Marcella e Monica: grazie dei fiori

di Arnaldo Sassi

Marcella Pasqualetti con Monica Fonk
Marcella Pasqualetti e Monica Fonk

Il braccio e la mente? Non proprio. Forse è meglio definirle le due menti, anche se con ruoli diversi. La prima è Marcella Pasqualetti, docente universitaria presso il Dipartimento di ecologia e biologia all’Università della Tuscia, che da quasi tre anni è il responsabile scientifico. La seconda è Monica Fonk, che ha il compito di coordinarne l’attività pratica. Insomma, la curatrice. Di cosa stiamo parlando? Dell’orto botanico viterbese, situato nei pressi del dantesco Bullicame, un vero e proprio gioiello che purtroppo mezza città (o forse più) ignora.

“Sì – esordisce la Pasqualetti – finalmente sono riuscita a concretizzare il mio sogno. Perché la mia carriera professionale è cominciata proprio da qui, una trentina di anni fa”.

Nativa di Arlena di Castro, in gioventù ha fatto una scelta precisa: quella di non emigrare da Viterbo. “All’inizio della carriera ho avuto anche qualche opportunità di andare altrove, ma la mia scelta è stata sempre quella di rimanere qui. Perché Viterbo è una città vivibile e, soprattutto, compatibile con la famiglia. All’inizio ho fatto il curatore dell’Orto (istituito nel 1989 e inaugurato nel 1991, ndr), poi vinsi un concorso da ricercatore e infine sono diventata docente. Tre anni fa il ritorno alle origini, anche se con un ruolo diverso”.

Di cosa si occupa?

“Di microbiologia e in particolare di biologia marina. Studio funghi e alghe. Sono discipline che rientrano nel campo della botanica”.

Mi spieghi meglio…

“Ciò che studio io non sono piante e, in particolare, i funghi non sono quelli mangerecci. Però producono molecole che sono molto utili per realizzare certi medicinali”.

E per quanto riguarda l’Orto botanico?

“La mia è una funzione di indirizzo scientifico, in collaborazione con i miei colleghi e soprattutto con la curatrice. Poi c’è la terza missione, ovverosia quella di coordinare l’attività di informazione e divulgazione per la cittadinanza, alla quale siamo sempre più chiamati”.

A proposito: qual è il rapporto tra l’Orto botanico e i viterbesi?

“Beh, siamo al cinquanta e cinquanta. Nel senso che una parte della popolazione è fortemente interessata. Viene agli eventi che programmiamo e si interessa profondamente. Poi c’è anche chi non ne conosce neanche l’esistenza. Però, se qualcuno ci capita, anche casualmente, rimane affascinato e talvolta diventa pure un habituè. Ci incita a fare più pubblicità e io rimango anche spiazzata, giacché ci sforziamo a farla, per quel che è possibile”.

Quali sono le principali caratteristi dell’Orto?

“Beh, c’è una componente alla quale sono molto legata: il ‘giardino dei semplici’, composto per lo più da piante officinali. Fu uno dei miei primi progetti e ci sono rimasta molto legata, anche perché ricorda le origini degli orti botanici e si collega ad una attività che portiamo avanti con la scuola viterbese di Fitoterapia”.

In cosa consiste?

“Abbiamo ricostruito le piante per questo giardino, andandole a selezionare tra quelle più utilizzate in epoca medievale a Viterbo. Insomma, è stata realizzata una ricostruzione anche storica”.

E ancora?

“Esistono anche collezioni più particolari, tipo le piante succulente tipiche dei deserti, sia in serra sia nella ricostruzione del deserto (ma in inverno le mettiamo in serra); o quelle tropicali, che ci consentono di illustrare ai visitatori ambienti molto diversi dal nostro”.

Insomma, la varietà non manca…

“Ma c’è un aspetto che per il nostro territorio è di particolare importanza: quello della macchia mediterranea. Nel nostro ecosistema va assolutamente protetta e noi l’abbiamo ricostruita per poter far comprendere quanto queste piante siano essenziali per il mantenimento del territorio. Se perdessimo la macchia mediterranea andremmo incontro alla desertificazione”.

Dal responsabile scientifico al curatore (anzi, curatrice) il passo è breve. Monica Fonk è nata a Roma, ma da quando era bambina vive a Latera, terra d’origine della sua famiglia. Anche per lei una scelta d’amore per la Tuscia. “Io mi occupo – esordisce – dell’organizzazione delle attività e della gestione delle collezioni. Insomma, curo le piante – non fisicamente, perché per quello ci sono i giardinieri – e mi dedico alla progettazione di nuove collezioni. Adesso, ad esempio, stiamo lavorando su un nuovo roseto, anche se questo ambiente non è particolarmente adatto. Il terreno infatti, è fortemente calcareo e quindi stiamo facendo un grosso lavoro di reinterramento con terra più acida. Poi penseremo all’allestimento e alla presentazione”.

Illustri un po’ le attività dell’Orto…

“Ce n’è più d’una, tutte volte a coinvolgere la popolazione. Quella con le scuole, ad esempio, iniziata da quando l’Orto è stato inaugurato. Soprattutto nei mesi primaverili abbiamo decine di scolaresche con cui facciamo visite guidate e anche laboratori didattici. Spesso ci sono delle associazioni che ci danno anche una mano a reggere l’onda d’urto”.

Quali scuole?

“Si parte dalle materne. Moltissimi gli alunni delle elementari, un po’ meno quelli delle scuole medie. Poi ci sono gli studenti delle superiori (soprattutto quelli dei licei scientifici), che vengono per acquisire punteggio in quella che prima era l’attività scuola-lavoro. Ma abbiamo realizzato progetti anche con l’istituto ‘Orioli’, riguardanti la grafica e la fotografia”.

Quali sono le piante che più interessano?

“Principalmente le piante succulente, ovverosia le piante grasse, sono quelle che affascinano di più e ci consentono di parlare delle strategie di adattamento. Poi ci sono le carnivore, che sono un mondo a sé, di fronte alle quali i bambini rimangono estasiati”.

E per gli adulti?

“Organizziamo dei corsi chiamati ‘Erborando’, che riguardano soprattutto il riconoscimento delle piante spontanee di interesse alimentare. Non facciamo solo teoria, ma anche pratica. Portiamo le piante in aula e loro possono toccarle, annusarle e anche assaggiarle. Hanno anche la possibilità di vederle in tutte le loro fasi attraverso gli erbari didattici. Si riescono a notare anche le fioriture. Poi c’è la parte pratica vera e propria: si fa un’uscita per vedere gli ambienti dove queste piante crescono e vivono”.

Chi sono i più interessati?

“Ci sono gli studenti universitari, che in questo modo ottengono crediti formativi; ma ci sono anche molti pensionati, che dimostrano tanta passione”.

Altro?

“Sì. Annualmente mettiamo in piedi anche un corso di formazione micologica. Quest’anno però, purtroppo non è stato possibile perché i funghi tardo estivi non sono assolutamente usciti a causa del clima. Solo ora stanno cominciando a spuntare quelli tardo autunnali, tipo la famigliola. Ma gli altri ormai li abbiamo persi”.

C’è anche una manifestazione principe?

“Beh, da due anni organizziamo ‘Aromataria’, manifestazione aperta a tutti. Si tratta di una giornata scientifica di studio con temi particolari. Quest’anno era rivolta al roseto: la rosa nell’arte, nella storia, nella cultura, nell’alimentazione e nella medicina. In primavera ci sarà l’inaugurazione del roseto e riproporremo anche la mostra delle farfalle, con animali tropicali vivi all’interno di una serra. Attraggono tantissimo: negli anni passati abbiamo avuto migliaia di visitatori”.

E allora che dire: chi non visita l’Orto botanico non sa quello che si perde.

Orto Botanico_A

platea_bis

Orto Botanico_B

GUARDA IL VIDEO

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI