Anna Fendi: “A Ronciglione mi sento a casa”

Anna Fendi

Anna Fendi ha scelto Ronciglione  come luogo dove sentirsi a casa. Anna Fendi, madrina della Moda italiana nel mondo, ha una cuore che batte per la Tuscia. “Un gioiello prezioso che nemmeno noi sappiamo ogni volta apprezzare in tutta la sua bellezza”.

Per dieci anni è stata ideatrice e sostenitrice del premio “Un balcone in fiore” a Ronciglione. Una sfida che ha messo alla prova il pollice verde degli abitanti del centro storico del Comune viterbese, ma soprattutto, che ha ingentilito e impreziosito le facciate di molti palazzi e che ha portato nel piccolo borgo personalità del mondo della cultura e dello spettacolo. Quattro anni fa, una tradizione durata dieci anni si è interrotta. “Arriva un momento in cui bisogna anche saper fare un passo indietro. Interrompere una tradizione, per farla apprezzare di più”. Ma oggi Anna Fendi torna da protagonista a Roncigilione come madrina del premio Nazionale Ettore Petrolini. Un nuova sfida con la città che l’ha proclamata ronciglionese d’azione e con la quale il Comune e l’Associazione culturale Premio Ettore Petrolini vogliono celebrare il grande artista di origini Ronciglionese.

Signora Fendi, Ronciglione resta dunque sempre nel suo cuore? 

“La famiglia di mio marito aveva dei possedimenti in questa zona. Da quando avevo diciassette anni, perché noi ci siamo fidanzati che io ero giovanissima, venivo qui. Ho trascorso delle bellissime estati con le mie tre figlie piccole. Mio marito era cacciatore, amava questa terra, i suoi boschi, i suoi colori e il suo profumo. Durante la guerra quella che era la dimora di famiglia è stata bombardata dai tedeschi, ma dopo col tempo abbiamo ricostruito, E quando sono rimasta vedova, ho comunque voluto riappropriarmi di questa parte della mia vita. Perché ci sono molto legata”.

Torma spesso a Ronciglione?

“Nella casa di famiglia ho avviato un’attività a cui sono legata. Ho dato vita a un ristorante e un B&B: La Canonica.  Ci sono quadri che appartengono alla mia storia di famiglia, ci sono pezzi che hanno accompagnato momenti della mia esistenza. Mi piace avere degli ospiti e far sentire loro l’idea di casa. Forse perché ho sempre viaggiato tanto e quando andavo negli alberghi quello che mi mancava era proprio il senso di casa”

La passione del ricevere è diventata la sua attività dopo aver ceduto il marchio Fendi al gruppo francese Louis Vuitton?

“Sì. A Roma ho ristrutturato un’altra residenza di famiglia Villa Laetitia e l’ho trasformata in un relais di charme. Tuffarmi in questa nuova attività è stato salutare e sono anche orgogliosa del risultato. I clienti sono tutti soddisfatti. Wes Anderson, il regista di Grand Budapest Hotel è già venuto due volte, perché dice che è un posto che gli trasmette serenità. Abbiamo anche un ristorante con una stella Michelin. Tra le mie sorelle, io sono stata quella che si è opposta alla cessione dell’azienda, anche perché la nostra era una azienda sana. Ma avevo torto e lo riconosco. I francesi si stanno rivelando dei grandi signori con noi. Mia figlia Silvia è rimasta in azienda come parte creativa e mia sorella Carla è ancora presidente. Io ho lavorato tutta la vita e ancora oggi, alla mia età faccio progetti e realizzo nuovi sogni. E poi ci sono i nipoti che lavorano con me: E anche questa  è una grande soddisfazione “

Ma allora come mai sono passati 4 anni senza fiori a Ronciglione? 

“Il premio era iniziato nel 2000, con il mio carissimo amico Gillo Pontecorvi che non è mai mancato fino a quando è stato bene. Poi mi ha aiutato Ugo Gregoretti, ma negli ultimi anni notavo che c’era meno entusiasmo e allora ho capito che era il caso di fare un passo indietro. Adesso con questo nuovo sindaco vedo che c’è di nuovo attenzione per la cultura e voglia di fare e allora ho pensato che sia giusto tornare a impegnarmi in prima persona”

Vuole riprovarci ?

“Non lo so. Certamente anche in occasione del Premio Petrolini di cui sarò madrina si potrebbe prendere lo spunto per dare un po’ di verde alle facciate dei palazzi. La premiazione sarà a novembre e non ci potranno essere i colori della primavera, ma basta già il verde dell’edera. Penso a Parigi ai giardini verticali utilizzati per abbellire le facciate dei palazzi fatiscenti. Noi andiamo all’estero e facciamo chilometri in pullman per andare a vedere una chiesa, magari anche senza grandi pretese, qui siamo circondati da capolavori e non li valorizziamo”.

Qualche cosa da rimproverare  guardandosi intorno?

“Ma no, questo paese lo amo, certo quando vedo una pianta secca in un vaso mi piange il cuore. Ma è un difetto di tutti gli italiani: ci siamo troppo abituati al bello e non lo valorizziamo più abbastanza. Ora la difficoltà di questa crisi può rappresentare un momento per riguardare dentro casa propria e far apprezzare ad altri le nostre bellezze, e Ronciglione, così come tutta la Tuscia sono un patrimonio unico”

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