Cristiana Melis, nell’antica corte l’eccellenza dell’ospitalità, Civita il respiro dell’anima

di Donatella Agostini

Cristiana Melis

Civita di Bagnoregio emerge come un geyser di roccia dalla magnifica valle dei Calanchi. Quando alla fine della strada si arriva all’imbocco del ponte pedonale, la vista improvvisa di questo borgo antico e tenace ti colpisce al cuore come un pugno. Oltrepassarne l’arco di accesso significa entrare in un mondo “altro”, in una dimensione in cui si cammina lentamente, assaporando la quiete e inspirando a fondo l’intenso profumo dei giardini. La dimora che cerchiamo ha un ingresso discreto, celato da una cascata di rampicanti. Si entra, ed è subito fiaba. Pareti di gelsomini, ortensie, edere, adornano un’antica struttura che un tempo fu seminario vescovile, e che ora è riduttivo definire bed & breakfast. L’antica cucina è una vera e propria galleria d’arte: quadri antichi e contemporanei adornano le pareti in pietra, tra mobili sapientemente miscelati, specchi, ceramiche e lampadari. Sullo sfondo, un sontuoso giardino in cui alcuni ospiti si stanno godendo il sole del tardo pomeriggio. Ad accoglierci due simpatiche labrador – Olivia e Ortensia – a tutti gli effetti membri dello staff. Soprattutto ci accoglie il garbo e il sorriso di Cristiana Melis: insieme al marito Paolo Crepet ha creato dodici anni fa la Corte della Maestà, questa struttura ricettiva giudicata dalla Guida Michelin una delle otto di assoluta eccellenza in Italia, e dalla quale ha ottenuto il prestigioso riconoscimento di ben tre Chiavi.

Come le Stelle Michelin premiano l’eccellenza nel campo della ristorazione, così le Chiavi – istituite di recente – sanciscono l’eccellenza nell’ospitalità. Sono state assegnate a seguito di ispezioni rigorosamente anonime e indipendenti negli hotel di tutto il mondo. In Italia gli ispettori hanno visitato 500 strutture, scegliendone 146 in base a criteri di design, architettura, servizio e personalità. Di queste, otto hanno ricevuto 3 Chiavi, trentuno 2 Chiavi e centosette una. “Un riconoscimento totalmente inaspettato per noi e una grande gioia anche per gli addetti del settore”, esordisce Cristiana, che gestisce personalmente la Corte fin dalla sua apertura. “È stato un fortissimo messaggio che la Guida ha voluto dare. Assieme a strutture prestigiose – tra gli altri, il Cipriani di Venezia, il San Pietro di Positano, il JK Place di Capri – siamo stati premiati noi, che non siamo certo dei colossi, che siamo appartati e non sovraesposti. Il messaggio è che l’ospitalità di qualità non è solo prerogativa dei grandi hotel, quelli con le grandi piscine e i grandi spazi. Essere piccoli ci dà la possibilità di dare un’attenzione particolare ai nostri ospiti. Banalmente, li chiamiamo per nome, e questo crea subito una situazione di familiarità. La qualità nell’accoglienza sta in quello che tu lasci all’ospite: un ricordo, un’esperienza, un’emozione. A me capita spessissimo che le persone entrino in questa cucina e piangano. Parlo di americani. Abbiamo avuto tanti clienti newyorkesi – d’altra parte Civita è famosissima a New York. Ma vengono anche molti dalla Corea e da Hong Kong”. Gli ospiti rimangono incantati di fronte alla bellezza delle suites, del giardino, ma soprattutto per il calore familiare che si respira in questa dimora. “Ritengo che questo riconoscimento sia un merito di tutti”, prosegue Cristiana Melis. “Della Corte, certo: ci metto tutto il mio impegno. È come un bambino piccolo da crescere, te ne devi occupare costantemente. Ma è merito anche delle persone che ci lavorano, che la amano e la curano come fosse la loro casa, e della stessa Civita, intesa come luogo dove le persone arrivano, vanno a cena nei ristorantini e trovano un’atmosfera di grande famiglia. Ed è anche merito di chi si prende cura della prima accoglienza, occupandosi dei bagagli dal parcheggio, e dell’accoglienza all’inizio del ponte. Perché questo è. Qui a Civita tutti ci si conosce, tutti ci si aiuta. Undici, tredici abitanti al massimo… Anche questa è una roba pazzesca per gli americani”.

