Andrea Fabi eccellenza della Tuscia presenta “Ines” dark comedy sugli ideali sconfitti al Supercinema di Tuscania.

Andrea Fabi, attore, autore e regista, è tra gli autori ospitati da Twain nell’ambito di PERIFERIE ARTISTICHE – Centro di Residenza Multidisciplinare della Regione Lazio con il progetto “Ines”, dark comedy sugli ideali sconfitti da lui scritta, diretta ed interpretata, selezionato in triangolazione con Spazio Corsaro di Chia – Viterbo, Centre for the Less Good Idea di Johannesburg (con la supervisione artistica di William Kentridge), Fortezza Est di Roma. Proseguendo un percorso di residenza triennale avviato a novembre 2022, dal 20 febbraio al 4 marzo e dal 25 al 27 marzo torna nelle sedi di Twain per una nuova fase di lavoro che terminerà con una prova aperta di restituzione al pubblico, lunedì 27 marzo alle ore 19.30 al Supercinema di Tuscania.

Nato a Montefiascone (VT) ha recitato in grandi produzioni di teatro contemporaneo, teatrodanza e opera lirica grazie a William Kentridge, Sabine Theunissen e altri andando in scena in 15 Paesi, fra cui Italia, Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Australia, Spagna, Germania e Sudafrica. In questa breve intervista racconta “Ines”, lo spettacolo su cui è attualmente al lavoro.

Chi è “Ines”? Quali sono le tematiche toccate dallo spettacolo? 

Ines è un personaggio di fantasia ed è simbolo del concetto stesso di minoranza: Ines è infatti una donna di colore, ebrea e omosessuale. La storia che Ines ci racconta in chiave comica affronta temi diversi: fra i principali c’è la crescente insensibilità collettiva verso il dolore altrui e la lentezza spaventosa con la quale si fanno progressi nella capacità di convivere.

 

Di questo progetto sei autore, attore e regista. Come cambia il tuo lavoro nell’affrontare questi diversi ruoli? 

Rivestire più ruoli nello stesso progetto può complicare il lavoro, rallentarlo, perché ogni ruolo viene influenzato dagli altri ed è come se ogni decisione andasse sempre presa all’unanimità. Per Ines, in cui sia autorialità che regia che attorialità hanno un approccio molto particolare, era necessario che io rivestissi tutti e tre i ruoli per assicurarmi ci fosse armonia fra i tre settori.

 

Da cosa sei partito nella costruzione del lavoro? Come si è sviluppato e come si sta sviluppando in questa nuova fase di residenza? 

Il lavoro autoriale è partito dall’idea di un personaggio appartenente a molte minoranze diverse, idea che mi sembrava interessante e che poi ho sviluppato in diversi soggetti, fra i quali ho scelto quello che è poi diventato la trama di Ines. Il lavoro in scena è sempre un adattamento, un venire a patti con quello che la realtà permette in teatro: in questo senso le residenze, e questa di adesso a Tuscania in particolare, sono il modo migliore di mettere sul palco un’idea e vedere se regge o meno. Il palco dice con sincerità cosa funziona e cosa rimarrà solo una bella idea.

 

Ines è un personaggio con caratteristiche diverse dalle tue. Come lavori su queste differenze?  

In condizioni normali avrei scelto di lavorare su quella che di solito viene chiamata “immedesimazione”, ovvero sul cercare di utilizzare una parte di me per dare corpo al personaggio. Nello specifico la distanza fra l’attore e il personaggio va invece esasperata: le differenze sono evidenti e addirittura sottolineate durante lo spettacolo, quasi per ricordare al pubblico che sta assistendo ad una farsa. Se il lavoro mi riuscirà bene queste sottolineature non riusciranno a impedire l’empatia fra personaggio e pubblico.

 

Perché hai scelto di utilizzare un linguaggio comico-grottesco? 

