Carlo Zucchetti, un’eccellenza del nostro territorio che avvalora i sapori della Tuscia

di Donatella Agostini

Buona cucina e buon vino, è il paradiso sulla terra”. Se a dirlo è stato nientemeno un re – l’Enrico IV di shakespeariana memoria – a pensarlo lo siamo un po’ tutti. Mangiare e bere (bene) è un voluttuoso atto primario umano, semplice soltanto all’apparenza: in realtà racchiude in sé un intero mondo di convivialità, condivisione e cultura materiale di una comunità, che nei prodotti della sua terra e del lavoro dei suoi uomini cela la ricchezza della storia e delle tradizioni locali. E «quando si passa dal semplice nutrirsi al mangiare, allora è lì che nasce la differenza». Carlo Zucchetti, nativo di Montefiascone, crede così tanto nell’enogastronomia da averne fatto passione e professione: attualmente è cofondatore dell’omonimo giornale on line, vero punto di riferimento nazionale del settore e volano di comunicazione per i gioielli enogastronomici della Tuscia. Faccia da eterno ragazzo, crede da sempre nel valore del cibo e del vino come elementi culturali e identitari. Il suo nome è indissolubilmente legato all’immagine di un Borsalino, tanto che la sua testata si fregia della denominazione “giornale enogastronomico con il cappello”. «Quando abbiamo avuto bisogno di qualcosa che mi identificasse, abbiamo pensato al cappello. D’altronde, l’ho sempre portato», afferma Zucchetti con un sorriso, prima di iniziare a spaziare con il suo racconto dalla Tuscia del Cinquecento all’Italia del nuovo millennio, dalla filosofia politica alla moderna agricoltura sostenibile. Una cultura a tutto tondo cominciatasi a formare in anni giovanili, quando Zucchetti lavora nella sezione locale della FGCI. «Lavoravo a stretto contatto della gente in ogni parte di Italia. Si conoscevano usanze, pensieri, necessità e problemi». Nel 1987 è tra i fondatori di ArciGola – il futuro Slow Food – che contrapponeva alla frenesia del fast food d’importazione il piacere lento e sensuale di degustare i prodotti ineguagliabili delle nostre tavole. «La rivista La Gola fu la prima a pubblicare la lettera di Sante Lancerio – bottigliere di papa Paolo III e primo sommelier della storia – in cui egli elencava e analizzava i vini dell’epoca specificando gli abbinamenti più adatti. Vino, Stato Pontificio, Tuscia… Non è un caso», aggiunge Zucchetti. In questo ambiente fecondo di idee e di nuove sensibilità sarebbe nato Gambero Rosso, come supplemento del quotidiano Il Manifesto prima, come casa editrice e piattaforma on line in seguito. «Gambero Rosso aveva come scopo quello di portare alla luce la qualità. È stato un bel periodo, in cui ho visto partire tutta la moderna enogastronomia italiana. Il manifesto di Slow Food è del 1989, anno del bicentenario della Rivoluzione Francese, con la quale nasce la cucina borghese e la qualità diventa accessibile alla massa». Per Carlo Zucchetti l’enogastronomia diventa una professione, e fino al 2008 sarà uno dei titolari dell’Enoteca La Torre di Viterbo, ristorante e wine bar prestigioso premiato da numerosi riconoscimenti, che poi si è trasferito a Roma. Arriviamo al 2012, anno in cui nasce il blog che diventerà l’attuale giornale. «Avevamo il vento a favore dell’espansione che l’enogastronomia stava – e sta tutt’ora – sperimentando. Ma esprimendosi sempre in prima persona, il blog penalizzava la valida équipe di collaboratori che mi circondava. Così nel 2014 abbiamo deciso di allargare i punti di vista e di registrarlo come giornale a più firme». Nel giornale ha ruolo centrale la narrazione dei territori, delle persone che li animano, del percorso – spesso faticoso – che porta a realizzare prodotti di qualità. «Stiamo promuovendo il nostro territorio da tanti anni. Ma questo succedeva già in tempi non sospetti, fin da quando l’Enoteca utilizzava prodotti a chilometro zero», continua Zucchetti. «Avevamo la carta dei vini, ma anche quella degli oli e delle acque… Questo ci rendeva vincenti. Cambiando lavoro, questa attenzione ai prodotti locali me la sono portata appresso. Dal punto di vista enogastronomico la Tuscia ha grandi potenzialità. E la strada che ha imboccato è quella giusta. Quando avevo il ristorante, riuscivo a trovare soltanto tre o quattro produttori locali che mi potessero assicurare continuità di fornitura e di standard. Adesso ce ne sono a decine! Il problema nostro, che è poi quello di tutte le zone “contadine” un po’ chiuse, è la difficoltà di fare massa critica… di stare insieme, di ragionare insieme. Però negli ultimi anni avviene di più. Ormai la Tuscia è pronta ad intercettare il turismo di qualità, e offrire una valida alternativa alla Toscana o all’Umbria». Le criticità arrivano anche da altre parti. «In effetti, da quando le province sono state abolite, manca una visione di insieme del territorio. Scarseggiano i fondi a favore delle Camere di Commercio, che potevano efficacemente organizzare eventi e promuovere territori e prodotti aprendo mercati importanti. In generale manca una visione lungimirante, programmi a medio e lungo termine. Per questo è ancora più importante fare rete alla base». Insieme a questa nuova consapevolezza, è cresciuta allo stesso tempo nelle persone la percezione dell’importanza del buon mangiare e del buon bere. «Sicuramente si è presa coscienza della grande biodiversità in Italia. Se vuoi, è anche un percorso al contrario: oggi c’è la voglia di riscoprire antiche sapienze, ricette familiari, orti casalinghi, la conoscenza delle erbe spontanee. Questo va sfruttato». Le persone apprezzano sempre di più prodotti di qualità, che ormai non possono prescindere anche dall’ecosostenibilità. «La sostenibilità ambientale è fondamentale. Abbiamo bisogno di tante cose fatte bene, a partire dalle scelte del coltivatore e dell’allevatore. La sostenibilità e la biodiversità sono tra i cardini di Slow Food». L’affiatato team Zucchetti si esprime in molteplici direzioni: oltre al giornale, si occupa di comunicazione per le aziende operanti nel settore e organizza eventi per enti locali e consorzi in tutto il territorio italiano. «Coordiniamo il progetto italiano “Volcanic Wines”, che raggruppa enoteche, comuni e consorzi di tutela dei vini doc italiani provenienti da colture su terreni vulcanici. Il progetto ha come obiettivi la promozione, il coordinamento territoriale e lo sviluppo della ricettività turistica». In parallelo, la Carlo Zucchetti Editore pubblica la Guida del Vino e la Guida dell’Olio della Tuscia, nonché una Guida del vino della zona cesanese. «Guide che non vogliono essere meritocratiche soltanto. Raccontano il territorio diviso in zone geologiche, secondo la composizione del terreno. Perché un conto è coltivare la vite su suolo vulcanico, un conto è coltivarla su un terreno argilloso… per non parlare della varietà di condizioni climatiche. Bisogna esaltare le differenze, perché sono le differenze a fare la qualità della enogastronomia italiana».
E Carlo Zucchetti avvalora quel gusto, che ci tiene alle sue origini e al modo di fare tradizionale raccontandone in primis la storia.
www.carlozucchetti.it
www.facebook.com/CarloZucchettiGiornaleEnogastronomico

Foto:Roberto Romano Photographer

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