Armando Di Marino il “cacciatore di tramonti”

di Carolina Trenta

Armando Di Marino

Lo abbiamo scoperto attraverso i suoi scatti, immagini in grado di catturare e generare emozioni. Le sue foto sono frammenti di un viaggio che non termina mai, in cui lo sguardo sa divenire memoria del proprio vissuto, che abbraccia quello che ha già in mente e fissa l’unicità del borgo, del lago, della sua Caprarola.

Armando Di Marino nella sua vita è stato ed è tante cose belle.

E’ l’Ambasciatore del Parco, ambiente portante dell’area protetta della Riserva del Lago di Vico. Il suo amore confessato per la natura è vissuto nella gioia di un impegno, tra passato e futuro profuso nella diffusione dei valori fondanti della Riserva. È andato in pensione da poco, dopo 40 anni di lavoro a servizio della Riserva Naturale del Lago di Vico e di impegno per il riconoscimento della figura professionale del Guardiaparco. Un cammino percorso di pari passo con la Riserva che nel 2022 ha compiuto i suoi quaranta anni di vita.

Cerchiamo di scoprire come preferisce essere connotato in questo momento della sua vita: fotografo, artista, ambientalista…

Nel fotografo vediamo in dominanza crepuscoli, nubi e tramonti … c’è un significato preciso?

Qualcuno mi ha definito il “cacciatore di tramonti”. Il tramonto e l’alba sono i momenti della giornata che mi suscitano più emozioni, a volte aspetto tante ore per scattare la foto che ho in mente. Amo fotografare anche le nuvole, con i loro colori caldi o quando sono più minacciose.

Ha realizzato mostre, o magari ora che è più libero intende farlo?

In realtà non ho mai fatto mostre, ma ora ci sto pensando perché voglio trasmettere al pubblico la mia interiorità. Ci tengo a precisare che le mie foto non sono mai firmate, le ho sempre viste come un dono per il prossimo.

Un rapporto indipendente con le sue foto?

Ho sempre inteso la fotografia come l’arte da me prediletta per esprimere le mie emozioni, quindi uno strumento di comunicazione. Di fatto, le foto che scatto sono il ritratto della mia anima.

Il soggetto in primis è il particolare del paesaggio, che legame ha con la Tuscia? Quali sono gli scorci più belli che ha fotografato?

Io sono nato a Caprarola e ho sempre creduto che la Tuscia sia un territorio bellissimo; ogni giorno c’è una sorpresa, qualche angolo che non conoscevo. I borghi della provincia di Viterbo offrono al visitatore angoli meravigliosi, soprattutto in autunno, io stesso quando mi muovo scatto sempre delle foto.

Lago di Vico, Ronciglione, la Riserva, i luoghi dove c’è il respiro dei Farnese sono i soggetti che si ripetono più frequentemente. Cosa significano per lei?

Caprarola e Ronciglione sono i paesi che porto più vicini al mio cuore perché, oltre ad averci vissuto, sono quelli che affacciano sul Lago di Vico. L’impronta dei Farnese sul nostro territorio si sente, soprattutto nella storia e nella cultura, estremamente affascinanti.

C’è molta criticità sul deturpamento dell’ambiente a causa delle nocciole. Come la vede?

Da bambino quando mi portavano a raccogliere le nocciole era una festa, adoravo quei momenti. Oggi purtroppo quell’atmosfera si è persa perché la nocciola, intesa come prodotto, è diventata un’industria. Negli anni passati sono stati fatti grandi errori a causa della mancanza di conoscenza del territorio … credo che siamo già oltre il limite, continuare così comporta un impoverimento della biodiversità.

Il soggetto prescelto per le sue foto non è mai circondato da figure intorno. Il campo fotografico vuol riportare l’attenzione all’osservazione, come se si visitasse una mostra da soli?

È vero, nelle foto cerco di evitare la presenza dell’uomo per far risaltare la natura incontaminata. Mi piace pensare che l’obiettivo della mia macchina fotografica sia un filtro che mi permette di vedere un posto in modo “ideale”, cioè come sarebbe se non ci fossero le persone.

Quando è iniziata la sua passione per la fotografia?

Ho iniziato a scattare foto all’età di 15 anni, quando un amico di mio padre mi regalò una Kodak Instamatic; all’inizio era un gioco, poi nacque una passione. All’epoca i rullini costavano tanto e io, per non sprecare nemmeno uno scatto, studiavo il territorio e il punto esatto in cui avrei dovuto posizionare la macchina … scattavo solo quando ero sicuro! Questo è il metodo di lavoro che utilizzo ancora oggi, nonostante la tecnologia sia andata molto avanti.

