Corrado Achilli quel pittore viterbese dimenticato, apparentato con gli Spadini

di Sara Grassotti

Corrado Achilli a destra La rivalsa delle donne

Corrado Achilli nasce a Viterbo nel popolare quartiere di San Pellegrino il 16- 1-1929 e sempre a Viterbo morirà il 3-11-2016, poco celebrato per il suo riserbo e per i suoi trascorsi all’estero, soprattutto in Olanda a Utrecht, dove è vissuto circa trent’anni, una delle città olandesi più antiche. Per lui un luogo creativo pittorico, qui ha conosciuto Loredana, siciliana che diverrà poi sua moglie, da cui nel 1986 ha avuto un figlio.
Un talento di artista manifestato intorno ai dodici anni con un primo dipinto impresso su una tela firmata Spadini, famiglia con cui Corrado Achilli era apparentato per parte di madre, Gaetano lo ricordiamo tra i costruttori della Macchina di Santa Rosa, con il modello che nel 1862 vinse sul pittore Pier Felice Papini.
Il talento era scritto nel ritratto genetico di Corrado Achilli in un genere di pittura in cui la concretezza della rappresentazione genera l’illusione del reale.
L’intenzione del suo lavoro era quella di alludere al tutto come mistero, senza definirlo. Un genere, il surrealismo, rappresentato nelle sue opere, un centinaio circa, di cui una metà sono state regalate dall’artista e non sono nemmeno rintracciabili.
La restante metà costituisce una raccolta di gran parte delle opere principali di Corrado Achilli, tra quelle prodotte durante la sua maturità artistica custodita dal figlio, ci sono alcuni quadri memorabili come il sacro Bosco di Bomarzo, di cui Achilli immortala la grande bocca dell’Orco e alcune figure mitologiche. Racconta sua moglie Loredana che l’artista del luogo ha subito sempre il fascino e la contaminazione di quelle figure ritraenti animali mitologici, divinità e mostri. Un’opera eccellente sollecitata da quella iscrizione che è impressa sulla scultura: “Ogni pensiero vola…”. Se le fauci dell’Orco di Bomarzo rappresentano le ansie, le aspettative, le inquietudini del nostro vivere, il vissuto dell’uomo Corrado Achilli ne decalca le similitudini, è stato conflittuale, doloroso travagliato. Uno dei motivi per cui del suo percorso artistico si hanno poche tracce ufficiali, una mostra a fine anni ’80 a Civitella d’Agliano, due anni prima di morire nel settembre 2014, una personale intitolata Metamorfosi alla Galleria Chigi a Viterbo. Troppo poco.

Da Viterbo era partito poco più che ventenne, prima tappa a Roma, poi in Germania, e la sosta più lunga durata trent’anni in Olanda, posti, in cui si è guadagnato da vivere facendo il restauratore, e continuando a dipingere. Poi il ritorno a Viterbo, dopo la nascita del figlio, all’inizio degli anni novanta, dove morirà in una struttura a 87 anni, nel silenzio più assordante. La sua esistenza è stata un viaggio nel “tormento dell’isolamento”: incompreso e solitario, lucido e cosciente… Un continuo intervallarsi in cui a parlare sono le sue opere.

E’ un dovere per Viterbo ricordarlo e diffonderne la conoscenza e il talento, la moglie e il figlio vivono nel centro storico e a noi hanno concesso il valore del ricordo, che potrà essere finalmente messo in luce per dare all’artista Corrado Achilli quello che nel suo percorso terreno è venuto meno. Oggi la sua arte può essere capace di far rivivere nell’osservatore le stesse emozioni, gli stessi sentimenti che l’artista ha dipinto sulla tela.

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