Chiara De Santis Del Tavano: l’impegno di trasmettere ai bambini l’identità equestre della Tuscia

di Carolina Trenta

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“Il ritmo del passo dei cavalli ha scandito le mie riflessioni, le mie ricerche di senso… La mia vita”: queste le parole di una donna tenace e appassionata, che ha avuto la brillante quanto coraggiosa idea di unire gli studi fatti con la grande passione per il più elegante degli animali. Chiara De Santis Del Tavano, oltre a essere psicologa dell’età evolutiva, è infatti fondatrice e presidente dell’associazione Il Giardino di Filippo, incentrata sul benessere della relazione uomo-cavallo.

Dopo la laurea presso la Facoltà di Psicologia di Milano Bicocca, l’amore per i cavalli l’ha portata in alto: Chiara è tecnico di avviamento all’equitazione, specialista nella riabilitazione equestre e responsabile di progetti di terapia ed educazione assistita dagli animali. Il suo traguardo più grande nonché sogno di una vita è tuttavia il Parco agricolo Agriland, in Strada Ponte Sodo, azienda agricola multifunzionale dove si attuano progetti socio-riabilitativi incentrati sul rapporto con la natura e con gli animali

Ma partiamo dall’inizio, e in quest’oasi di pace alle porte di Viterbo ascoltiamo una storia fatta di passione, sacrifici e conquiste.

Sono nata a Viterbo nel 1976 e coltivo la passione per i cavalli fin da quando ero bambina. Ho studiato psicologia con l’idea fissa di poter un giorno lavorare con loro, anche la mia tesi di laurea parla della relazione che si può instaurare con il cavallo durante l’infanzia.
Ho fatto molte esperienze nell’ambito dell’oncologia pediatrica: dal Policlinico Umberto I di Roma ad un progetto in atto oggi al Policlinico Gemelli. L’oncologia è un ambito di lavoro molto delicato e con i cavalli si possono accompagnare le tradizionali cure in modo peculiare”.

 

Quattordici anni di Il Giardino di Filippo. La sua idea iniziale come si differenzia dall’oggi?

Non si differenzia ma si approfondisce. Ho sempre voluto, con i tanti colleghi che mi affiancano ogni giorno, che la nostra associazione promuovesse il benessere e la connessione tra l’individualità della persona e gli animali. Continuiamo a mandare avanti i numerosi progetti di ricerca e valorizzazione del territorio, come anche le collaborazioni con le tante realtà locali che hanno obiettivi simili al nostro.

A tal proposito, come si è distinto nel tempo il rapporto con i partner?

Negli anni abbiamo sempre cercato di mantenere viva questa nostra caratteristica, e facciamo collaborazioni ogni volta che ne abbiamo la possibilità: circoli, enti locali, case famiglia, parrocchie, scuole sono le realtà con cui ci interfacciamo più spesso.

L’esperienza innovativa avviata come incide nell’inclusione e nell’innovazione sociale?

Questa realtà nasce da un grande investimento personale, emotivo e concreto, e ho sempre voluto che oltre al benessere delle persone si tenesse ben presente quello degli animali. Sono consapevole che questo approccio alla persona abbia ancora molto da svilupparsi per essere profondamente compreso … io credo veramente nella divulgazione culturale e lo porterò avanti con forza e convinzione.

La struttura accoglie anche persone fragili? Si può parlare di un welfare pro-attivo e rigenerativo per tutti?

L’azienda agricola è un naturale luogo d’inclusione, anche bambini con bisogni speciali sono inseriti in percorsi educativi: ci teniamo infatti ad essere sempre coerenti con l’idea che tutti possano prendere parte alle nostre attività.

Ci sono alleanze di comunità, trasformazioni, innovazioni sociali in atto? Dopo il Covid come vi siete riorganizzati?

Per noi il Covid paradossalmente è stata un’occasione di valorizzazione. In quei difficili mesi questo posto era una “bolla”, uno spazio protetto in cui le persone più fragili venivano accolte e potevano stare a contatto con gli animali. La pandemia ha aiutato a diffondere il senso di luoghi così, ci siamo riappropriati dell’idea di “stare in mezzo alla natura”, per troppo tempo messa da parte.

Com’è oggi la giornata tipo organizzata nel mondo equestre? Dove si indirizzano i nuovi progetti?

Prevalentemente portiamo avanti progetti indirizzati alla costruzione del rapporto con gli animali. Nella gestione quotidiana di un cavallo tutti possono partecipare, è un’articolazione del lavoro che trasmette fortemente l’idea di appartenenza ad una comunità; così facendo, ognuno può mettere in luce i suoi talenti. Anche il lavoro sulle piante può essere utile e fondante, per questo lavoriamo da anni nell’ambito dell’agricoltura sociale.

Quanto Viterbo risponde? Quali sono i punti di forza della struttura in cui opera? C’è un’identità equestre già tangibile?

Credo che questa identità sia affermata e riconoscibile, coltiviamo la passione equestre in tutte le sue sfaccettature: dallo sport alla terapia. La città di Viterbo risponde bene, il territorio è aperto, anche la ASL è sempre stata molto sensibile a questi argomenti. Il nostro punto di forza maggiore è forse il fatto di essere un’oasi agricola di verde dentro la città, a pochi passi dalle mura; quello del cavallo è un mondo stupendo e mi piacerebbe poterlo trasmettere a trecentosessanta gradi.

Qual è il risultato che ha sentito più suo e che l’ha resa più orgogliosa di quello che sta facendo?

Non mi sento mai arrivata, questa è forse la mia caratteristica maggiore: il mio lavoro è costantemente accompagnato dallo studio, spesso vado anche all’estero per aggiornarmi. Credo che l’appagamento più grande stia nel lavoro quotidiano con i piccoli pazienti, con la consapevolezza però che c’è ancora tanto da fare.

Il prossimo evento?

In questo momento stiamo lavorando tanto con i campus, ma mi piacerebbe che si concretizzasse il progetto di valorizzazione del territorio attraverso il cammino sulla via Francigena con gli animali.

Filippo nell’etimologia delle parole è “amico dei cavalli”, dal greco philos e hippos. Anche il nome scelto per l’associazione non è casuale…

No, infatti esso rappresenta l’idea con cui è nato il Giardino, vale a dire quella di un luogo in cui appassionati possono ritrovarsi e condividere le proprie storie.

La sintesi della mission di Chiara è quella di dare il benessere a tutte le persone che si avvicinano al mondo del cavallo, con semplicità e in modo spontaneo come la natura ci insegna … i cavalli sono i maestri dell’interdipendenza, ma anche gli animali della gentilezza. Chiara De Santis Del Tavano è un esempio di quella gentilezza che fa la differenza.

A bruciapelo, prima di salutarci le chiediamo: Viterbo è una città gentile?

Dal mio punto di vista sì. Nelle grandi difficoltà che ho trovato per concretizzare questo progetto ho incontrato tante persone gentili e affini alla mia sensibilità, che non smetterò mai di ringraziare.

Per maggiori informazioni sulle attività che Chiara De Santis Del Tavano porta avanti potete leggere i suoi testi “Lo sviluppo del bambino con l’animale”, “Il giardino delle Amazzoni” e “Agrinidi, agriasili e asili nel bosco”, e se ancora non ci siete stati, fate un salto al Parco agricolo Agriland, in Strada Ponte Sodo… Scoprirete un mondo fantastico!

 

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