Simonetta Valtieri: RinascimentiAmo per valorizzare Viterbo e farla rinascere

di Francesca Pontani

Simonetta Valtieri è architetto professore emerito di Storia dell’architettura e restauro, presidente dell’Associazione RinascimentiAmo che a Viterbo ha la sua sede presso piazza San Simeone 5. L’Associazione quest’anno compie tre anni di attività, tre anni che potrebbero sembrare pochi ma che invece sono serviti a portare avanti tanti importanti progetti di conoscenza, valorizzazione e tutela qui a Viterbo: le scuderie papali di Giulio II (le scuderie di Sallupara), i dipinti di Palazzo Spreca, la cui storia era stata ricostruita nell’importante volume del 2012 sugli edifici architettonici della città di Viterbo (S. Valtieri, E. Bentivoglio, Viterbo nel Rinascimento. I palazzi, le chiese, i monumenti e le ‘storie’ del ‘400 e del ‘500 viterbese). Solo per citarne alcuni.

A raccontarcene la storia e i progetti è la diretta interessata.

L’associazione RinascimentiAmo: un Futuro per il Passato si propone di far Rinascere il Patrimonio storico e artistico (materiale e immateriale) del Passato – inteso come risorsa culturale e economica, utile allo sviluppo sostenibile dei vari territori – attraverso azioni di riscoperta, sensibilizzazione e valorizzazione, al fine di riportarlo nel presente e proiettarlo nel Futuro”.

«La storia di Viterbo è legata anche a Roma, per questo l’Associazione ha una sede anche a Roma. La storia di Viterbo è importante perché non è una storia locale ma legata a Roma e al Lazio, e poi a Viterbo ci sono tante cose da scoprire, come il fatto che dalla ricostruzione post bellica le è stata data un’impronta medioevale che in parte ha cancellato la fase storica del Rinascimento, per questi motivi una storia tutta da scoprire e da raccontare».

Quali sono gli obiettivi e i punti di forza dell’Associazione?
Conoscenza, restauro e valorizzazione: i tre punti cardine di ogni iniziativa che voglia concretamente raggiungere obiettivi di tutela e salvaguardia del nostro meraviglioso patrimonio storico, architettonico, culturale. Abbiamo scelto la parola “RinascimentiAmo”perché da un lato ha un significato simbolico, perché io sono un’esperta di Rinascimento; e poi la rinascenza è una rinascita, un futuro per il passato: perché ci siamo accorti che viviamo nell’eterno presente e invece è di fondamentale importanza trasmettere l’eredità culturale soprattutto per le nuove generazioni e la politica in generale, che sono sempre più tesi, invece, a vivere sempre al presente, al breve, ad avere subito un riscontro. In questa visione della vita e della politica purtroppo ci siamo resi contoche la valorizzazione è andata a discapito della conoscenza e della conservazione, ed è per questo che abbiamo deciso di creare questa associazione, che conta diversi soci, alcuni dei quali professori universitari.

Conoscenza e valorizzazione un legame inscindibile nel progetto di recupero e tutela di un bene architettonico?
La tutela spesso è in secondo piano perché nella valorizzazione sono presenti molto spesso i grandi flussi economici. E il problema qual è? che noi valorizziamo solo quello che già conosciamo e invece l’importanza, e nel caso specifico l’obiettivo della nostra Associazione, è la riscoperta di quello che non conosciamo perché non sia distrutto per sempre. E quindi da qui l’importanza della sensibilizzazione anche delle persone comuni, dei cittadini, degli appassionati, di tutti coloro che sono sensibili, perché sono le persone che fanno la politica; non a caso ci sono dei modelli televisivi che distraggono dalla realtà, quindidi primaria importanza è la conoscenza.
Valorizzazione legata ad un discorso di conoscenza: senza questo non ha molto senso la valorizzazione, perché è con la conoscenza che tu fai fruire un monumento, lo vivi.

