Io che vivo a Parigi dico: «JE SUIS CHARLIE »

vignetta

Disegnare, nell’immaginario collettivo è un’attività innocente, i bambini disegnano, disegnano a scuola, a casa, ci regalano disegni a Natale, per la festa delle mamme. Illustrano il loro mondo, le loro fantasie.

Ma ci sono bambini che crescono, diventano adulti e continuano a disegnare, e da adulti al disegno aggiungono lo spirito critico, la denuncia ed un’orientamento politico, così il disegno diventa satira, con lo scopo di far riflettere, sorridere ed anche indignare a seconda della sensibilità di ognuno, a volte si è d’accordo, a volte no, e si è liberi di esserlo, come è libera la mano e la mente di colui che ha disegnato.

Ma la satira e la libertà, nelle menti dei folli, vanno barbaramente uccise e represse, nel mondo c’è chi come arma utilizza i kalachnikov e chi le matite, i disegni, i libri e le parole.

I barbari, e gli esseri umani, ma il problema è che i barbari sono anch’essi degli esseri umani, e per quanto il loro gesto sia spaventoso e condannabile, anche loro da piccoli, come noi, hanno disegnato, anche loro da piccoli, come a me, la Francia ha offerto l’accesso ad un’educazione pubblica e a cure mediche gratuite, nonché la fortuna di vivere in un paese libero che offre le stesse opportunità a tutti, anche se si nasce in famiglie con meno disponibilità economica.

Ho amici magrebini, nati in Francia, cresciuti nelle periferie povere, con genitori analfabeti che sono diventati avvocati e professori di diritto. Sono musulmani e sono francesi.

Lungi da me l’idea di approfittare di questo momento di emozione intensa per fare l’elogio di un Paese, che come altri, di errori nella storia ne ha commessi tanti, di un Paese che ha sfruttato, colonizzato ed escluso. Nella politica come negli interessi economici, tutto il mondo è paese. Ma chi vive in Francia ed ha preso la nazionalità francese, come me, per scelta, ha la consapevolezza di vivere in una democrazia, in un Paese dove la legge è uguale per tutti, dove non si ha bisogno di essere ricchi per andare all’università, dove non c’e’ bisogno di conoscere bene il medico per farsi curare, dove allo sportello di un ufficio pubblico si è ricevuti tutti allo stesso modo. In un Paese in cui i bambini, iscritti alle scuole pubbliche, non devono vedere un crocefisso appeso dietro l’insegnante, qui scuola è laica perché rispetta il compagno di banco, che è libero di appartenere ad una confessione diversa. Qui vige una regola che impone di non installare presepi nei luoghi publici, che per definizione, come la scuola, appartengono a tutti.

Ho la fortuna di vivere in un Paese dove non mi sono mai sentita discriminata perché avevo un nome e cognome straniero, ma evidentemente non è stato così per tutti, c’e’ chi in questo paese ci è nato, ci vive, ma non se lo sente suo, probabilmente perché è cresciuto in luoghi anonimi e degradati e perché non hanno ricevuto la stessa educazione.

Un atto come quello di ieri è come una catastrofe aerea: le cause sono molteplici e concomitanti, intrinseche ed estrinseche, tutte sono valide, ma nessuna predomina, dalla politica attuata dalla Francia negli anni, all’educazione, al fondamentalismo, dalla follia del singolo individuo alla connotazione settaria.

Se si dà a quel gesto una connotazione politica, si cade in due intoppi: si dà ai due presunti autori uno spessore che di sicuro non hanno, e si dà un sostegno immeritato al discorso, tra l’altro, di Marine Le Pen che stigmatizza la popolazione francese d’origine magrebina ; anche se è evidente che dietro la mano di chi ha sparato si nasconde un’organizzazione più grande di loro, estremamente pericolosa e potenzialmente capace di reiterare azioni simili.

Si puo’ anche considerare il gesto di ieri come l’atto di due pazzi oscurantisti, di due giovani che si sono fatti indottrinare, ai quali si è inoculato il virus dell’odio da altri folii, più malati di loro.

Due giovani nei quali tutte le cause che portano al compiere atti cosi estremi sono riunite: l’esclusione sociale, l’integrazione di un gruppo legato a movimenti jihadisti ed il soggiorno in detenzione che ha contribuito ad una radicalizzazione  ancora più forte.

Purtroppo l’emozione del primo giorno sta già lasciando il posto a strumentalizzazioni politiche ed al partito di Marine Le Pen è stata proibita la partecipazione alla grande manifestazione repubblicana di domenica prossima.

Intanto la caccia all’uomo continua e membri del reparto speciale della polizia e della gendarmeria, in assetto da « guerra » percorrono strade, campi e setacciano le macchine una ad una, elicotteri percorrono i cieli ed il piano « Vigipirate* » e stato attivato al massimo livello in tutti i luoghi pubblici.

I francesi, si riuniscono da ieri sera nelle principali piazze delle grandi città, erano 35000 ieri sera a Place de la Bastille a Parigi, con un unico slogan « Je suis Charlie » sono Charlie, che percorre i social network e viene affisso nelle vetrine dei negozi.

La Francia ha perso 13 connazionali e quattro grandi nomi della vignetta, gente che, come si definivano loro stessi, preferivano morire in piedi piuttosto che vivere in ginocchio. In realtà chi ha voluto la loro morte e la fine del giornale li ha invece resi immortali ed ancora più forti. Il prossimo numéro di Charlie hebdo uscirà mercoledi prossimo, sarà stampato in un milione di esemplari, che di sicuro andranno a ruba, un giornalista superstite ha detto che scriveranno il numero con le loro lacrime.

Aldilà del sangue innocente versato, la Francia è stata colpita in ciò che le è più caro, la sua libertà d’espressione, in un paese laico si è ucciso gridando “Allahou Akbar” e la confusione regna.

Più che essere impaurtito, il popolo è sgomento e si interroga sulla sua storia, sul presente che segue minuto per minuto sui canali d’informazione e sul futuro : quali saranno le conseguenze politiche a breve ed a medio termine ? Quali saranno le ripercussioni sulla prossima campagna presidenziale ?

Chi considerava che si potesse ridere di tutto si è accorto della violenza che scatenava nelle menti di chi, di sicuro, non ha mai riso di cuore.

La lotta e la resistenza devono essere opera di tutti, appoggiandosi ai suoi valori repubblicani la Francia non deve tremare, non deve lasciarsi trascinare dai discorsi orientati di chi vuol trarre un qualsiasi guadagno da quanto accaduto.

Ogni cittadino deve sviluppare il suo spirito critico, difendere le sue opinioni anche a costo di suscitare stupore, ma con le parole che sono l’arma piu potente che esista.

Oggi più che mai regalare un quaderno di fogli bianchi ed una matita è diventato l’atto più poetico e sovversivo che ci sia.

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