Luciano Osbat, Gente di Tuscia le innumerevoli storie che fanno la storia

di Donatella Agostini

Luciano Osbat

In un angolo appartato di piazza San Lorenzo, a Viterbo, si trovano dei locali spaziosi e ristrutturati, dagli alti soffitti a volta. La luce irrompe dalle grandi finestre e si sofferma sulle numerose scaffalature, che contengono schiere di volumi: decine di migliaia di antichi libri dal dorso ingiallito dal tempo e dall’uso, pergamene vecchie di mille anni, pregiati incunaboli, curiosi manuali illustrati. Ci troviamo nella sede del Centro Diocesano di Documentazione per la storia e la cultura religiosa – il CEDIDO. Qui viene custodita la biblioteca del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo, nonché le biblioteche dei seminari di Viterbo, Tuscania, Bagnoregio, La Quercia e Acquapendente: istituzioni ormai chiuse dove un tempo venivano insegnati non soltanto teologia e diritto canonico, ma anche matematica e fisica, latino e greco, storia e letteratura. Al CEDIDO vengono inoltre conservati i documenti di archivio delle diocesi di Viterbo, Montefiascone, Bagnoregio e Acquapendente: i registri delle parrocchie e quelli relativi alla vita amministrativa delle istituzioni ecclesiastiche. Patrimoni documentari di grande valore si trovano dunque riuniti qui, a costituire una fonte storica inestimabile per ricercatori, insegnanti, studenti, amanti della cultura e del territorio.
Fondato nel maggio del 2004 e fortemente voluto dall’allora vescovo di Viterbo mons. Lorenzo Chiarinelli, il CEDIDO non è soltanto luogo di conservazione, ma anche e soprattutto di valorizzazione dei documenti che custodisce, al fine di promuovere la conoscenza della storia e della cultura religiosa del nostro territorio. In questi locali trova sede anche il Centro di Ricerche per la storia dell’Alto Lazio, che proprio in questi giorni ha prodotto una mostra, “Viterbo e i Viterbesi del Novecento”. Nella grande sala dei convegni, su grandi pannelli campeggiano le foto di numerosi personaggi della storia locale, corredate dalle loro biografie. Cos’hanno in comune personalità come il pediatra Italo Arieti, gli scienziati Liberto e Luigi Fantappiè, il cardinale Pietro la Fontaine, l’industriale Amilcare Quatrini, e tanti altri? Perché è importante ricostruire le storie e le biografie della gente di Tuscia? Lo chiediamo al professor Luciano Osbat, friulano di origine e viterbese di adozione, direttore scientifico del CEDIDO fin dalla sua fondazione e responsabile del Centro di Ricerche, che oggi ci guida alla scoperta di questo luogo.
«Noi siamo abituati a pensare alla storia di Viterbo come agli avvenimenti importanti che vi sono accaduti. Ai personaggi illustri nati e vissuti a Viterbo, che vi sono passati, che ne hanno parlato: papi, principi, imperatori, santi, artisti», esordisce Osbat. «Però non esiste la storia della vita quotidiana di Viterbo, fatta di tante piccole storie di uomini e donne che qui sono nati, vissuti e morti, che con il loro lavoro, la loro azione, le loro opere, talvolta anche con il sacrificio della vita, hanno contribuito a creare questo grande bene culturale composito che è la Tuscia. E se ogni famiglia viterbese è interessata alla propria storia e ai personaggi che le hanno dato lustro, noi siamo piuttosto interessati a ricercare il ruolo che quella famiglia ha esercitato nella città: che ruolo hanno avuto i suoi componenti, che mestiere hanno svolto, le opere a testimonianza del loro lavoro. Perché ricostruendo le loro biografie andiamo a ricostruire la storia del nostro territorio».
La mostra è in stretto rapporto con un importante progetto creato dal prof. Osbat, con il supporto di numerosi collaboratori: “Gente di Tuscia”, un sito Internet che vuole essere un dizionario storico e biografico del nostro territorio. Contiene infatti le schede biografiche liberamente consultabili di personaggi nati a Viterbo e provincia, o che nel nostro territorio hanno vissuto e operato. «Tutta la gente di Tuscia, sia quella cosiddetta “illustre”, sia quella mai divenuta tale, ma che merita comunque, da parte nostra, il ricordo e la riconoscenza». Per realizzare le biografie presenti nel sito il lavoro è lungo e meticoloso. «Stilare le biografie dei personaggi che normalmente chiamiamo illustri è abbastanza facile, perché esistono già, e sono già presenti in varie pubblicazioni. Il problema è invece ricostruire la biografia di personaggi non illustri. Oltre a consultare i registri parrocchiali, cerchiamo informazioni nelle fonti più diverse, in testi che si occupano di altro. Facendo l’esempio dello scienziato viterbese Liberto Fantappiè: pare che avesse costituito un laboratorio di scienze presso il Liceo Buratti. Allora cerchiamo le sue tracce nelle storie del liceo: forse al loro interno si parla di lui. Se dobbiamo risalire alla vita di un importante commerciante o professionista, può essere utile la Guida Monaci, che in passato era una sorta di Pagine Gialle contenente l’elenco di tutti i professionisti, i commercianti, gli imprenditori, divisi per settori e per città. Ma le vecchie Guide Monaci non sono facili da ritrovare: quando usciva la guida nuova si gettava quella vecchia. È un lavoro che richiede pazienza e anche un pizzico di fortuna: bisogna mettere insieme una serie enorme di piccole informazioni, reperite anche per vie traverse, per arrivare poi a formare una biografia. Qualche volta otteniamo buoni risultati, ma capita di riuscire a mettere insieme soltanto poche righe».
Già docente universitario di Storia Moderna e di Archivistica presso la facoltà di Beni Culturali dell’Università della Tuscia, Osbat è sempre stato convinto dell’importanza degli archivi, vere memorie storiche dei territori. «L’idea di valorizzare nel giusto modo i personaggi, attraverso le loro biografie, mi era venuta negli anni dell’università, quando avevamo cominciato a fare il riordinamento del fondo dei bandi e degli editti contenuto nell’Archivio comunale di Viterbo», racconta. «Erano dei fogli manoscritti che contenevano le decisioni che avevano preso le autorità, e che riguardavano questioni quotidiane: appalti delle botteghe, affitto delle terre comunali, pagamento della fida per le bestie al pascolo. All’interno c’erano tutta una serie di nomi dei conservatori, dei governatori, dei vescovi; i nomi di coloro che partecipavano alle aste, che pagavano… personaggi che nei libri si trovavano raramente. Da lì siamo partiti con l’idea di fare le biografie dei personaggi illustri o meno, che comunque avessero lasciato un segno nella vita quotidiana». Una vita quotidiana, la nostra, fatta anche di nomi che compaiono nei nostri indirizzi di residenza: nomi spesso ignoti ai più. «Adesso sto lavorando sulle biografie dei personaggi cui sono state intitolate vie e piazze, a Viterbo e provincia. Mettiamo insieme dieci righe, per chi volesse scoprire un domani chi è stato il personaggio a cui è intitolata la via dove abita. Un altro progetto che stiamo seguendo per Viterbo è ricostruire la storia delle botteghe storiche, di cui recentemente è stato istituito l’albo. Per ognuna vorremmo risalire a chi l’ha fondata, con quali intenti, chi sono stati i successori, dove si trovava e le varie trasformazioni nel tempo». Il grande lavoro prodotto origina poi periodicamente eventi ed incontri, anche in collaborazione con altre associazioni come ArcheoTuscia.
Il CEDIDO è quanto di più lontano dall’idea un po’ vecchiotta e polverosa che solitamente abbiamo delle antiche biblioteche e degli archivi: è questo il messaggio che si vorrebbe veicolare. Disposti su alcuni tavoli trovano posto libri e pergamene singolari, come manuali contro la stregoneria e sulla tortura. «I libri che scegliamo di esporre sono per incuriosire, per attrarre: chiunque viene qui e mi chiede quell’atlante del ‘600, può prenderlo e portarselo al tavolo di consultazione. Le biblioteche non sono musei inaccessibili: qui, con le dovute avvertenze, puoi toccare quello che vedi». Il professor Osbat non è da solo nel continuare la sua opera di ricostruzione e riordinamento del passato: molti collaboratori si avvicendano al suo fianco, molti dei quali volontari. Consultano con cura antichi tomi e vetusti registri: come veri investigatori, vanno a caccia di tracce minute lasciate da uomini e donne vissuti tanto tempo fa nella Tuscia. Persone magari non illustri, ma fondamentali. Perché la Storia con la esse maiuscola è fatta di tante innumerevoli storie. Come gli infiniti rivoli d’acqua che vanno a formare un grande fiume.

CEDIDO

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