C’era una volta la casa del vento…

di Maria Teresa Muratore

Suor Mariella

Suor Mariella Giannini, delle Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù, attuale Madre Superiora di Villa Rosa, è stata tra le fondatrici insieme a Suor Piera e Suor Anna Maria. della associazione SoliS, la sua  è una storia affascinante che inizia nel lontano 1881, in Spagna, quando un Fatebenefratello milanese fonda l’Ordine.

Suor Mariella inizia a raccontare, come fosse una favola ma che invece è storia vera, in modo fluido e ordinato, senza fermarsi, e sciorina date, nomi, eventi, aneddoti, cose impensabili come la volta che le suore sono andate con una delegazione a Pechino con l’Orient Express, o buffe come quando i medici cinesi sono venuti in Italia e hanno visitato Villa Rosa per vederne il modello come casa di cura per malati psichiatrici e le suore dovevano far finta di essere laiche e si erano messe quindi in abiti civili quelle che dovevano riceverli e nascoste le altre ma ad un certo punto, nella sala rossa, i cinesi vedono il ritratto di un Papa e dicono “ma allora voi siete in contatto col Vaticano” “noo!” Rispondono loro “è solo un bel quadro di valore e ci piaceva metterlo qui!”. Sì, perché le suore erano andate a Trento per imparare il metodo Basaglia, e vennero medici cinesi a imparare dai medici italiani.

Nel 1867 il Papa Pio IX inviò padre Benedetto Menni in Spagna per restaurare l’Ordine dei Fatebenefratelli, e affrontare il problema che ci si occupasse solo di malati uomini mentre le donne erano completamente abbandonate, così nacque il ramo femminile che si sarebbe occupato delle malate; oggi non c’è più questa suddivisione. In Spagna, a Ciempozuelos, a 30 km da Madrid, fondò il primo ospedale psichiatrico e la congregazione della Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù. L’intraprendenza di quest’uomo e lo Spirito Santo, dice Suor Mariella, ne hanno permesso la diffusione in Europa, America, Africa e Asia.

Nel 1900 il Vescovo di Viterbo Antonio Maria Grasselli, ricoverato all’isola Tiberina, capì che l’assistenza ai malati è diversa se fatta dai religiosi o dai laici e avendo conosciuto Padre Menni che era padre generale in quel momento all’ospedale Fatebenefratelli, decise di aprire una casa di cura per malati psichiatrici a Viterbo.

Comprò una casa chiamata “Villino del vento” per la sua posizione, questa costruzione era strategica sia per la presenza di due stazioni nella città, che avrebbero assicurato i collegamenti, sia perché era circondata da un bel terreno che avrebbe offerto la possibilità di riabilitare i malati all’aria aperta e pulita.

Le suore arrivarono nel 1907 nella nuova struttura che fu chiamata da padre Menni Villa Rosa in onore della nostra patrona, e hanno già fatto più di cento anni di volontariato, e Suor Mariella si “foggia” di dire che sono nate prima loro e poi la legge sul volontariato, è del 1989 infatti la loro associazione subito chiamata solidarietà e sevizio “perché la solidarietà fa parte della natura umana e servizio perché se non siamo servi veramente non abbiamo coperto quella grande identità di ciascuna persona e quindi anche dal punto di vista umano non soltanto cristiano” mentre la legge sul volontariato è del 1991, anche se è vero che all’inizio non erano organizzate in una vera e propria associazione (questo avverrà nel 1997) ma consistevano in un gruppo di giovani, di persone volontarie formate da loro attraverso dei seminari tenuti dai loro medici , psichiatri e sacerdoti, nel mese dicembre d’accordo con i presidi delle scuole, dando dei crediti per la partecipazione ai corsi e poi proponendo a quelli più idonei questo tipo di volontariato “in una  apertura reciproca per sfatare il mito dello stigma mentale”. I gruppi poi si sono moltiplicati e ci sono stati moltissimi giovani che hanno aderito e in quegli anni grazie alla spontaneità e anche alla generosità di tante suore si sono svolti tantissimi di quei compiti che oggi sono di pertinenza di figure specifiche, tipo tecniche di riabilitazione, psicologhe, animatrici, educatrici, e purtroppo, lamenta suor Mariella, le leggi oggi sono molto restrittive e se è vero che da una parte cautelano dall’altra impediscono la presenza anche delle suore in reparto oltre che dei volontari se non c’è una mansione specifica riconosciuta.

Il 2003 vede l’associazione di volontariato strutturarsi meglio per potersi estendere anche all’estero, e correre anche in soccorso per la ricostruzione in occasione di terremoti e guerre, diventa ONLUS per operare a livello internazionale ed accedere ai fondi europei e nel 2007 è riconosciuta come ONG.

Altre sedi che fanno capo a Villa Rosa sono Albese e Ascoli Piceno.

Il volontariato fa parte della normativa dell’Istituzione, dice Suor Mariella, “formiamo una comunità ospedaliera con le persone implicate nella stessa, malati familiari lavoratori e volontari; i piani generali parlano di volontariato in documenti vari rinnovati di sessennio in sessennio, la vision mission dell’identità ospedaliera parla proprio di volontari e i volontari fanno parte integrante della famiglia, quindi a tutti i titoli il volontariato, tanto più che questo non è un volontariato generico ma è nato da noi in un contesto preciso al servizio dei malati, quindi è una famiglia”.

A sentire quello che queste suore hanno fatto si può concordare con Suor Mariella che dietro la loro nascita e progressione manageriale e diffusione nel mondo c’è sicuramente lo Spirito Santo, da sole non sarebbero potute arrivare a tanto se non le avesse armate una grande fede.

Sono state presenti queste suore nella mia infanzia perché mio padre aveva affrescato la loro Cappella, mi affascinavano con quei grandi cappelli bianchi, la superiora di allora mi pare si chiamasse Suor Teresa e fosse spagnola.

Pure mi affascina sapere che il nome di questa casa era villino del vento, quel vento che tante volte scuote le nostre menti, sconvolge i pensieri di noi umani e agita gli animi, mi piace pensare che fosse predestinato e prescelto a diventare Villa Rosa dove vengono curati questi disturbi e data stabilità a delle vite fragili, data speranza per un nuovo vivere.

 

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