Minorenne è la politica indifferente: l’attivismo studentesco di Daniele Colonna

di Paola Maruzzi

Daniele Colonna

Era il febbraio del 1997 quando Giampaolo Pansa, per la rubrica il Bestiario de L’Espresso, titolò un suo articolo con parole caustiche: “Nel Paese dei Balocchi calci in culo ai giovanotti”. Nella fattispecie il giornalista se la prendeva con la famiglia “troppo arrendevole, che consente tutto ai pargoli cresciuti” pur di risparmiargli il valore del sacrificio. Sono passati quasi trent’anni, ma l’immagine dei giovani che si cullano sugli allori, disinteressandosi delle cose serie è ancora fortemente attuale.
Ma come tutte le rappresentazioni stereotipate, anche questa è fallace. Tra i tanti enfant prodige candidati a smentirla c’è Daniele Colonna, 18 anni e studente del Liceo classico Mariano Buratti di Viterbo. “Siamo sicuri che siamo noi a disinteressarci della politica o è questa a non occuparsi di noi?”, si chiede con spigliatezza. Daniele si è avvicinato all’attivismo studentesco a 14 anni e da allora non ha più mollato. Oggi è membro della Rete degli Studenti Medi e, da qualche anno, ricopre il ruolo di presidente della Sezione studenti dell’Anpi Viterbo, una delle poche realtà esistenti in Italia.

Daniele, quando è nata la tua passione per l’attivismo politico studentesco?
La devo a mio padre che mi ha sempre indirizzato verso l’impegno politico. A farmi scattare la molla è stato un discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Sono rimasto impressionato dal suo modo di fare politica, le sue parole mi hanno trasmesso fiducia e mi hanno riportato alla mente quelle di Sandro Pertini, che ho conosciuto attraverso i libri.

Quali altre letture ti hanno educato alla cultura civica e che ruolo hanno giocato i
tuoi insegnanti?
Fondamentale è stata la biografia di Nelson Mandela. Su vecchie riviste ho letto discorsi di politici di un tempo e ne sono rimasto affascinato. Tra i prof. che mi hanno condizionato positivamente ci sono Jacopo Micheli, che mi educato al rispetto dell’opinione altrui, e la professoressa Stefania Fidanza.

Quali battaglie hai portato avanti in particolare nella tua scuola, il Liceo classico Mariano Buratti?
Abbiamo aperto un’aula autogestita dagli studenti, una sfida realizzata anche grazie all’impegno di Sofia Bianchini, rappresentante d’istituto, e alla dirigente Clara Vittori che ha creduto nel progetto. Nei prossimi mesi ci sarà la possibilità di tenere aperta un’aula studio anche di pomeriggio, la immaginiamo come un luogo aperto alla socializzazione e a diverse iniziative, come i cineforum. Sul piano nazionale la Rete degli Studenti Medi si sta battendo per denunciare l’insostenibilità dei costi legati  all’istruzione. Il budget di spesa annuale per i libri supera le 500 euro a famiglia, a cui si sommano altri costi come quelli per i viaggi d’istruzione. La campagna “Non me lo posso permettere” vuole appunto gettare un riflettore proprio su questa problematica, lanciando un appello all’attuale governo che però non sembra ascoltarci.

Quali altre tematiche sentite urgenti?
All’indomani della pandemia, che ha lasciato non pochi strascichi su noi giovani, un tema che ci sta a cuore è il benessere mentale degli studenti. A tal proposito la Rete degli Studenti Medi, insieme all’Unione degli universitari, al sindacato dei pensionati della Cgil e all’Ordine degli psicologi, ha collaborato a una proposta di legge per istituire nelle scuole servizi di assistenza psicologica, psicoterapeutica e di counselling per prevenire fenomeni di disagio.

Tra i tuoi coetanei trovi terreno fertile in tema di partecipazione alla vita politica o ti senti isolato?
Che i giovani non s’interessino di politica è un luogo comune. È la politica a non captare le nostre richieste. Anche a Viterbo, che è una città difficile, ricordo tanta partecipazione in diverse manifestazioni di piazza. In Italia i giovani sono attivi, pensiamo ai Fridays For Future o al movimento delle Sardine.

Come giovani viterbesi cosa chiedereste all’attuale amministrazione comunale?
Vorremmo che Viterbo avesse più spazi sociali di aggregazione. Mancano luoghi pubblici in cui i ragazzi possono incontrarsi e promuovere iniziative di vario genere.
Vorremmo più cura e decoro del verde pubblico. Vorremmo una Viterbo animata da un fermento culturale studentesco. Viterbo è una città universitaria ma, di fatto, lo è solo a parole.

Che canali dovrebbe utilizzare la politica per coinvolgere i giovani?
Suggerirei a tutti i partiti di riaprire circoli in modo continuativo e non solo in prossimità delle elezioni. I partiti, di qualsiasi orientamento, stanno perdendo la loro funzione costituzionale, sono diventati dei comitati elettorali.

La sezione studenti Aldo Laterza dell’Anpi Viterbo è una delle poche in Italia. Come è nata questa costola?
È partito da un gruppo di studenti iscritti all’Anpi Viterbo e dalla volontà di veicolare i
valori della Resistenza ai nostri coetanei. Attualmente siamo una quarantina e ci riuniamo settimanalmente. Ultimamente ci stiamo dedicando alla lettura degli ​articoli della Costituzione che vorremmo approfondire con un esperto costituzionalista. Tra i progetti in cantiere c’è quello di portare in giro per le scuole il documentario “I figli della Shoah”, in questi tempi di antisemitismo serpeggiante ci è sembrata una scelta urgente.

Ti riferisci anche al contesto viterbese?
Mi preoccupano le posizioni antidemocratiche di associazioni studentesche che operano nel nostro territorio e che sono legate all’estrema destra, come Azione studentesca o Blocco Studentesco. Mi preoccupa quando Gioventù Nazionale, l’ala giovanile di Fratelli d’Italia, spinge affinché l’Anpi resti fuori dalle scuole. I valori promossi dell’Anpi sono apartitici perché veicolano la democrazia.

Le svastiche in effetti sono un “ornamento” pubblico, dai muri delle scuole ai parchi non è raro trovarle. Pensi siano fatte con consapevolezza o siano frutto di un retropensiero di superficie che non desta preoccupazione?
Gramsci diceva che se un fascista incontra undici indifferenti insieme fanno dodici fascisti. L’indifferenza e la superficialità hanno delle responsabilità civiche e politiche.

A proposito di politiche studentesche, a breve ci sarà il rinnovo della Consulta provinciale degli studenti. Quanto è importante che tutti gli istituti abbiamo voce attraverso i loro candidati?
La consulta è un organo istituzionale apartitico ed è importante che ogni scuola dia il suo contributo. Purtroppo ci sono grandi assenti, istituti che non presentano nessun candidato e questa è un grande occasione mancata per la rappresentanza della comunità scolastica nel suo complesso. ​

Colonna per ILT
Daniele Colonna
COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI