Tuscia in pillole. Cammino di penitenza

di Vincenzo Ceniti *

Ogni anno è sempre così, da tempo immemorabile. La seconda domenica di maggio (stavolta il 12 maggio) un folto numero di abitanti di Blera, nella Tuscia viterbese, affronta un cammino penitenziale fino a Norchia (25 km tra andato e ritorno, in passato alcuni anche scalzi) per chiedere perdono al vescovo Vivenzio (V sec.)  che era stato ingiustamente accusato di intendersela con una parrocchiana. Il povero  prelato fu costretto ad abbandonare il paese e ritirarsi in una grotta nei pressi della necropoli etrusca di Norchiai, dove fu relegato per alcuni anni finché la sua innocenza non venne a galla.

I  blerani si fanno questa  lunga camminata tra preghiere, litanie e canti popolari intonati dai fratelli del “Gonfalone e San Vivenzio”, confraternita del posto detta “La bianca”. Partenza alle ore 7 del mattino dalla chiesa dell’Assunta in pieno centro storico attrezzati di scarpe comode, pranzo in  bisaccia e bordone.

 Giunti sul posto, i penitenti assistono alla santa messa, presso l’eremo del santo, cui segue un sostanzioso “pranzo al sacco” tra ripetuti brindisi di vino locale.  Si accede all’abitazione rupestre dall’interno di una chiesetta, attraverso un cunicolo scavato nella roccia per oltre quaranta metri, che termina in un vano ipogeo a picco su uno strapiombo dominante la valle del fosso Acqua Alta. Sulle pareti dell’ipogeo si conservano resti di affreschi del XII-XIII secolo raffiguranti la Vergine Maria in attesa del Bambino e scene relative alla leggenda di san Michele Arcangelo del monte Gargano.                                                                          .

Ritorno, sempre a piedi, con arrivo a Blera intorno alle 18.00. I partecipanti sono accolti in paese dal parroco, per la benedizione, dalle autorità cittadine e dalla banda musicale  che li precedono fino alla chiesa dell’Assunta, dove i fedeli vengono ammessi al rito del “bacio” di un’immagine del santo, mentre viene intonato l’inno al patrono.  Riportiamo la prima strofa e il ritornello:

Tu che sei nostra speranza
deh! Ci assisti e pensi a noi
deh! Proteggi i figli Tuoi
presso il trono del Signor…

(Rit.) O Vivenzio ognor fidenti
a Te vennero i Blerani
che favori sovraumani
sempre ottennero da Te.
O Vivenzio Padre Santo
ai tuoi piè tutti accorriamo
e chi mai temer possiamo
se protetti siam da Te.

La morte di Vivenzio si fa risalire all’11 dicembre del 487. Il suo culto fu ufficialmente decretato nel 1471 da papa Sisto IV. Le reliquie si trovano nella cripta della chiesa dell’Assunta di Blera : frammenti del cranio e delle ossa sono contenuti in due reliquari d’argento a forma di busto e di braccio benedicente commissionati nel 1480 agli orafi viterbesi Russolini. I reliquari vengono portati in processione l’11 dicembre, giorno della sua festa,  preceduta da una Messa celebrata di buon mattino. 

 

 

L’autore*   

ceniti

Console di Viterbo del Touring Club Italiano. Direttore per oltre trent’anni dell’Ente Provinciale per il Turismo di Viterbo (poi Apt). È autore di varie monografie sul turismo e di articoli per riviste e quotidiani. Collabora con organismi e associazioni per iniziative promo-culturali. Un grande conoscitore della Tuscia.                                                                                                             

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