Katia Maurelli: ”Ho scelto Bolsena, un luogo con una forte vocazione turistica”

di Maria Letizia Casciani

Chi scrive e ha frequentato per anni la “Libr’Osteria – Le Sorgenti” di Bolsena (chiusa definitivamente più di due anni fa) sa quanto quel luogo, un po’ osteria, un po’ sala da the, un po’ libreria, luogo di incontro, spazio per corsi e conferenze sui temi più vari ed interessanti, manchi nel panorama di quel paese e di tutta la nostra provincia. Un VERO laboratorio di buone pratiche della cultura come elemento da condividere. Siamo tutti un po’ orfani di quelle sale così cariche di idee e di iniziative. Di quegli ambienti così affascinanti. Che ora (purtroppo) non ci sono più.
Di quegli spazi Katia Maurelli è stata ideatrice ed animatrice per molti anni, cercando di far quadrare quantità e qualità. Imprenditorialità ed utopia.
Dopo la chiusura de “Le Sorgenti”, Katia, che è nata a Roma, ma ha conosciuto la Tuscia durante i suoi studi universitari (si è laureata in Lingue presso l’Università degli Studi della Tuscia, a Viterbo) ha deciso comunque di rimanere a Bolsena e di dare spazio alla sua anima ambientalista (sta partecipando, ad esempio, all’iniziativa “Nuovo Corriere del lago di Bolsena – una rivista vulcanica”, che di tutela del lago e del suo ambiente si occupa), seguendo i movimenti locali che stanno lottando per mantenere integro il nostro territorio lacustre. Resta una donna molto combattiva. Ma questa è la sua natura.

Ritrovarla è un po’ come riscoprirne progettualità, idealità, desiderio: è l’Utopia in fondo il motore della Storia.

Quanto è cambiata la sua vita, da quando non è più una imprenditrice?
È molto cambiata: in questo momento collaboro con una casa editrice – la Effigi – come consulente. Abbiamo pubblicato da poco il libro “Il sangue, il pane e le rose (come le mestruazioni hanno creato il mondo)”, che parla di un tema che mi è sempre stato caro: il ruolo della donna nella società.

Ritorniamo per un attimo alla Libr’Osteria – ormai chiusa: quali sono stati gli elementi positivi e quelli negativi? Quali aspetti di Bolsena hanno attirato maggiormente la sua attenzione?
È stata un’esperienza decisamente positiva, anche se ormai fa parte del passato. Ho sempre amato la dimensione dei borghi. E la Tuscia è molto ricca di borghi, di piccole realtà preziose per storia e tradizioni. Sono arrivata a Bolsena nel 1998 e poco dopo è nata la realtà de “Le Sorgenti”. Ho scelto Bolsena perché si tratta di un luogo con una forte vocazione turistica. È nata in questo modo l’idea – non ancora così diffusa in quegli anni – di un bar che avesse al suo interno anche una libreria. Negli anni successivi la struttura si è fatta conoscere anche al di fuori della realtà del paese ed abbiamo dato vita a molte iniziative, abbiamo diffuso idee e nuove pratiche.

Il suo impegno per l’ambiente ed il territorio è continuato e rimasto vivo?

Certamente. Trovo molto interessante ed importante la nascita del Biodistretto Lago di Bolsena. Seguo gli studi e le pubblicazioni che riguardano lo stato di salute delle nostre acque e del nostro territorio. Vedo con piacere che si è diffusa nei cittadini una nuova sensibilità, verso i temi della tutela e la salvaguardia di questi luoghi, una cosa quasi impensabile, rispetto a qualche anno fa. Penso al Movimento delle Lenzuola, contro lo sfruttamento della geotermia o alla percezione sempre più diffusa dei pericoli derivanti dalla diffusione della monocoltura. Credo che un merito – non piccolo – possa essere ascritto anche a quelli che gravitavano intorno a noi, negli anni in cui esistevano “Le Sorgenti”.

La mia città (…) ha il cantuccio a me fatto”, ha scritto Umberto Saba

Qual è l’angolo del paese, o della Tuscia, in cui Lei ama rifugiarsi, per raccogliere i suoi pensieri, rilassarsi, sentirsi completamente a suo agio?
Il mio luogo del cuore, a Bolsena, è il bosco di Turona. Lì è possibile connettersi direttamente con la natura. Caricarsi di energia. Un luogo decisamente magico. Assolutamente da conoscere.

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