Barbara Aniello: nella Tuscia ritrovo il canto della mia anima in bilico tra arte e musica

di Nicole Chiassarini

Dostoevskij aveva ragione: la bellezza salverà il mondo. Certamente la musica e l’arte faranno la loro parte. Nell’ultimo anno abbiamo potuto notare, con grande rammarico, la fragilità di questo mondo, fatto di tanti sacrifici, forse anche troppi. Ma abbiamo anche potuto ammirare la forza di volontà e la caparbietà di persone che con l’arte ci vivono, decise a non fermarsi, per portare avanti qualcosa che ha sempre reso l’Italia un punto di riferimento.

Conosciamo così Barbara Aniello. Nasce a Viterbo nel 1971 e subito decide che la sua strada è quella dell’arte e della musica. Violoncellista, musicologa e storica dell’arte, ha due lauree, una in conservatorio con il violoncello e una conseguita all’Università La Sapienza in storia dell’arte contemporanea. Si dottora in musica e pittura a Padova, per poi continuare gli studi e la ricerca sul dialogo tra le arti a Lisbona. Oggi infatti è un’artista a tutto campo, una grande conoscitrice della musica e dell’arte.

“Mi occupo di estetica comparata e di iconografia musicale, un po’ a cavallo tra la storia della musica e la storia dell’arte – ci racconta Barbara. Sono docente al dipartimento di Storia e Beni Culturali della Chiesa presso la splendida Pontificia Università Gregoriana, dove formiamo figure professionali capaci di affrontare incarichi istituzionali presso diocesi, università o istituti culturali, con particolare riguardo a tutela e valorizzazione ai beni culturali della Chiesa”.

Il percorso di Barbara Aniello la porta a viaggiare tanto, principalmente per apprendere ogni dettaglio di quella che è la sua più grande passione. “Sono felice di aver trovato questo approdo a Roma dopo aver viaggiato per tutta Europa, ma anche Brasile e Stati Uniti. Questo insegnamento mi permette di vivere a Viterbo, città che amo immensamente e, allo stesso tempo, di viaggiare e fare le mie lezioni a Roma”.

Barbara si sofferma, emozionata, sulla sua Viterbo, la Città dei Papi che l’ha vista crescere e completare gli studi violoncellistici alla scuola musicale comunale. Contemporaneamente si diploma anche al Liceo Classico M. Buratti, a cui ci racconta di dovere tutto. “Il Classico mi ha dato una grande preparazione. Si può dire che io viva di rendita grazie alle lezioni seguite al ginnasio e al liceo, in particolare dei professori Fracassini, Ubertini e D’Eufemia”.

Da Viterbo verso Roma, Padova, Lisbona. Vivendo all’estero afferma sorridente che tutta la “retorica dell’esilio” è vera. “Ogni Pasqua o Natale tornavo e piangevo di commozione per lo spettacolo delle ginestre, dei nostri Monti Cimini innevati, delle nostre mozzarelle, dei laghi. Per me, che ho vissuto lunghi anni all’estero, ogni angolo, fontana o scorcio mi commuoveva e mi parlava. Adesso che sono tornata, sono felice di poter vivere in questa dimensione molto umana. Talvolta amo passeggiare intorno alle mura della città per abbracciarle visivamente. Viterbo mi è mancata con i suoi colori, odori e la sua bellezza. Le radici sono molto importanti”.

Dopo aver fatto parte di orchestre nazionali, esibendosi a Parma, Bologna, Milano, sotto la guida di direttori come Riccardo Muti, Karabtchevsky, Chailly, Morricone, Kovatchev, Fournillier, è sempre tornata nel territorio della Tuscia, collaborando come violoncellista a numerosi festival, da quello Barocco degli anni’90 fino alle ultime manifestazioni del Premio Ricci, facendo parte dell’Etruria ensemble e della giuria per sette edizioni.

“Adesso qui, come in tutta Italia, di musica si muore, è un momento molto critico. Per un artista non è solo una necessità economica, ma anche spirituale, di vita vera, quella di occuparsi della propria arte”.

Per il futuro, quando potremo rivivere un assaggio di normalità, Barbara ha in serbo tanti progetti culturali, affascinanti sotto ogni aspetto. “Voglio continuare il filone della musica visiva, iniziato con la “Sistina viterbese”, la Cappella Mazzatosta, dipinta da Lorenzo da Viterbo. Con la collega Elisabetta Gnignera, abbiamo dedicato la prima monografia a questo monumento. In particolare in questo affresco ho colmato la mia sete di sapere e sono riuscita a decodificare la musica che gli Angeli suonano al momento dell’Assunzione di Maria: è un Te Deum del ‘400. Il prossimo progetto è quello di occuparmi di una collana di libri dedicati a questo tema dell’iconografia musicale. È la prima volta che nasce un’intera collana rivolta all’elemento musicale presente nei musei di tutta Italia. Dopo Firenze, la seconda uscita sarà proprio su Viterbo e concernerà la musica etrusca presente nei due Musei, quello Civico e quello Nazionale. Per questo auspico una collaborazione tra la nostra Università e l’Unitus. Peraltro al momento dell’inaugurazione, ci sarà un gruppo che eseguirà la musica presente sui vasi etruschi”.

Questo è l’ambizioso progetto che si coniuga anche ad un elemento multimediale, di tecnologia applicata ai beni culturali. Saranno registrati tutti gli strumenti imbracciati, dai personaggi scolpiti o dipinti, e suoneranno in cuffia attraverso una tecnologia QrCode.

“Tutto questo grazie al mio maestro Mike Shirvani, il quale mi ha trasmesso questa forte passione per la musica”.

L’oggi di Barbara è vissuto nell’attesa di poter tornare a riprendere in presenza il rapporto con i propri studenti attraverso l’arte e la musica. Ma quel che abbiamo compreso è che la situazione complicata che stiamo vivendo non l’ha fermata, anzi. L’ha spinta a concentrarsi su nuovi progetti che racchiudono la forza e il valore della cultura, a scoprire altri dettagli di quel mondo che l’ha portata in giro per l’Europa,tenendo ben saldo il legame con la Tuscia, terra che si racconta in modo forte e deciso.I cui luoghi dice la musicista mi  parlano ,mi commuovono e sono fonte d’ispirazione.

 

Capppella Mazzatosta-Viterbo dipinto:Presentazione di Maria al Tempio

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