Bagnaia, la processione del Cristo morto nel silenzio imposto dalla pandemia

di Luciano Costantini

La rievocazione storica del Cristo Morto sta a Bagnaia come il trasporto di santa Rosa sta a Viterbo. O, se preferite, villa Lante al palazzo dei Papi. In questo caso, tre anni di “non presenza” causa Covid, sono infinitamente lunghi perché non rispettano la dinamica temporale, ma si muovono secondo gli ingranaggi del sentimento. Che sono altra cosa. Peraltro è un vuoto che non si vede, ma che si sente: si riesce soltanto a diluire, non a metabolizzare. Per i bagnaioli, in particolare, un vuoto che tale resterà anche il prossimo venerdì sera con le strette viuzze di Bagnaia ancora una volta mestamente buie e non rischiarate da decine e decine di fiaccole che scolpivano i quadri religiosi e i volti dei quattrocento figuranti della Passione. Un vuoto che riemerge per il terzo anno consecutivo e riapre una ferita.

A Bagnaia quest’anno l’appuntamento è per le 21.00 ma non ci saranno i figuranti, sarà una processione con le statue della Madonna e del Cristo morto.

“Sì, una ferita – spiega Aldo Quadrani, presidente dell’Associazione “Amici di Bagnaia – che porta con sé un dolore vero, un dispiacere autentico, peraltro testimoniato senza riserve della gente che alle proprie tradizioni tiene molto. La processione per i bagnaioli rappresenta un momento di unità sociale e di sentimenti. Dal ragazzo alla vecchietta, tutti lavorano insieme per questa manifestazione. Chi a sistemare le strade, chi a preparare i costumi. Nei giorni precedenti cessano rivalità e invidie, anche familiari. Semmai si tornerà a bisticciare dopo il lunedì di Pasquetta. Inutile dire che il terzo, consecutivo, stop della processione, tutti i bagnaioli l’hanno preso molto male anche se la responsabilità non è di nessuno. Bagnaia può vantare, o poteva vantare, due grossi appuntamenti: questo appunto della rievocazione del Cristo Morto e poi il cosiddetto Focarone che si teneva abitualmente a gennaio nel giorno di Sant’Antonio Abate. Invece saranno tre anni senza processione e senza Focarone”.

Era già accaduto in passato?

“Sì, però soltanto durante le due guerre mondiali. Quasi un record per gli oltre quattrocento anni di vita. Ricordo che la processione è nata nel lontano 1618 per iniziativa di un medico condotto nativo di Terni, Michelangelo Carrocci, e con il lavoro della confraternita di San Carlo, con l’intento di tenere unita la gente del borgo attraverso il ricordo del sacrificio di Gesù. Poi con il tempo la processione è andata acquisendo una risonanza sempre maggiore per la sua indubbia suggestione, con la presenza di circa quattrocento figuranti, tanti animali, tanti costumi, perfino una splendida biga romana riprodotta da un nostro concittadino”.

Figuranti tutti bagnaioli doc…

“No, assolutamente. Anche molti viterbesi. Partecipare è stato sempre un punto d’onore. Diciamo che negli ultimi anni abbiamo dovuto fare i conti con la analoga processione di Viterbo”.

Una vera e propria concorrenza.

“Be’ non scopro nulla ricordando che tra Viterbo e Bagnaia non corre un buon sangue, si fa per dire, fin dal 1928 quando da Comune siamo passati ad essere una frazione di serie C, nemmeno di B”.

Torniamo alla processione. Nella sua lunga storia ci sono stati momenti particolari, nel bene e nel male?

“Negli anni Cinquanta ci fu episodio in cui le fiaccole divamparono improvvisamente facendo imbizzarrire i cavalli. Un grande spavento, ma niente di più”.

C’è una figura storica, perfino leggendaria, legata alla processione?

Toto Mochi che ha rappresentato il Cristo per trenta anni. Ci sono stati tantissimi figuranti che si sono passati i ruoli da padre in figlio. Anche perché nelle interpretazioni bisogna essere bravi attori. Ricordo il quasi mitico centurione, Marco Milioni, che transitava altero sulla biga, la Veronica che deve essere sempre una bella ragazza e qui a Bagnaia le belle ragazze non mancano. E ancora, la Madonna che fino agli anni Settanta, oltre ad essere mirabile, doveva essere pure illibata”.

Fatti di cronaca?

“Nel 1914 accadde qualcosa di singolare. Il trasporto della seicentesca Madonna veniva affidato alla confraternita che per prima si presentava in chiesa, ovviamente già pronta e abbigliata in tutti i suoi componenti. Insomma, chi si vestiva prima, prendeva la Madonna. Quell’anno arrivarono per primi i confratelli del Gonfalone rispetto a quelli di San Carlo che generalmente erano incaricati di preparare la processione. Proteste, insulti, pugni, spuntarono anche i coltelli. Alla fine tutto rientrò anche se non è mai stato chiarito chi fu a vincere la tenzone”.

La rievocazione storica del Cristo Morto è la più importante di Bagnaia?

“Probabilmente sì, anche se negli ultimi anni ha perduto qualche colpo per le crescenti difficoltà a trovare i figuranti. Diciamo che c’è un po’ una crisi delle vocazioni. Mentre è diverso per il Focarone: in quel caso basta accendere il fuoco per far venire la gente”.

 

Si vive il tempo dell’Attesa, ma la Pasqua arriverà e sarà Resurrezione.

  

  

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