Francesca Burla, Eta Beta come arricchimento delle nostre reciproche differenze

di Carolina Trenta

Francesca Burla è da poco più di un anno la presidente di Eta Beta, l’associazione viterbese che si occupa di inclusione sociale per i giovani affetti da disabilità. Con il suo messaggio d’insediamento, avvenuto nel marzo 2020, in pieno lockdown, ha voluto dare forza e speranza a quei tanti ragazzi e alle loro famiglie che ancora oggi si trovano a dover affrontare una vita quotidiana difficile, ma non per questo infelice: “Lavoreremo insieme per riportare l’associazione ad alti livelli, per il benessere e l’inclusione dei ragazzi. Siamo pronti a collaborare con le istituzioni in maniera sempre più fattiva, attraverso progettazioni congiunte”.

La presidente è affiancata in qualità di vice da un’altra donna forte e determinata, Marina Pasquini, moglie dell’ideatore dell’associazione, l’indimenticabile professor Giorgio Schirripa, che aveva fortemente a cuore come medico e come uomo quei contesti capaci di includere le differenze di tutti, eliminando ogni forma di barriera.

Ad un anno dal suo insediamento, ci facciamo dire da Francesca Burla cosa abbia significato vivere un momento così difficile in cui il Covid-19 ci obbliga al distanziamento, quando questi ragazzi avrebbero bisogno di vicinanza, di parole dette guardandosi negli occhi, di abbracci …

Come è entrata a far parte del volontariato e perché ha scelto di occuparsi di disabilità giovanile?

La mia prima figlia è una ragazza disabile di 18 anni, quindi la cosa mi è venuta abbastanza naturale. Prima della sua nascita non avevo mai fatto volontariato, poi sono entrata a far parte del direttivo di Eta Beta per volere di Marina Pasquini, c’era bisogno di un ricambio generazionale, fondamentale in un mondo che va sempre più veloce.Tengo a puntualizzare che Eta Beta è un’associazione che si occupa sì di giovani, ma anche di adulti perché questi ragazzi poi crescono, diventano adulti, e in una realtà come quella di oggi è impensabile lasciarli soli in balia del proprio destino.

Il Suo insediamento è avvenuto in pieno lockdown: come lo ha affrontato? La presenza delle istituzioni al vostro fianco è stata continua e concreta?

Il mio insediamento è avvenuto il 5 marzo 2020 e dopo due giorni è scoppiata la bomba. Abbiamo avuto tantissime difficoltà, legate soprattutto alla vita familiare: i nostri ragazzi sono abituati a fare tante attività e si sono visti togliere ogni cosa … anche le istituzioni stesse forse avrebbero avuto bisogno di aiuto, non sapevano davvero come fare … ciò che mi è mancato di più in assoluto è stato guardare le persone negli occhi.

Quali sono stati i disagi principali per la vostra associazione?

Nonostante il contesto estremamente difficile, grazie alla preziosa collaborazione con la cooperativa “Gli anni in tasca”, il centro “Eta Beta e il Papavero”  ha visto la luce e ha potuto svolgere quelle attività fondamentali che permettessero ai ragazzi di non rimanere soli e isolati, rispettando tuttavia tutte le norme necessarie. Abbiamo lavorato in un locale datoci in comodato d’uso dalla parrocchia di Santa Maria Nuova, situato a San Pellegrino, dove gli spazi esterni ci hanno aiutato al rispetto delle normative imposte ed oggi siamo ancora lì.

Quanto tempo dedica all’associazione? Quanti sono i ragazzi e come sono organizzati?

Le dedico la maggior parte del pomeriggio, quando non sono al lavoro, senza tuttavia trascurare mai la mia famiglia, con la quale vivo a Bagnaia. Durante il lockdown i ragazzi di “Eta Beta e il papavero” erano 87, oggi si sono un po’ dislocati nelle nostre sedi.

L’inclusione sociale si esprime anche attraverso la partecipazione a numerose attività, in particolare quelle culturali e sportive. Eta Beta le ha centrate tutte. Ce ne può parlare?

Delle attività sportive se ne occupa in particolare “Sorrisi che nuotano Eta Beta”, che nasce da una costola dell’associazione vera e propria. Noi ci occupiamo del resto: inclusione, laboratori, divertimento, con il sogno, un giorno, di trasformare tutto ciò in un lavoro redditizio per questi ragazzi. Ma l’inclusione non passa soltanto dai momenti ricreativi, anche la cultura fa la sua parte; da due anni infatti la viviamo grazie alla collaborazione con “La cultura al centro”, un progetto gestito dall’associazione culturale Tetraedro.

