Da “Un americano a Roma” a ventotto americani nella Tuscia

di Arnaldo Sassi

Letizia Massa-cover

Da “Un americano a Roma” a ventotto americani nella Tuscia. Il paragone ci sta tutto, anche se contempla due stagioni completamente diverse. Il primo infatti, è il titolo del celeberrimo film di Steno, uscito nel 1954, che vide come protagonista un eccellentissimo Alberto Sordi agli inizi della sua carriera cinematografica (indimenticabile la scena del “Maccherone: tu sei un verme e io me te magno!”). Il secondo è l’evento di questi giorni, nel quale ben 28 tour operator made in Usa sono venuti a visitare le bellezze della Tuscia (ma anche delle Marche) per proporle poi ai propri connazionali con l’intento di far conoscere a quante più persone possibili i tesori dell’Alto Lazio.

A parlare dell’impresa è Letizia Massa (nella foto cover), operatrice di Promotuscia, che non nasconde l’entusiasmo per quanto avvenuto. “Tutto è nato – racconta – quasi per caso. Da un incontro di una delle nostre socie, Maria Luigina Paoli, con uno dei più grandi tour operator americani, Antonio Lucente, di origini calabresi, ma da sempre residente a Boston, titolare della ‘Bellavista Tours’, un’impresa che ha una rete di circa settemila agenzie negli Usa, che propongono il prodotto Italia”.

E in quell’occasione cosa è accaduto?

“Diciamo che è stato un incontro molto fortunato, avvenuto a Senigallia nel novembre scorso, dove era in corso una fiera turistica. Lì si è deciso di organizzare un educational. Detto e fatto. Gli operatori sono arrivati in Italia il 16 marzo e sono ripartiti sabato 23. Hanno visitato prima alcune bellezze delle Marche e poi quelle della Tuscia”.

Quale è stato l’itinerario?

“Siamo partiti dalle Marche e dall’incontro con Stefania Pignattelli, proprietaria del Borgo Seghetti Panichi, dimora storica e giardino artistico che si trova a Castel di Lama, nei pressi di Ascoli Piceno. Poi ci siamo spostati a Bolsena per due giorni ed infine a Viterbo. Abbiamo cercato di costruire un pacchetto comprendente le visite a dimore storiche e giardini, alle terme e soprattutto all’enogastronomia”.

Le reazioni?

“Entusiasmanti. Perché per la prima volta queste persone hanno potuto sperimentare questo particolare aspetto del turismo”.

 E adesso cosa accadrà?

“Che questi tour operator proporranno questo pacchetto e gruppi organizzati o di amici, ma anche a semplici famiglie o a singole persone, per vivere una vacanza completamente diversa da quelli che sono i canoni tradizionali. Alla scoperta di realtà che sono poco conosciute, al contrario di Roma, Firenze o Venezia, ma dove c’è tanto da ammirare e soprattutto dove si possono gustare specialità gastronomiche a loro sconosciute. Si proporrà anche di organizzare matrimoni o viaggi di nozze in queste sedi.”.

Avete avuto collaborazioni da privati o enti?

“L’aiuto istituzionale c’è stato. Dai Comuni di Bolsena, Lubriano, Ronciglione e Bomarzo. Purtroppo, e mi dispiace dirlo, non da quello di Viterbo. Ma lo sforzo maggiore è stato fatto dalla Camera di Commercio, che ha creduto tantissimo al progetto. Ci ha tenuto soprattutto a sostenere le due serate viterbesi con la degustazione dei prodotti tipici locale e con un incontro con i produttori. Ma a collaborare sono stati anche molti privati, hotel e ristoranti”.

E adesso cosa vi aspettate?

“La speranza è che questo evento sia il primo di una lunga serie. Insomma, che porti a una sistematicità. Viterbo purtroppo ha un problema storico, che riguarda la capienza di posti letto. Ma a noi interessano gruppi contenuti, di un turismo diverso, che aiuta anche a destagionalizzare. Puntiamo a un target medio alto, in grado anche di far rivivere il centro storico viterbese, magari proponendo anche manifestazioni come San Pellegrino in fiore o la Macchina di Santa Rosa”.

Insomma, non vi ponete limiti…

“Siamo tour operator da 30 anni e questa è una delle più grandi operazioni commerciali che stiamo intraprendendo. Anche per promuovere il nostro territorio”.

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