erbivori sono rappresentati dalle tartarughe terrestri, che per la loro dieta hanno bisogno di molta fibra e calcio. Per questo erba medica e tarassaco sono un’ottima scelta, integrate con quantità limitate di verdure (es. cicoria e radicchio). La frutta va evitata perché ha un rapporto calcio-fosforo sfavorevole e può causare disturbi intestinali. I mangimi commerciali spesso sono inadatti.

Gli onnivori sono un gruppo eterogeneo. Gli alimenti di origine animale devono rappresentare una quota limitata della dieta, tra questi si possono offrire pesciolini (per le semiacquatiche), insetti, lombrichi, grilli, chiocciole e saltuariamente poco cibo per cani di tipo light. I vegetali vanno scelti tra quelli più ricchi di calcio.

Come dicevo all’inizio, i principali problemi delle tartarughe che vivono in cattività dipendono da errori gestionali. Spesso capita che animali malati, o semplicemente troppo cresciuti (nel caso delle tartarughe tenute negli acquaterrari), vengano abbandonati in campagna o negli stagni, scelta che, oltre a mettere a rischio la vita dell’animale stesso, non abituato ai pericoli e alle condizioni dell’ambiente esterno, altera anche l’habitat in cui viene liberato se presenti altri animali. Da qualche settimana abbiamo ricoverato una tartaruga terrestre che è sicuramente stata abbandonata, vista l’assenza di paura dell’uomo, a causa di un prolasso vaginale. Il recupero della tartaruga è stato possibile grazie all’intervento del CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici) del Lago di vico con cui collaboriamo. Appena finite le cure consegneremo loro la tartaruga, così da poterla reinserire nell’ambiente selvatico, dopo essersi disabituata all’uomo.

 

*La dottoressa Chiara Sordini vive e lavora a Viterbo. Si è laureata presso la Facoltà di Medicina Veterinaria di Perugia, luogo dove ha prestato tirocinio in una clinica per piccoli animali ed animali esotici. Tornata a Viterbo per un periodo si è occupata anche di animali da reddito. Da circa sei anni incentra il suo lavoro sugli animali da compagnia ed esotici; e da due anni anche sugli animali selvatici in collaborazione col CRAS di Viterbo. Da qualche anno ha intrapreso la specializzazione nel campo dell’ecografia.
Per consigli potete contattarla: sordini.chiara@tiscali.itredazione@tusciaup.com2

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