Ma qual è la storia della Corte?  “Inizialmente questa era la casa per i fine settimana. Fu mio marito a suggerire di farne anche un luogo di accoglienza”, racconta Cristiana, bolognese di origine. “Mi sembrava un azzardo… Era qualcosa che non avevo mai fatto. A quei tempi mi occupavo di comunicazione, marketing e organizzazione di eventi. Ma in fondo nella vita si impara sempre, e poi ho avuto una mamma che mi ha insegnato molto dell’arte dell’accogliere: le tavole imbandite, i centritavola di fiori… probabilmente, quest’attitudine l’ho ereditata da lei. Così è nato questo progetto, che abbiamo curato con tanto amore e tanta passione. Ogni singolo oggetto è stato scelto e messo da noi. Tutto ha trovato una sua collocazione naturale, come per una strana magia”. E come ogni luogo fatato che si rispetti, è capace di incantarti e tenerti stretto a sé. “Un limite che può avere Civita – allo stesso tempo anche un grande pregio – è che per conformazione ti abbraccia e ti spinge a restare, e così ti abitui troppo all’isolamento. La rende un luogo per persone che stanno bene da sole. Infatti, il bello di Civita è che non è per tutti. O la ami o ti terrorizza. Noi chiudiamo un paio di mesi l’anno, per effettuare le manutenzioni. Per me sono necessari quei mesi di ritorno a Roma, di vita di città, di socialità”. Due mesi in una grande città, per sentire la mancanza di un luogo unico al mondo, fino a qualche decennio fa destinato ad un malinconico declino, e ora assurto all’olimpo mondiale delle destinazioni di charme. “E pensare che prima di venire qui, non conoscevo la Tuscia. Spesso l’intero Lazio si identifica a torto con Roma. Ma ora la Tuscia sta vivendo un bel momento, comincia ad essere riconosciuta anche all’estero. È un territorio bellissimo, tutto da scoprire. Nel nostro settore, bisognerebbe mettersi una mano sul cuore e fare un ragionamento di qualità, che non richiede necessariamente grandi risorse. Qualità è il modo con cui tu ricevi, qualità è un ristorante che sfrutta i prodotti locali e li valorizza. Non c’è bisogno di strafare. Oggi il vero lusso – parola che non amo particolarmente – sta nei luoghi che danno emozioni. Un profumo, una quiete. È cambiato ciò di cui le persone hanno bisogno durante una vacanza”. Un’accoglienza di qualità è anche attenzione ai dettagli, a partire dall’ingresso del visitatore nel comune di destinazione. “Secondo me sarebbe necessario un lavoro di rete. Penso ad esempio a una struttura giuridica come un consorzio, che raggruppi tutte le attività ricettive e ristorative. Un consorzio farebbe promozione, comunicazione per tutti, darebbe sostegno, creerebbe coesione e unità di intenti”. Tutti insieme verso un obiettivo comune, che è quello di valorizzare e promuovere ancora di più questo straordinario borgo, luogo magico ma anche fragile. “Che va preservato, tutelato e difeso”, conclude Cristiana Melis. “Bisognerebbe venire qui con un atteggiamento di rispetto. La maggior parte dei turisti giornalieri non sa neanche che a Civita ci abitano. Così qualcuno si diverte a bussare alle porte, a strappare i fiori. Le urla e gli schiamazzi qui sono stonate. Ben venga allora una comunicazione che dica che questo è un luogo con una sua sacralità”.

CDM 2018-05-16 CORTE DELLA MAESTA'

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CDM 2018-05-16 CORTE DELLA MAESTA'

www.cortedellamaesta.com

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