Lanno Berti, un sorianese innamorato del suo territorio

di Donatella Agostini

Lanno Berti

La storia inizia con un nonno che prende per mano il suo nipotino e lo conduce nei boschi dei Cimini in cerca di funghi. La “Silva Ciminanarrata da Tito Livio è una meraviglia naturale, costellata da massi di origine vulcanica, tra faggi secolari e ombrosi, sorgenti di acque pure, castagneti e un fitto sottobosco che celano una incredibile e preziosa biodiversità. «Ero piccolissimo, e tutte le domeniche mio nonno mi portava sempre a camminare», racconta il nostro protagonista. «Ero felice di immergermi nella bellezza della natura. Ricordo che andavamo a Pian di Cigliano, una zona piuttosto isolata eppure – o forse proprio per questo – disseminata di immondizia scaricata lì da qualche incivile. Una cosa che anche allora mi pareva vergognosa». Da adulto, Lanno Berti si è rimboccato le maniche ed è passato dalle parole ai fatti. «Abbiamo iniziato a pulire in due. Oggi la nostra associazione conta cinquanta iscritti». Sì, perché a Soriano nel Cimino, oltre a Lanno sono in molti ad essere convinti della necessità di preservare un territorio tanto bello come quello circostante. Insieme hanno fondato La Menica Alta, un’associazione di volontari che opera nel settore ambientale. «La Menica Alta è una zona che dà sul versante affacciato sul lago di Vico. Il nostro motto è “Acta, non verba”: non basta parlare del problema, serve mettersi in gioco e lavorare. Dal 2017 abbiamo ripulito il 90% del nostro territorio da tutte le discariche abusive. Rimane soltanto il gesto di chi butta un rifiuto dal finestrino dell’automobile. Ma quella brutta abitudine forse è inestirpabile». Lanno Berti, classe 1971, sorianese da generazioni, rieletto di recente presidente dell’associazione, è un concentrato inesauribile di idee e di energia. Appassionato frequentatore ed estimatore della Faggeta, ne conosce e ne ama ogni angolo e zona nascosta. Ci racconta con passione i risultati ottenuti in soli sei anni, e non soltanto in campo ambientale. A dimostrazione di come l’unione, la collaborazione e l’impegno, a piccoli passi, compiono veri miracoli nel cammino del decoro e del rispetto della natura.
«Il nostro direttivo è composto da nove persone, cinque donne e quattro uomini. Siamo uniti, ci confrontiamo, distribuiamo i vari compiti. Siamo nati per contribuire a mantenere puliti i boschi e i bordi stradali. Il secondo passo è stato ritrovare tutte le sorgenti d’acqua», racconta Berti. «Frequentando il bosco, e grazie ai miei ricordi di bambino popolati da tante sorgenti abbandonate, è nata l’idea di riportarle tutte alla luce e di ripulirle. Finora ne abbiamo ripristinate ventiquattro. Poi ci siamo detti: perché non le raccordiamo tutte in un unico sentiero?». Inizialmente a Soriano ne esisteva soltanto uno diretto alla Faggeta, il percorso 103 del Cai. «Adesso ci sono anche il 123a e il 123b. Erano in condizioni di abbandono tali che per realizzarli abbiamo dovuto usare escavatori e decespugliatori». I ragazzi de La Menica Alta si occupano di tenere costantemente pulita e ben tenuta la Faggeta, Patrimonio Naturale dell’Umanità per l’Unesco, curandone anche le particolarità, come il cosiddetto “Sasso Naticarello”, citato anche da Plinio il Vecchio nella sua “Naturalis Historia”. Un enorme masso di trachite di 250 tonnellate, sospeso in equilibrio su una sporgenza rocciosa, che curiosamente è possibile far oscillare facendo leva su una trave appositamente posizionata. «Anche quello era stato un po’ lasciato al suo destino. Lo abbiamo riportato in vita ripulendolo, mettendoci finalmente un asse che potesse muovere il sasso…». Anche il progetto attuale segna un’altra tappa importante nella riqualificazione del territorio: il futuro Parco delle Vedutelle. «Grazie alla vincita di un bando regionale, in sinergia con il Comune, stiamo ristrutturando l’area dell’ex tiro al piattello, che era famosa e frequentatissima in tutto il centro Italia negli anni Settanta e Ottanta. Poi decenni di totale abbandono. Era rimasta la struttura fatiscente del vecchio baretto, e un piazzale ormai coperto da rovi. Piano piano abbiamo ripulito l’area, dotandola di staccionate e bacheche illustrative, e stiamo ristrutturando lo stabile, che diventerà un