Noccioleti nella Tuscia:”Non sarà una guerra, anzi può essere una “risorsa”

di Luciano Costantini

“Non sarà una guerra, anzi può essere una “risorsa”, come precisa Famiano Crucianelli, presidente del Bio-Distretto Amerino, ma è innegabile che la nocciola sia sicuramente al centro di un confronto che si gioca sulla politica molti fronti e tutti siamo coinvolti. Sintesi del dibattito nel Cortile di San Carluccio a Viterbo. Evento collocato nell’ambito di Caffeina. Titolo: “L’impatto delle nocciole tra Tuscia e Turchia”. Ed è un impatto devastante, peraltro già ampiamente denunciato con tanto di numeri e proiezioni future. Come ha fatto Stefano Liberti nel suo reportage per l’Internazionale. Crucianelli parla con pacatezza, come è suo costume, ma gli strali che lancia sono al curaro. Ovviamente, nei confronti della Ferrero, la grande multinazionale, che considera “La Tuscia, o almeno una parte di essa, alla stregua di una colonia da spremere”. Il nocciolo copre 22.000 ettari dei 260.000 coltivati in provincia, cioè solo il 9% aveva replicato recentemente il sindaco di Caprarola, uno dei centri con più presenza di nocciole. Puntualizzazione del presidente del Bio-Distretto Amerino: “Certo, ma quel 9% è tutto in un territorio racchiuso tra pochi comuni”. E, dunque, è una percentuale che non ha senso. Crucianelli, in sintesi, denuncia tre rischi che possono trasformare una risorsa, il nocciolo appunto, in un disastro annunciato. Il rischio ambientale e di conseguenza quello sociale e poi economico. “Se ti impicchi alla monocoltura sei finito, come del resto è accaduto in altri settori. Le alternative ci sono a partire dalla coltura biologica”. L’inchiesta del giornalista Stefano Liberati è corredata da una denuncia, solo in apparenza meno incisiva, ma coinvolge tutti i vari giocatori della partita, autorità politiche, produttori, industriali, agricoltori: “Non parlano tra di loro ed è sconcertante”. C’è spazio anche per i giovani, e ci mancherebbe altro. Roberto Tedeschini rappresenta la Rete Studenti Medi di Viterbo e Friday for Future: “Il pianeta che ci stanno lasciando non ci piace”. Come dargli torto? Anche se il dibattito che si apre nel cortile di San Carluccio lascia lo spazio a diverse interpretazioni circa il futuro della terra, di chi vi abita e di vi abiterà. Per qualcuno “la Ferrero è stata una svolta positiva per tanti agricoltori costretti prima ad abbandonare la terra”. Per altri il prezzo da pagare è stato troppo alto e probabilmente sarà ancora più salato. Insomma, il conflitto tra lavoro e inquinamento, dramma forse insanabile dei nostri tempi.

 

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