Giulia Marchetti, il turismo esperienziale il nuovo modo di viaggiare, “Tuscia” la parola chiave

di Sara Grassotti

Il turismo come esperienza è un turismo di ricerca fatto di emozioni e non di luoghi, da vivere in modo pieno, per tornare dal viaggio con un nuovo bagaglio di scoperte. La Tuscia un nuovo modo di viverla attraverso le sue bellezze, spesso inconsapevoli e sconosciute.
Giulia Marchetti, l’abbiamo intercettata attraverso la narrazione delle bellezze e delle eccellenze del territorio, l’abbiamo cercata per  conoscere  meglio la evoluzione culturale di ciò che concerne la fruizione turistica in questo periodo e nel prossimo futuro.
Prima di tutto ci racconti di lei…

Mi definirei come una fiaba che non è stata ancora scritta, ossia la bambina che cercava la solitudine ma scopre da donna che solo le connessioni umane hanno il potere di innalzare la sua esistenza ad un livello superiore. Ho sempre usato la scrittura sin da bambina per trovare un interlocutore immaginario nel mio diario a cui raccontare le mie sensazioni infantili. Ho poi continuato a scrivere pensieri vari, rivolti a nessuno, e nascosti agli occhi di tutti. Ho conseguito una Laurea Magistrale in Scienze della Comunicazione, perché la vocazione della scrittura continuava a rimanere una costante, e poi sono uscita dall’ombra e ho aperto un blog, rivolgendomi al mondo. Infatti, la bambina solitaria ed introversa nel corso degli anni ha lasciato il posto ad una donna sempre più in cerca di relazioni umane, da costruire per se stessa e per gli altri.

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Dalla natia San Martino come arriva alla Tuscia nella sua pienezza e a questa tipo di operatività?

Nonostante io sia nata e cresciuta in un piccolo borgo San Martino al Cimino, ho avuto la fortuna di viaggiare molto, specie negli Stati Uniti. Da ogni viaggio ho sempre riportato un bagaglio di nuove amicizie e relazioni umane che ho continuato, e continuo, a coltivare con il cuore. Dopo oltre 10 anni di questa operosità mi sono resa conto che molti dei miei amici americani hanno continuato a venire nella Tuscia perché attratti dalle sue bellezze, ma e soprattutto perché attratti dai contatti e dalle amicizie locali che sono riusciti a sviluppare insieme a me. Ad un certo punto ho pensato che avrei potuto fare di più, e trasformare questa passione dell’accoglienza turistica in una attività  più qualificata, svolta in collaborazione con esperti del settore.

Come si è concretizzata?

L’esigenza di attrarre sempre più persone nella Tuscia, anche attraverso varie iniziative mi ha portato ad aprire un blog, collaborare con Project Tuscia, fondare una associazione e scrivere per una rivista americana con base a Miami. Tanta roba..

L’incontro  con i Sigfrido Junior Hobel, quale sodalizio ha creato nell’ambito del turismo esperienziale?

Sigfrido Junior Hobel ha una laurea in archeologia e storia dell’arte,una premessa  che aiuta a capire la sua passione profonda  per la Tuscia, che racchiude in sé l’essenza dei suoi percorsi di studio. Sigfrido, originario di Napoli, ha consapevolmente scelto di vivere nel nostro territorio, attratto da tutti quegli elementi che rendono la sua esperienza di vita appagante ed edificante. Il nostro incontro ha fatto nascere un confronto tra due visioni e percezioni diverse dell’area in cui viviamo. Sigfrido ha spesso la capacità di mostrarmi le potenzialità di alcune attività esperienziali proponibili nella Tuscia, a cui io forse sono troppo abituata per coglierle nell’immediato, ma che lui percepisce subito come elementi di novità assoluta.

L’associazione Italian Human Connections, di cui è Presidente, ha reinterpretato il modo di viaggiare?

In termini assoluti IHC ha introdotto un aspetto innovativo  nel modo di viaggiare, rappresentato dalle connessioni umane caratteristiche da valutare e coltivare prima ancora di partire. I contatti con i locali sono il traino che rende una destinazione, non soltanto una meta turistica, ma un luogo del cuore dove incontrare persone e vivere emozioni. L’associazione mira infatti ad aiutare quanti voglio visitare la Tuscia, sia nella pianificazione dei loro itinerari, sia nella scoperta preventiva di artisti, artigiani, produttori enogastronomici, proprietari di luoghi incantevoli, operatori del comparto turistico, quali guide o accompagnatori, e così via. Quelle relazioni umane che sono  i valori essenziali che rendono l’esperienza di viaggio coinvolgente e soprattutto ripetibile nel tempo.

 

La prima sintesi è stato il docufilm realizzato da Project Tuscia lo scorso maggio, come viene veicolato?

Riteniamo che i social media e i nostri canali Youtube non siano più considerati piattaforme idonee per il lancio dei docufilm realizzati da Project Tuscia. Il lavoro dietro ciò che può essere considerato un video di promozione territoriale è immane, e richiede una fruizione più attenta e interessata che uno scroll distratto su internet non può garantire. Il docufilm sulla Piramide Etrusca e Salvatore Fosci, presentato lo scorso maggio al Balletti Park Hotel in occasione della inaugurazione dell’associazione IHC, e patrocinato dal Comune di Bomarzo, è stato il primo dei quattro docufilm prodotti sinora a non  essere stato diffuso dai social media. Successivamente  presentato alla sala Ce.Di.Do in  un evento promosso da Archetuscia, e poi alla sala degli Almadiani in occasione della collettiva pittorica di Via degli Artisti. Al momento stiamo valutando con una piattaforma nazionale per la pubblicazione e o a fronte della cessione dei diritti del docufilm per un tempo determinato.

 

Quali sono i progetti messi in atto per incontrare il gusto dei nuovi viaggiatori post pandemia?

La pandemia ha accentuato una tendenza di viaggio che era già in atto, ossia orientata al viaggio lento,  verso posti pochi affollati e destinazioni cosiddette minori, perché ancora poco conosciute a gran parte dei viaggiatori. I nuovi progetti a cui sto lavorando sono pertanto orientati alla riscoperta di esperienze semplici, che portano anche alla ricerca dei vecchi mestieri, della tradizione contadina e di quello stile di vita che rifugge dal frastuono e dal fracasso del turismo di massa.

 

IHC è un incubatore di idee creative improntate alla valorizzazione e promozione del territorio che  progetti ci sono in atto?

Italian Human Connections Ets (IHC) è una associazione mirata a promuovere, sviluppare e rafforzare le relazioni umane. L’ideazione ed implementazione di progetti creativi assume all’interno di questo spazio associativo un peso significativo. Tale obiettivo permetterà di raggiungere uno standard qualitativo  sui territorio.In  soli due mesi abbiamo già avviato la lavorazione di alcuni interessanti progetti internazionali,in particolare quello  avviato con gli americani Carlton e Shannon Deal mira alla riscoperta e valorizzazione dei borghi della Tuscia semi-abbandonati. L’idea è di ripopolarli e ridare slancio alla loro economia. Ma c’è una ultima creatura nata..

Di cosa si tratta?

L’ultima idea ha dato forma a Tuscia Art Lab, un progetto nato da un incontro fortuito con Angelo Deiana, e che lancia a Viterbo il primo corso di scrittura creativa ad alta formazione. Saranno 11 lezioni, cadenzate nell’arco di più mesi, insegnerà le tecniche e gli strumenti indispensabili per creare un romanzo o un racconto.Gli studenti avranno inoltre la possibilità di conoscere cosa c’è dietro l’universo libro, quali sono le strade più giuste da intraprendere per ambire ad una pubblicazione e da chi è composta l’intera filiera. Il  corso è una occasione importante per la Tuscia perché la formazione di aspiranti scrittori forma nuove figure con competenze nella narrazione del territorio.