Quali sono le attività in favore della coesione sociale che fanno più presa nei ragazzi?

I ragazzi di solito sono aperti a qualsiasi attività li faccia sentire bene, il grosso dipende dalle famiglie e dalla ASL, che ci indica quale è il progetto migliore per ciascuno di loro. Questo non significa che non abbiano facoltà di scegliere, hanno preferenze e gusti, come tutti.Il laboratorio “Da cosa nasce cosa” è forse quello che appassiona di più: due giorni a settimana, per tre ore, i nostri ragazzi lavorano con il legno e altro materiale recuperato da scarti industriali per realizzare oggetti d’arredo, ma anche il laboratorio di cartapesta, il laboratorio teatrale e quello di fotografia sono entusiasmanti.

“Comunità e terzo settore”, “Interventi speciali per la coesione territoriale”, risorse dal PNRR, progetti e finanziamenti sono importanti. Che cosa vi aspettate e cosa vorreste realizzare come urgenza?

Da quando l’assessorato è in mano ad Alessandra Troncarelli il cambio di passo in regione si vede, e tanto, così come non posso non lodare l’operato di Antonella Sberna in Comune, ma forse servirebbe una maggiore attenzione sulla gestione delle necessità dei ragazzi al momento dell’uscita dal contesto scolastico. I bandi e le donazioni ci sono e sono importanti, ma per vivere bene come associazione abbiamo bisogno sempre di più fondi.

La vostra sede è in via della Volta Buia, ex asilo Buon Pastore: gli spazi interni consentono ora lo svolgimento regolare delle attività?

La nostra sede convenzionalmente è lì, possiamo utilizzare gli spazi per alcune attività, ma dopo il lockdown ci siamo dovuti ampliare a San Pellegrino e San Martino – ex colonie, spazio che da decenni abbiamo in comodato d’uso dalla provincia di Viterbo.

Non abbiamo ancora visto i ragazzi impegnati come ciceroni per una conoscenza più spiccata della città, ad esempio come accompagnatori nelle visite guidate in luoghi d’arte … è un’esperienza possibile?

Loro adesso fanno i ciceroni nei loro spazi, ma ci sono diverse attività simili in cui si sono impegnati, tra cui l’accompagnamento delle persone durante la “Settimana del pellegrino” a Santa Maria Nuova. Ci sono comunque tanti progetti in cantiere…..

Il mondo delle persone disabili, nel nostro paese, è per molti aspetti invisibile e sconosciuto, scarsamente sostenuto da servizi specifici e oggetto di pregiudizi e di una visione ancora fortemente discriminatoria. Viterbo è una città inclusiva?

Da questo punto di vista Viterbo è molto avanzata: ci sono gruppi di lavoro, i ragazzi sono seguiti uno ad uno. Questo non può avvenire in una grande città come Roma, la situazione è troppo dispersiva ma sicuramente qui l’associazionismo può fare molto rispetto all’inclusione.

Quanto ancora si può fare per favorire la partecipazione attiva e completa dei ragazzi?

Da fare c’è sempre tanto, ogni attività può essere sviluppata e migliorata. Il mondo del lavoro è il sogno di genitori e ragazzi, ma ci sono persone come mia figlia che probabilmente non lavoreranno mai.Sono molte le famiglie che per scelta o per necessità sono costrette ad istituzionalizzare i propri figli. Io finché avrò fiato in corpo mi batterò per la legge 112 (Dopo di noi), voglio che ogni ragazzo come lei sia libero di scegliere.

Esprima una richiesta che Le sta a cuore.

Mi piacerebbe riuscire a ottenere quella rete che spesso non si riesce ad avere tra associazioni, le varie realtà a volte viaggiano su binari diversi…

 

Ogni essere umano è unico: rispettarne la diversità equivale a difendere la propria e l’altrui libertà”. Un pensiero che Francesca Burla esprime con la forza di madre e l’energia di Presidente.

 

La pièce Romeo e Giulietta, quello che dovrebbe essere ma non è ,la Compagnia Tetraedro, un progetto di consolidata rete territoriale con Eta Beta.

 

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI