La vita nei ricordi dell’Infanzia/5: Gallese, la forza delle proprie radici

Un appuntamento con cadenza quindicinale, il primo e il terzo giovedì del mese in cui la scrittrice Maria Teresa Muratore ci fa entrare nel suo mondo, “un mondo tutto mio, un po’ fantastico”.

Gallese

Gallese era quel posto in cui qualche amico si ritrovava in estate.

Gallese è l’odore della stalla, di piscio di mucca e di latte, del latte tiepido dal sapore meraviglioso così come esce dalla mammella della mucca che Memmo ci offriva appena munto.

Gallese è Teresa che con una mano raccoglie il”sinale”  pieno di granturco e con l’altra lo getta con ampi gesti alle galline chiamandole a gran voce nell’aia “piipe .. piipe”

Gallese è l’odore, che non so descrivere ma che posso risentire in questo momento mentre lo rivivo, dell’acqua che corre dal fontanile verso l’orto ed è fresca ma forte perché lì vicino c’è anche il porcile con il maiale, e la terra intorno è rimestata e sempre bagnata anzi zuppa

Poi c’è un covone di fieno anzi due  e un’acacia forse due che in estate manda in giro i suoi fiori bianchi che sembrano ovatta e l’estate c’è caldo, caldo afoso, tanto che quando giochi la polvere ti si appiccica addosso col sudore

Gallese è la zia Annina, che affetta il prosciutto e ci fa fare merenda con il pane tagliato fino che ha un sapore particolare perché è più compatto di quello di Viterbo, è la cristalliera dove la zia tiene, in una zuppiera di porcellana, le ciambelline all’anice che ha fatto per noi, di tante forme diverse a otto a treccia  a cerchio…e la cristalliera stessa sa di anice di quel buon profumo; ricordo le sue mani,un po’ secche, che completavano i gesti in modo compiuto.

È la zia Annina che ci da le marmellate sempre dell’anno precedente, forse per una mania- che devo avere ereditato per intero- che bisogna prima finire le cose vecchie, ma così facendo non le consumi mai da nuove.

Gallese è anche l’odore insopportabile del vino mischiato in macchina alle curve della strada tortuosa tra Gallese e Viterbo di notte, anche se è come dire che ho addizionato le patate con le mele-non si potrebbe- ma è così, la somma era in realtà nel mio stomaco, succedeva che si andava a Gallese senza averlo deciso prima, il contadino ci dava il vino ma non avevamo preventivamente pagato il dazio – ci lamentiamo delle tasse di adesso, ma allora si pagava per portare il tuo vino dalla campagna a casa tua!- e allora si doveva ritornare di sera  con la cena sullo stomaco e qualche goccia di vino che, con gli sballonzolamenti della strada, usciva dalle damigiane e così le due cose sono abbinate

Qualche estate sono stata a Gallese anche da sola con la zia, giravo libera, avevo un gruppo di amichette, facevamo qualche picnic con pane e pomodoro, con i pomodori colti nell’orto, andavo a fare commissioni per la zia tipo comprare il pane- il pane non si pagava e questo mi sembrava una cosa stranissima,  al forno avevano un quadernino nero di quelli antichi che non esistono più dove segnavano la spesa, e poi si facevano i conti non so quando. Una volta una bambina mi disse “eh quanti soldi le fai spendere tu alla zia! “, a parte che non so a lei che cosa potesse importargliene a me non sembrava, e comunque per la prima volta capii come  la gente non si fa i fatti propri.

Una volta ero al casale, c’erano un gruppetto di ragazzini e ragazzine e si stava ingannando il tempo dicendo qualche stupidaggine senza sapere che fare, io li conoscevo appena a un certo punto uno di loro disse facciamo la stira, chiesi che cos’era e mi dissero che in pratica era che uno scappava e gli altri se lo prendevano gli tiravano giù le mutande, per fortuna la figlia del contadino disse no, che c’ero io e non era il caso. Meno male! Le fui molto grata.

Gallese era anche questo, era incontrare un altro mondo ancora una volta diverso ma che esisteva da sempre e anche quello faceva parte di noi: io avevo le lentiggini e mi sembravano anche carine, una volta una contadina che evidentemente  non la pensava così mi suggerì di lavarmi il viso con il sangue ancora caldo di una talpa appena ammazzata: sarebbero subito scomparse!

Gallese erano le capanne dei cacciatori, il fiore che mangiano i serpenti che se lo cogli esce “la serpe”, il pungitopo anzi il piccasorci, una gallina che becca un verme lungo così e se lo risucchia- che schifo! Gli ulivi, il fosso, campagna per correre e camminare e giocare.

È la processione delle zitelle e la festa di San Famiano con il vestitino carino da mettere e la bengalata.

Per andare a Gallese si passava dal passo montagna, al di qua e al di là della strada c’erano dei castagneti antichi pieni di alberi cavi, per farci stare buone ci raccontavano che lì abitavano le fate, quindi non vedevamo l’ora di passare da lì aspettando e sperando di vederne qualcuna. Purtroppo la cinipide negli ultimi anni ha attaccato i nostri castagni e molti di questi meravigliosi alberi cavi sono stati tagliati, così non potrete più incontrare le fate che hanno perso le loro case, ma solo vedrete un tremendo vuoto, una triste radura, passando da lì.

Gallese è quel posto che se sei giù puoi andarci e stenderti su tutti i letti di casa per trarne forza – la forza delle tue radici-poi vai in campagna ti siedi sull’erba in mezzo all’uliveto e fai una specie di picnic solitario; quando torni alla tua vita sei come rivitalizzato, io l’ho fatto una volta, se lo racconti qualcuno può prenderti per matta ma non fa niente.

(segue il 20 aprile)

Per rileggere La vita nei ricordi dell’Infanzia /1: La Maggioretta, clicca QUI

Per rileggere La vita nei ricordi dell’Infanzia/2: Dovrò smettere di mettere la minigonna?, clicca QUI

Per rileggere La vita nei ricordi dell’Infanzia/3: Papà, Mamma e gli abbracci, clicca QUI

Per rileggere La vita nei ricordi dell’Infanzia/4: Gallese, la forza delle proprie radici clicca QUI

L’autrice*

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Maria Teresa Muratore è nata e vive a Viterbo.Una laurea in Scienze Biologiche all’Università di Pisa, con una specializzazione in PatologiaGenerale. Come scrittrice ha ottenuto diversi riconoscimenti.Ha pubblicato per Alter Ego “Scartini d’Amore, la silloge “In terza persona“(2017) che ha vinto la XXXI edizione del Premio Internazionale Internazionale “Letteratura,poesia, narrativa, saggistica, sezione inediti, organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura di Napoli e dalla rivista “Nuove Lettere“. In ambito narrativo, ha pubblicato”Pensieri Vaganti” nel 2020 per Alter Ego, e “Un lungo racconto delle cose perse e ritrovate” nel 2021 per Nolica Edizioni. Ha recentemente aperto una pagina Facebook “Le parole di Maria Teresa” dove legge passi dei suoi libri. Dal 2019 collabora con la nostra testata.

 

 

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