La vita nei ricordi dell’infanzia/6: A come Amicizia

Un appuntamento con cadenza quindicinale, il primo e il terzo giovedì del mese in cui la scrittrice Maria Teresa Muratore ci fa entrare nel suo mondo, “un mondo tutto mio, un po’ fantastico”.

A come Amicizia

Le prime amiche che ho avuto sono state la Bizzoca e la Tabà, immaginarie. Questa cosa naturalmente non me la ricordo me l’ha detta la mamma, per quanto riguarda l’articolo davanti ai nomi non ci fate caso, a Viterbo si usa così. Si dice l’Anna Paola, la Rina, l’Emma, la Lucia e così via.

Poi ci furono i figli degli amici dei miei, Francesca, Roberta, Marco e Franco, Paolo e Angela, poi i cugini, poi le compagne di scuola, all’epoca le classi non erano miste ma maschi e femmine separate( per chi non c’era, tra i lettori, i maschi avevano il grembiulino nero con il fiocco bianco); capitava ogni tanto  di uscire tutte in fila dalla classe in corridoio e di incontrare le classi dei maschi e alcune compagne facevano dei risolini cretini, non le ho mai capite.

Un paio di vicine di casa che poi però traslocarono e sparirono, e una volta ho giocato con un ragazzino che abitava in un palazzo vicino casa mia che mi insegnò a costruire un aquilone e mi portò a vedere i girini che c’erano in una pozza d’acqua che si era formata nello scavo per le fondamenta di un albergo che non si decidevano mai a costruire quasi di fronte a casa mia  e poi mi regalò una rana secca fermata su un cubo di legno oppure era una farfalla fermata con uno spillo;ci giocai solo quella volta ma fu moto carino. Mi sarebbe piaciuto giocarci ancora, sapeva di avventuroso.

Credo che facesse parte di quel gruppo di ragazzini che giocavano per strada e ogni tanto facevano le gare a scendere giù per la discesa su quelle tavolette di legno con le ruote sotto che non mi ricordo come si chiamavano.

Le avventure erano una cosa che mi affascinava, trascinavo mia sorella in questi fantasiosi viaggi, in giardino giravamo intorno alla casa in continuazione immaginando di fare dei viaggi che descrivevo a voce alta ma non so più cosa dicessi, e nelle nostre avventure dovevamo anche mangiare per sostenere le fatiche del viaggio così camminando camminando facevamo merenda, mi ricordo che il cibo durante queste scorribande era pane e provolone che mi sembrava una cosa più frugale e di fortuna rispetto alle merende tradizionali.

Le merende soprattutto erano: pane e marmellata, pane burro e zucchero, pane olio e sale, pane e pomodoro, pane ricotta e miele,pane latte e zucchero, pane e prosciutto, pane ricotta e marmellata; ma anche pane e mortadella, pane e formaggino,pane e cioccolato, una fetta di torta.

Però mi è sempre rimasto il desiderio di assaggiare quella specie di fomaggino al cioccolato che vendevano all’alimentari vicino casa, era come una crema compatta di cioccolato bicolore incartato nella stagnola che si comprava a fette.

Quando invece giocavamo a signore con le amiche ci davamo dei nomi americani e quindi diventavamo Margareth, Katty, Elisabeth, Betty,Mary..

Forse perché le sorelle, le compagne di scuola, le compagne di scuola di danza, le amichette, forse per via di questo mondo tutto al femminile mi veniva più di stringere amicizia appena potevo con i maschi, e anche adesso mi pare che conto più amici tra il sesso maschile che tra quello femminile.

Come esempi, da una parte c’era papà che era un amicone nel senso che trattava tutti da amici e veramente pensava che bastasse scambiare qualche battuta con una persona per diventare amici perché dava fiducia a tutti e trattava alla pari in modo aperto e disinteressato e con empatia, dall’altra c’era la mamma che ripeteva le parole della nonna “amicizia ma non frequenza”, io sono venuta su un misto, anch’io come papà mi entusiasmo facilmente, ogni tanto la mia fiducia  è ricompensata e le amicizie diventano vere qualche volta prendo delle grandi cantonate, e forse a ben pensarci, come diceva la nonna,  non instauro un rapporto di intimità.

Sebbene, sebbene, ogni tanto qualcuno mi dice “mi ricordo che tu una volta mi hai detto” oppure “ una volta mi hai raccontato..” ed io “io ti ho detto questo?” non me ne ricordo assolutamente, il che significa che ogni tanto parlo e racconto di me senza rendermene conto.

L’autrice*

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Maria Teresa Muratore è nata e vive a Viterbo.Una laurea in Scienze Biologiche all’Università di Pisa, con una specializzazione in PatologiaGenerale. Come scrittrice ha ottenuto diversi riconoscimenti.Ha pubblicato per Alter Ego “Scartini d’Amore, la silloge “In terza persona“(2017) che ha vinto la XXXI edizione del Premio Internazionale Internazionale “Letteratura,poesia, narrativa, saggistica, sezione inediti, organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura di Napoli e dalla rivista “Nuove Lettere“. In ambito narrativo, ha pubblicato”Pensieri Vaganti” nel 2020 per Alter Ego, e “Un lungo racconto delle cose perse e ritrovate” nel 2021 per Nolica Edizioni. Ha recentemente aperto una pagina Facebook “Le parole di Maria Teresa” dove legge passi dei suoi libri. Dal 2019 collabora con la nostra testata.

Per rileggere La vita nei ricordi dell’Infanzia /1: La Maggioretta, clicca QUI

Per rileggere La vita nei ricordi dell’Infanzia/2: Dovrò smettere di mettere la minigonna?, clicca QUI

Per rileggere La vita nei ricordi dell’Infanzia/3: Papà, Mamma e gli abbracci, clicca QUI

Per rileggere La vita nei ricordi dell’Infanzia/4: Gallese, la forza delle proprie radici clicca QUI

Per rileggere La vita nei ricordi dell’Infanzia/5: Gallese, la forza delle proprie radici clicca QUI

 

Prossimo appuntamento il 4 maggio 2023

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