Come autore in questo momento sento di riuscire a esprimermi meglio attraverso questi due stili, magnifici e altissimi. Il comico e il grottesco sono estremamente metaforici, dicendo qualcosa ne sottintendono un’altra e l’arte, in generale, è sempre una metafora. Altrimenti diventa documentario, deposizione, testimonianza, una deriva che ultimamente si vede molto in scena e che trovo spesso facile per gli autori, noiosa per il pubblico e sterile. Inoltre alcuni temi di Ines sono abusati e respingenti, il pubblico fuggirebbe se venissero proposti con la forma di una predica o di un dramma lancinante.

 

Si tratta di un monologo, ma che ruolo hanno l’azione e gli oggetti nello spettacolo? 

Quando si racconta una storia, come succede in Ines, l’attore potrebbe letteralmente sedersi su una sedia. Io personalmente non ci trovo nulla di male, se fatto come si deve, ma non mi interessava in questo caso. Ho voluto aggiungere una cornice narrativa, un uso del corpo coerente con la storia del personaggio e un uso degli oggetti che aiutassero il pubblico ad immergersi nel racconto di Ines, risultando elementi della storia e non orpelli teatrali.

Quale messaggio vorresti che arrivasse al pubblico? 

Uno spettacolo è una forma complessa che può suggerire un messaggio, a volte, o una riflessione, uno stato d’animo. Penso che l’autore non debba spiegarlo a parole. Il pubblico si farà la sua idea.

Come vivi la pratica delle prove aperte, delle restituzioni e degli incontri con il pubblico e dunque la relazione con il territorio, che in questo caso è anche il tuo? 

La prova aperta e in generale gli incontri con il pubblico sono linfa vitale, anzi sono la ragione d’essere del teatro. Inoltre aiutano a modificare lo spettacolo per renderlo intellegibile ad un pubblico vario e aiutano gli attori ad adattarsi al luogo, al pubblico e alla situazione, un lavoro imprescindibile per ogni teatrante. Stare su un territorio come il viterbese è uno stimolo: da autore lavoro per scrivere cose che piacciano sia ad un pubblico smaliziato, quello abituale delle grandi città, sia ad un pubblico occasionale come capita sia quello di provincia.

Lo spettacolo:

27 MARZO h19.30 SUPERCINEMA – TUSCANIA (VT)

Prova aperta di restituzione della residenza artistica

INES

 testo, regia e interpretazione Andrea Fabi

occhio esterno Mariagiulia Colace

foto Luisa Fabriziani

 

Ines è una dark comedy sugli ideali sconfitti.

Sul palco assistiamo ad una festa disertata dagli invitati, in cui la padrona di casa, Ines, sola in scena, ci racconta cosa si festeggerà quando gli ospiti arriveranno:

Ines è una donna, omosessuale, ebrea, di colore e disabile, simbolo e sintesi del concetto di minoranza: ci racconta di come, per raggiungere la parità di diritti, ha fondato una Lega che raccoglie le forze di queste minoranze di cui lei fa parte.

Ma su questo esempio altre minoranze si uniscono in altre Leghe, tutte in competizione fra loro: comincia così una folle lotta fra poveri, all’ultimo diritto negato pur di averlo per sé.

E mentre le minoranze si fanno la guerra a colpi di campagne mediatiche, trionfa il solito

vincitore, rimasto a guardare la lotta: l’uomo bianco eterosessuale occidentale.

Ovvero Andrea Fabi, l’autore e interprete dello spettacolo.

 

Ines ci racconta questa folle storia aspettando ospiti che non arriveranno, per festeggiare un’uguaglianza che non è stata raggiunta: col procedere della narrazione il pubblico capisce come gli eventi abbiano piegato la protagonista fino a farle perdere il contatto con la realtà.

 

Ines è un personaggio simbolico, archetipo del predestinato alla sconfitta, del capro espiatorio che partecipa alla propria immolazione, ma attenzione: il registro di questo racconto non è la tragedia, bensì il comico-grottesco.

INGRESSO GRATUITO

Via G. Garibaldi, 1 – Tuscania (VT)

INFO E PRENOTAZIONI:(+39) 380 146 2962 (Whatsapp)

info@cietwain.com | cietwain.com

 

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