Ha notato ad oggi un avvicinamento da parte dei privati e da parte delle istituzioni?
Stipulando una convenzione tra il Dipartimento PAU (Patrimonio Architettonico e Urbanistico) dell’Università di Reggio Calabria, da me diretto, e la fondazione Carivit di Viterbo abbiamo recuperato le scuderie di Sallupara, dieci anni ci abbiamo messo. Quelle del Bramante. Erano già destinate a trasformazione in un mercato coperto. Ma con il nome del Bramante come certificato di autorevolezza abbiamo interpellato la Soprintendenza per mettere un vincolo nonostante fosse già stato dato il permesso a costruire, in quanto l’edificio non era vincolato.
Con tanto impegno e amore per la nostra città natale, con mio marito Enzo Bentivoglio, abbiamo creato eventi e manifestazioni culturali per mettere in evidenza monumenti da salvare e/o da recuperare. Molto spesso c’è anche l’ignoranza nel senso di non sapere, e questo è il male peggiore che possiamo curare comunicando da specialisti del settore quali siamo il valore sociale, l’autenticità di un luogo, la sua unicità e specificità: caratteristiche che non si comprano e non si recuperano se vanno perdute per sempre, ma che invece capite e tutelate da tutti conferiscono un valore aggiunto sia al bene da tutelare che alla qualità di vita di chi intorno a quel bene storico vive e lavora.

Se si dovesse stilare una lista di monumenti – palazzi- chiese che a Viterbo richiederebbero un intervento più immediato quali a lei verrebbero in mente?
La chiesa di Santa Maria delle Fortezze, che da anni hai suoi magnifici affreschi all’aria aperta, sotto i colpi degli agenti atmosferici, e poi il Palazzo dell’Abate, e anche il più centrale palazzo Calabresi, da molto tempo restaurato e in abbandono.

A Viterbo la mancata riqualificazione del centro storico drammaticamente abbandonato denota un disinteresse..
Sì c’è uno stato di abbandono. Nella storia ci sono cicli e ricicli. Nel senso che ci sono dei momenti di decadenza e di ripresa e di riappropriazione dello spazio urbano da vivere e da rivivere con orgoglio. Può darsi che questa sia una fase alla quale seguirà una riqualificazione e riappropriazione degli spazi cittadini. A partire dalla fine del novecento, negli anni ’80, è iniziata la riscoperta dei valori della storia dei beni culturali, cosa che prima era poco sentita e percepita. C’è stata ed è attualmente in corso la riscoperta della natura. Quindi è nato e ci troviamo in una sorta di nuovo umanesimo, però con una differenza, purtroppo, rispetto al passato: con la globalizzazione, l’avanzare delle potenze economiche e l’innovazione tecnologica l’uomo è sì nuovamente al centro, ma è diventato l’oggetto di vendita dei prodotti (per lo più internazionali), tutto passa attraverso unicamente quello che è commerciale. Solo questo conta: il valore e prezzo commerciale di ciò di cui si parla.

Secondo lei oggi  alla città cosa manca?
Manca la capacità di coordinamento tra le varie istituzioni e le diverse associazioni, che spesso deriva da una parte da incapacità politica legata alle singole persone che non conoscono il tema, e dall’altro dalla velocità con cui si passa da un mandato politico all’altro.
Il treno, per esempio, è fondamentale: Viterbo è vicinissima a Roma ma è molto mal collegata. I collegamenti invece sono fondamentali. I collegamenti virtuali sono molto più diretti e per fortuna più diffusi, però per vivere, apprezzare, amare un luogo, un monumento, una chiesa, una piazza è necessario anche (e soprattutto) il contatto fisico-visivo diretto.
E noi come associazione facciamo anche questo perché le nostre attività culturali vedono arrivare da fuori Viterbo studiosi, ricercatori, fotografi, musicisti che hanno un richiamo nazionale e quindi tanti sono gli uditori e fruitori della nostra attività culturale che vengono da varie zone del Lazio.

Come è vista Viterbo da questi illustri ospiti?
Come una città affascinante. Con una visione incantata. E sono sempre entusiasti di tornarci per l’atmosfera unica e speciale che vivono camminando tra le sue vie e sotto i palazzi antichi.

Pur non avendole posto direttamente la domanda sulla sua visione prossima futura di Viterbo sua città di origine, consapevoli dell’impegno profuso con RinascimentiAmo nel promuovere azioni di riscoperta, di sensibilizzazione e valorizzazione del patrimonio storico e artistico, la visione di Simonetta Valtieri è sicuramente quella di vederla “rinascere”.

L’ASSOCIAZIONE RINASCIMENTIAMO
www.rinascimentiamo.it
piazza San Simeone 5, Viterbo

Pagina Facebook: RinascimentiAmo Gallery – Spazio GBE

foto a cura di Francesca Pontani

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