Simona Santicchia, esserci senza comparire per “seminare” valori iniziando dai bambini

di Carolina Trenta

Niente ortaggi, solo idee: questa è la coltivazione silenziosa che Simona Santicchia, 42enne viterbese, ha messo in piedi per i bambini della nostra città. “L’orto delle idee”, che ha ormai radici profonde, nasce nel 2014 per dare nuova luce a temi importanti come il forte legame che c’è tra noi e l’ambiente, tra l’uomo e la fragilità naturale che lo circonda.

Nonostante le poche apparizioni in pubblico e il suo profilo di sobrietà, ha saputo attivare una bellissima rete di scambio tra le varie realtà locali, come a voler testimoniare che non sempre serve gridare per cambiare le cose.

 Ripercorriamo in una piacevole conversazione il suo cammino cominciando da come parla di sé Simona Santicchia…

Mi piace descrivermi come una mamma viterbese (anche se nata a Roma) di 42 anni. Sono un’economista e ho un dottorato di ricerca, ma nel tempo libero mi piace disegnare perché credo che l’arte liberi l’anima. Caratterialmente, devo sempre trovare un punto di mezzo nelle questioni.

Le idee che frullano nella mente sono tante … la prima ad uscire è stata “L’orto delle idee”?

In questa parte della mia vita sì. “L’orto delle idee” nasce sette anni fa, in un periodo in cui avevo bisogno di riorganizzare la mia creatività, più che altro per rispondere ad un’esigenza logistica. Infatti, essendo appena diventata mamma, non potevo più continuare a fare la pendolare per lavoro, mi serviva stabilità. Siccome a Viterbo ci sono cresciuta, era nella mia città che volevo fare qualcosa e sentivo che i bambini dovevano essere i protagonisti. Inizialmente il progetto non venne capito fino in fondo, ci chiedevano cosa coltivassimo!

Il diritto ad avere diritti, il primo tra tutti ad essere bambini. E nasce Clorophilla, come?

Clorophilla nasce con l’idea di riprendere lo spazio della natura, che ormai abbiamo praticamente dimenticato. I bambini non scendono più a giocare nei parchi, gli adulti non passeggiano … questo progetto risponde all’esigenza di piccoli e grandi di rimettersi a contatto con il verde. All’inizio Clorophilla era un green lab itinerante, per sensibilizzare le persone alla sostenibilità, solo in seguito abbiamo avvertito la necessità di una sede fissa. Fin dal primo momento abbiamo cercato di coinvolgere le famiglie anche indirettamente, era importante che tutti capissero quello che stavamo cercando di fare …

È stata concepita anche una campagna di sensibilizzazione dedicata ai bambini sui disturbi alimentari e gli stereotipi. Quale è stato il riscontro?

Questa campagna era già stata promossa dall’associazione “Donna donna onlus” e dalla sua fondatrice Nadia Accetti, che ho conosciuto a Viterbo per puro caso. Insieme abbiamo cercato di sensibilizzare al tema, che è comunque molto delicato, non in maniera diretta o “sfacciata”, ma attraverso uno spazio di confronto per famiglie.

Il cibo è un dono che alimenta la vita: Lei lo interpreta nel rispetto della tipicità ma anche nel sottolinearne il suo valore e sensibilizzarne lo spreco. In questo periodo di pandemia qual è stata la maggiore urgenza sul tema?   

“L’orto delle idee”, in collaborazione con la Casa Famiglia Murialdo, ha promosso il progetto “Natale spreco 0”, che ha come obiettivo principale quello di evitare gli sprechi di cibo, soprattutto durante il periodo delle feste. Fin da subito il nostro scopo è stato quello di invitare i cittadini a riflettere: se ci si accorge che alcuni alimenti non verranno mangiati, perché magari sono un regalo non gradito, anziché buttarli sarebbe meglio donarli. Soprattutto in questo tempo di pandemia, il nostro impegno risponde ad un’esigenza avvertita da tante persone che mai si sarebbero immaginate di chiedere da mangiare. A tal proposito la Caritas, nonostante la visione stereotipata che molta gente ha, non si è limitata a donare pacchi ma ha anche tessuto legami e relazioni, ha rimesso in piedi chi ad un certo punto del proprio cammino di vita si è trovato in ginocchio.

A tempi così sensibili come rispondono le istituzioni e il territorio?

Le istituzioni un po’ rispondono un po’ no, poiché molto dipende dalla sensibilità della persona che riveste il ruolo … ma non dovrebbe essere così. Il territorio invece è ricco, contrariamente a quanto si vede: c’è una rete di realtà molto forte per aiutare le persone fragili.

Come si potrebbe rendere Viterbo una città ancora più inclusiva?

Onestamente vorrei ci fosse una maggiore attenzione da parte delle istituzioni, soprattutto perché non sono molti gli spazi a misura di bambino, così come gli eventi… Forse dovremmo imparare (o meglio, ricordare!) a guardare le cose dal loro punto di vista.

Oltre il momento presente c’è un futuro: dopo la pandemia lo vede migliorato, più sensibile al ritrovarsi?

Onestamente no. Credo che le difficoltà tirino fuori quello che noi abbiamo dentro: se già ci sono buoni propositi, la riflessione verrà spontanea … altrimenti resteremo identici a come eravamo prima.

Margherita Bachi, 11 anni, è stata una delle vincitrici del concorso “Raccontaci il mondo che vorresti abitare nel corso di Clorophilla 21” … in quale mondo vorrebbero abitare i bambini di oggi?

Il concorso nasce come territoriale, solo in seguito è diventato nazionale: questa bambina per esempio abita in provincia di  Firenze e il suo è solo uno dei tanti disegni che arrivano da tutt’Italia.

Il mondo che i bambini vorrebbero è … da bambini! Quello che fa più per loro è un tempo lento, in cui giocare e stare con le persone che amano: paradossalmente, i più piccoli hanno meno risentito del primo lockdown poiché il mondo stava ai loro ritmi e non ci vedevano sempre indaffarati e stressati. Troppo spesso oggi li trattiamo come piccoli adulti.

Percorsi, laboratori, incontri e attività esperenziali: qual è il progetto che ancora manca e che vorrebbe vedere realizzato?  

Ancora non c’è un nuovo progetto ma mi piacerebbe investire di più sulle emozioni dei bambini … penso ad un evento o ad un libro, ma non saprei dirlo con certezza.

Riassumerebbe in una frase ciò che più La rappresenta?

Ne ho due. “La felicità è il miglior anticorpo”, molto adatta a questi tempi, e “Chiediti che cosa ti rende felice e poi fallo. Il mondo ha bisogno di persone felici” di Antoine De-Saint Exupèry.

 

Simona Santicchia è una donna la cui vita è guidata da un grande senso di altruismo: le sue idee continuano a germogliare ogni giorno e l’orto diventa sempre più grande. L’obiettivo che si è prefissata è che i bambini e i più fragili siano attivi e visibili.

 

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