bivacco per la sentieristica: chi verrà a Soriano per fare trekking, potrà entrarvi, aprire il sacco a pelo e pernottare. Stiamo portandovi una condotta per l’acqua, per avere una piccola sorgente anche lì. Tutto ciò nel pieno rispetto delle prescrizioni, perché quella è una zona a protezione speciale». Tra i progetti portati a termine dall’associazione, anche una falesia per l’arrampicata sportiva, con quindici vie di risalita, e un cannocchiale posizionato in un punto panoramico sulla strada che sale in Faggeta. «Soriano è molto frequentata dai cosiddetti “sassisti”, cioè coloro che praticano bouldering, un’arrampicata libera ad alta difficoltà sui massi di roccia», prosegue Berti. «Abbiamo in progetto di realizzare un punto per loro, con massi fantastici e una veduta mozzafiato». Qualche tempo fa poi, Lanno ha accompagnato due fotografi a scattare immagini particolari della Faggeta, da utilizzare nella realtà virtuale. «A ottobre, al Festival del Metaverso di Torino, chi ha indossato gli appositi occhialini è potuto virtualmente “entrare dentro” la Faggeta! Tutte iniziative che portano e porteranno gente a Soriano: a parte le esistenti strutture alberghiere, negli ultimi tempi sono sorti moltissimi B&B e ognuno lavora sempre a pieno ritmo».
Ma le iniziative più poetiche e suggestive sono le camminate notturne nella Faggeta nella notte di San Lorenzo: eventi indimenticabili per chi vi partecipa. «Quest’anno ci sono state trecentocinquanta persone, abitanti dei paesi limitrofi ma anche romani. Nel buio, abbiamo guidato i gruppi nei pressi del “nonno della Faggeta”, un faggio di oltre tre secoli di vita. All’improvviso abbiamo illuminato la scena: sono rimasti sbalorditi. L’ultima tappa l’abbiamo fatta alla torretta, nel punto più alto. Sempre nel buio, alcuni di noi hanno letto brani di Shakespeare e di Erri de Luca. E due ragazzi dei nostri hanno cominciato a suonare con il violino il motivo del film “La vita è bella”. Per organizzare queste serate iniziamo a lavorare da maggio». L’ultima iniziativa in ordine di tempo è la Big Bench, ossia la Grande Panchina, già visitabile ma che verrà inaugurata ufficialmente il 17 dicembre. «Il Big Bench Community Project è un circuito nato a Clavesana, in Piemonte. Mi sono recato in questa regione per motivi familiari, e mi sono imbattuto in questa gigantesca panchina. Ho mandato le foto sul nostro gruppo dicendo “ragà, tocca falla pure da noi ‘sta cosa!”. La nostra è la trecentotrentunesima Panchina in Italia; siamo già inseriti nel blog, e verranno turisti per visitarla appositamente. Per poterla realizzare abbiamo dovuto seguire un preciso iter: lontana dai centri abitati, con un parcheggio adiacente, ed essere fabbricata da artigiani locali secondo un progetto prestabilito: può cambiare soltanto il colore. L’area su cui è stata eretta è di proprietà della Tenuta Sant’Egidio, che ha dato in comodato d’uso il terreno, situato nel punto più panoramico della zona e poco noto anche agli stessi sorianesi. Dalla panchina si vede un panorama pazzesco: tutta la valle del Tevere che si apre davanti agli occhi, con uno scorcio inusuale del borgo sottostante. Se è una giornata nitida si può vedere in lontananza il Corno Grande!».
Tra bellezza e poesia, finisce anche la nostra storia, con l’immagine di noi che ci sediamo su questa gigantesca panchina e ritorniamo un po’ bambini, come lo era il protagonista tanti anni fa, e come lo è adesso Pietro, che sta seguendo le orme di papà Lanno. «Tutto è nato nel 2017, quando è nato lui», conclude Lanno. «Ho pensato, quando mio figlio sarà grande che mondo troverà? Riuscirà a scorgere il verde tra tutta quella immondizia? Adesso ha solo sei anni, ma già lo porto con me a pulire i sentieri… portiamo un barattolo di vetro e lo riempiamo di cicche di sigarette raccolte in Faggeta. Perché deve capire quanto è importante rispettare la natura. Sono contento del fatto che da grande Pietro si potrà godere tutto, che avrà la possibilità di camminare nel bosco senza trovare sporcizia, e potrà dire: questa sorgente l’ha ritrovata La Menica Alta, e c’era pure il babbo mio».

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www.lamenicaalta.it – www.bigbenchcommunityproject.org

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