 

Scatta con una macchina importante? Le capita di fare foto da IPhone?

Dopo la Kodak ho avuto una Nikon analogica caricata con diapositive, poi una macchina digitale e infine lo smartphone: non ho un IPhone ma un Huawei con una buona fotocamera. Lo utilizzo spesso perché, avendolo sempre in tasca, mi permette di immortalare “momenti improvvisi” di particolare bellezza; la macchina fotografica professionale ha certamente un altro fascino e altre proprietà tecniche, ma il suo utilizzo richiede una preparazione abbastanza lunga.

Parlando di Riserva del Lago di Vico, come ha convissuto con la natura e gli animali? La cosa che più l’ha emozionata di questo regno, nel lungo tempo trascorso lì?

Il Guardiaparco è un mestiere che mi ha arricchito culturalmente, mi ha fatto conoscere persone e luoghi stupendi. Ho vissuto tutte le stagioni e avuto un profondo rapporto con gli animali, soprattutto con le tracce e le impronte lasciate, ho imparato a riconoscere gli uccelli dal loro canto. Sono stato molto fortunato perché credo di non aver mai lavorato un giorno: la mia è stata più una missione, con le sfide che ci troviamo ad affrontare oggi la natura ha bisogno di essere monitorata di continuo.

Come è diventato un Guardiaparco?

 Quarant’anni fa mi sono trovato per puro caso a partecipare ad un corso da Guardiaparco a Latina per tre mesi: quei giorni mi hanno aperto un mondo e da lì io sono cambiato completamente. In questi anni ho fatto tanta educazione ambientale, soprattutto ai bambini, con i miei colleghi ho collaborato a delineare in maniera più precisa le competenze del mestiere e nel 1991, insieme ad altri Guardiaparco provenienti da tutt’Italia, abbiamo fondato l’AIGAP, l’Associazione Italiana Guardiaparco Aree Protette, con lo scopo di valorizzare e far conoscere la nostra figura professionale.

28 Settembre 1982 – 28 Settembre 2022. Celebrazione del Quarantennale dall’istituzione della Riserva Naturale Lago di Vico. Cosa in questi 40 anni l’ha più segnata nel bene e nel male?

Mi sono piaciute tutte le attività riguardanti il mansionario lavorativo: i monitoraggi, le ricerche scientifiche, i censimenti faunistici, l’educazione ambientale, le guide naturalistiche, le escursioni, l’assistenza ai turisti, la presenza sul territorio, l’antincendio, la protezione civile ecc. Forse quella che meno mi ha appassionato in questi anni è la parte repressiva, ossia quella in cui è richiesto l’intervento della polizia giudiziaria. Questo non vuol dire che mi sia sottratto ai doveri e agli obblighi di legge, a cui ho sempre risposto prontamente e per cui ho ritenuto doveroso impegnarmi al fine di modificare i comportamenti dei cittadini nei confronti della protezione ambientale.

La sappiamo persona impegnata anche nella società civile. Nella sua festa di commiato dai colleghi ha lanciato una raccolta fondi a favore del progetto per le vedove e gli orfani dei ranger morti in servizio, promosso dal Virunga National Park …

Anni fa io e i miei colleghi decidemmo di aiutare i ranger che operano in aree meno fortunate con delle collette e un container partì per il Virunga con vecchie radio trasmittenti, uniformi, zaini, ecc … per noi non era niente, ma per loro significava tanto. Bisogna poi sapere che in Congo i ranger vivono nel parco con la famiglia: se disgraziatamente un ranger viene ucciso, la moglie e i figli devono andarsene da lì. Per questo motivo alla mia festa di pensionamento non ho voluto regali, ma un contributo volontario per le tante vedove che purtroppo ci sono.

 

Le emozioni sono immagini, profumo della natura, colori … E lasciano sempre tracce indelebili. Nel profondo, nell’anima. Le emozioni si svelano come ci ha dimostrato nella sua narrazione di vita Armando Di Marino.

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Foto.Riserva Lago di Vico

 

Potrebbe essere un'immagine raffigurante attività all'aperto

Foto:Caprarola

 

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Foto: Ronciglione

 

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Foto:Viterbo San Pellegrino

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