“CREDI in Gradi , illustrato il progetto volto alla fruizione rapida attraverso la digitalizzazione dell’intero patrimonio culturale e storico di Santa Maria in Gradi

In attesa che la monumentale e storica chiesa di Santa Maria in Gradi possa tornare ad essere visitabile e fruibile, è il festival della Scienza e della Ricerca a dedicare all’omonimo complesso universitario un pomeriggio presso l’Aula Magna “Gian Tommaso Scarascia Mugnozza”, attraverso l’illustrazione di un progetto che tende a valorizzare i tesori che l’ateneo viterbese conserva e che in tempi rapidi potranno essere messi a disposizione della collettività. Un progetto, denominato “CREDI in Gradi”, elaborato da un pool di docenti in cinquecento giorni. Costo 970.000 euro, in parte finanziato dal ministero della Cultura (730.000) e in parte da Unitus (240.000), che si basa su un innovativo sistema di digitalizzazione dell’intero patrimonio culturale e storico che il complesso universitario conserva. Si tratta, tra l’altro, di un corpus di 370 volumi pubblicati tra il XVI e il XX secolo di grandissimo valore e di altri 260.000 testi cartacei che potranno essere consultati semplicemente da remoto, evitando possibili danneggiamenti. O, ancora, tre percorsi tematici in grado di illustrare le bellezze del complesso con la ricostruzione degli ambienti del convento e della chiesa. O la realizzazione di un archivio digitale che traccia la memoria dell’ateneo: prima come Libera Università della Tuscia e poi, dal 1979, come università statale. Un passo in avanti importante, ma che attende da anni quello decisivo verso il recupero della chiesa, eretta nel 1268, che fu già dei Domenicani e dove furono sepolti il pontefice Clemente IV° (prima del trasferimento nella basilica di San Francesco) e il prefetto Giacomo Di Vico. I più recenti lavori di ripristino risalgono agli anni tra il 2004 e il 2007 con un notevole esborso di denaro pubblico. Poi la mancanza di fondi ha impedito di portare avanti l’opera di recupero con l’oggettivo rischio di veder perdere definitivamente un “pezzo” storico tra i più importanti di Viterbo insieme alla consapevolezza di aver disperso risorse della collettività. (L. C.)

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