Paolo Pelliccia e il sistema “Quadrante”, ovvero la valorizzazione del cuore della città

di Luciano Costantini

Paolo Pelliccia è Commissario Straordinario della Biblioteca Consorziale di Viterbo. Anche e soprattutto un visionario. Come tale il suo pensiero viaggia spesso tra l’onirico e la realtà. In fondo, crediamo, sia per un lui un piacere più che una sofferenza. Da tempo culla ed accarezza un Progetto che finalmente ha abbandonato la sfera dell’evanescenza per andare ad assumere contorni evidenti. Il disegno è diventato più netto grazie all’energia del tratto di chi l’ha pensato. Contorni che comunque necessitano di essere riempiti di contenuti: come e in quanto tempo, si vedrà. Possibile anche che il Progetto resti per sempre nel limbo dei sogni. Una lunga e non effimera conversazione con l’autore è servita a delinearne i punti fermi, i capisaldi rispetto al suo fulcro, al suo cuore pulsante, individuato tra palazzo Santoro e Campoboio.
La Biblioteca. Riduttivo, persino irriguardoso, sarebbe inglobare la nuova Biblioteca Consorziale entro i muri di palazzo Santoro, con la ovvia chiusura dell’attuale sede di viale Trento, che intanto permetterebbe al Consorzio di risparmiare migliaia di euro all’anno per le spese di affitto. Il Progetto di Pelliccia non è, nel rispetto letterale del termine, solo un luogo dove vengono custoditi libri e manoscritti, ma un “Sistema”, un “Quadrante”, che diventa Centro Culturale a trecentosessanta gradi e che necessita dunque di respiro fisico e strutture adeguate. Ecco allora che la Biblioteca degli Ardenti rientra in uno spazio più ampio, ricavato dalla bonifica di Campoboio, attraverso l’eliminazione dei ruderi, triste ricordo dei bombardamenti dell’ultimo conflitto mondiale e la messa in sicurezza del sottosuolo dove si annidano topi e ogni genere rifiuti. L’obiettivo finale è trasformare in giardino, comunque in un’area accogliente, il disordinato e sporco parcheggio di fortuna che è oggi. La facciata retrostante dell’Inps andrà a costituire una delle pareti del “Sistema/Quadrante”. La terrazza interna di palazzo Santoro, che su Campoboio si affaccia, potrà diventare un ambiente importante per lo svolgimento di avvenimenti culturali. L’interno dell’edificio chiaramente sarà occupato dalla Biblioteca vera e propria. Magari potrà anche ospitare un internet point e uno sportello bancario. Ma soprattutto la connessione fisica tra Campoboio e palazzo Santoro diventerà il punto dal quale il “Sistema/Quadrante” culturale di Viterbo allargherà le proprie braccia seguendo un movimento a raggiera, dal boulevard Matteotti in direzione piazza della Rocca, via Marconi, corso d’Italia, teatro dell’Unione, via Fratelli Rosselli. Una parte del centro storico tornerà così a far parte del tessuto connettivo della città.
Le risorse. Servono i soldi. E investitori di buona volontà, Comune di Viterbo compreso, che intanto dovrebbe autorizzare le operazioni di acquisizione e bonifica dello sterrato di Campoboio, che è di sua proprietà. Molti denari ci sono già, altri arriveranno. Innanzi tutto da un “matto” – come lo definisce enigmaticamente Pelliccia – che è pronto a mettere sul piatto molte decine, forse centinaia, di migliaia di euro. “Per realizzare il Progetto serviranno diversi milioni. Quanti? Azzardato anticipare cifre perché sono legate all’andamento dei lavori di bonifica, specialmente del sottosuolo di Campoboio. E il sottosuolo può riservare sorprese”. Il commissario comunque non rivela l’identità del mecenate massimo: “Lo farò soltanto quando il Progetto sarà accompagnato da un dettagliato elenco delle spese. Non mi piace la pubblicità a buon mercato”.
I tempi. Fine anno, o giù di lì, potrebbe essere il momento buono per presentare disegni, slides, immagini virtuali del “Sistema/Quadrante”. Chiarisce Pelliccia: “Le carte e gli impegni verbali sono importanti, ma non sufficienti. Prima di formalizzare il Progetto con la sicurezza che vada in porto, voglio andare a vedere il banco e chi c’è dietro. Poi i lavori partiranno e saranno la continuazione di ciò che abbiamo fatto con la Biblioteca degli Ardenti, letteralmente salvata dalla rovina”. Non c’è ancora una tabella di marcia, né ci sono scadenze, ma è verosimile pensare che serviranno almeno un paio di anni, salvo intoppi politici, tecnici, burocratici, per dare gambe al “Sistema/Quadrante” e renderlo funzionante.
L’alternativa. Il semplice binomio palazzo Santoro-Biblioteca non esiste. Il Borgo della Cultura? Paolo Pelliccia ha rinunciato, pur nell’ottica della massima amicizia, stima e collaborazione con gli attori in campo: Mibac, Regione e Soprintendenza. Il progetto Borgo della Cultura prevede la trasformazione dello storico complesso dell’Ospedale Grande degli Infermi in un Borgo dove fare appunto cultura. La scelta di Pelliccia è stata dettata dalla volontà di restituire quegli spazi virtualmente affidati al Consorzio, cedendoli all’Università affinché ne faccia la sede della facoltà di Medicina che ci si augura possa nascere sul territorio e della quale si sente sinceramente il bisogno. Di conseguenza un “no” solo sulla carta, un “no” del tutto diagonale, anzi arricchente. Perché, in effetti, il “Sistema/Quadrante” andrebbe a innervare e quindi irrobustire l’asset culturale del territorio e rivitalizzare il centro storico oggi in incontestabile agonia. Borgo della Cultura e “Sistema/Quadrante” sarebbero due gambe per tornare a camminare. Non è questa la priorità di chi, a ogni livello politico e amministrativo, ha a cuore la cosa pubblica? Oltre tutto verrebbe liberato lo spazio predestinato proprio alla Biblioteca e che garbatamente Pelliccia ha suggerito di trasferire all’’Ateneo. Un delicato pallonetto dall’altra parte della rete? “Macché. Direi piuttosto un passaggio. Stiamo tutti giocando la stessa partita”.

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