 

L’importanza di una comunicazione bilingue ha un fine di integrazione internazionale?

I confini del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo” diceva  Ludwig Wittengstein. Parlare una sola lingua è un chiaro limite La nostra bellissima lingua, ha lo svantaggio di non soddisfare una comunicazione  internazionale, creando barriere nella fruizione dei contenuti ma anche nella godibilità dei rapporti interpersonali. Porsi con una comunicazione  bilingue oltre ad offrire  un vantaggio significativo in un mondo senza barriere concede  un’abilità vitale quando si viaggia e si incontrano nuove culture e nuove persone.

“Incontri nella Tuscia”, un progetto allentato dalla pandemia pronto a ripartire?
“Incontri nella Tuscia” è un progetto che prevedeva all’inizio una cadenza di produzione mensile, con un docufilm della durata massima di 15 minuti. La pandemia ha ovviamente rallentato questo ritmo per l’impossibilità fisica di lavorare sui luoghi. Allo stesso tempo però, è cambiato un po’ il format iniziale, tanto che il docufilm inedito su Vetralla, e quello ancora in fase di lavorazione su Santa Rosa, sono diventati dei documentari che sfiorano la durata di 40 minuti.La realizzazione del prodotto , richiede un lavoro di montaggio e post produzione lungo ed accurato. Posso dire che la pianificazione  del progetto “Incontri della Tuscia” è sempre più dettata dai tempi di lavorazione di ogni docufilm che da una tabella di marcia predefinita.

 

Si sente più una blogger internazionale o una risorsa impegnata per offrire alla Tuscia un importante strumento di promozione e di crescita ?

 Non ho mai pensato a me stessa in termini di ruoli, e personalmente tutto ciò che svolgo attraverso il mio blog internazionale, o direttamente sul territorio in termini di promozione e accoglienza turistica, è pensato per portare un arricchimento nella vita degli altri, che passa sempre attraverso il valore altissimo delle connessioni umane. Il  viaggio  a mia veduta anche il pretesto per allargare i confini della nostra mappa interiore, fatta di sensazioni, percezioni ed emozioni che non dimenticheremo mai.  La mappa fisica è invece rappresentata dalla geografia dei luoghi su cui mettiamo una bandierina, per andare oltre, e pensare a una nuova destinazione. Appunto per questo  mi adopero per facilitare nella Tuscia incontri tra viaggiatori e territorio per stimolarne la scoperta non solo attraverso gli occhi, ma anche attraverso il cuore.

A proposito di cuore, quale è il suo luogo del cuore?

Io mi sento Etrusca con il cuore radicato nella Tuscia. Non c’è un luogo nella nostra meravigliosa terra che mi lascia indifferente o poco attratta. Ovunque mi volto vedo tanta abbondanza e tanta bellezza, che non è soltanto espressione della perfetta congiuntura paesaggistica di monti, boschi, laghi e terme, ma anche espressione della ricca storia che ci rappresenta e che è frutto del passaggio di molte civiltà.Dovendo però  scegliere direi San Martino al Cimino, e non soltanto perché ci sono nata, ma perché è meraviglioso ed è il primo borgo della Tuscia costruito sulla base di un preciso progetto urbanistico, per volere di due potenti figure quali Papa Innocenzo X e Donna Olimpia Maidalchini.

E faccio una confessione

Tutte le mattine passo con la mia auto davanti alla porta del paese, e nel gettare lo sguardo all’interno del borgo per dare la precedenza agli altri autoveicoli, l’abbazia Cistercense mi coglie sempre di sorpresa, come se la vedessi per la prima volta.

Alla bellezza di San Martino al Cimino non ci si abitua mai, neanche se la vivi e ne sei esposto tutti i giorni della vita, proprio come me.

 

 

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