Visto da noi: “L’Ufficiale e la Spia” l’opera di Polanski sul grande scandalo dell’Affare Dreyfus

di Nicole Chiassarini

L’Ufficiale e la Spia, titolo originale J’Accuse, è un film storico di Roman Polanski, con Jean Dujardin, Louis Garrel, Emmanuelle Seigner, Grégory Gadebois e Hervé Pierre. Distribuito dalla 01 Distribution, racconta del famoso Affaire Dreyfus, uno dei più grandi scandali della Francia di fine Ottocento. Il film è stato presentato alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia riscuotendo un discreto successo nel pubblico, sia per la bellezza della rivisitazione di una storia ben conosciuta, sia per l’attualità di alcuni argomenti che Polanski ha portato sul grande schermo.

Parigi, 1895. All’interno del cortile dell’École Militaire il Capitano ebreo Alfred Dreyfus subisce una pubblica condanna e umiliante degradazione con l’accusa di aver passato delle importanti informazioni militari ai nemici tedeschi, mentre il suo insegnante, Georges Picquart, ufficiale dell’esercito, presenzia alla condanna. Oltre al disonore, Dreyfus viene esiliato e confinato sull’Isola del Diavolo, nelle Guyana francese. Il caso sembra archiviato e il Capitano condannato alla più adeguata pena per il tradimento. Ma le cose cambiano quando Picquart ottiene una promozione, diventando capo della Sezione di Statistica, la stessa unità di controspionaggio militare che aveva montato le accuse contro il Capitano Dreyfus. Sarà in quel momento, attraverso una pista ben precisa, che Picquart si renderà conto che il passaggio di informazioni al nemico non si è ancora fermato, che qualcuno ha cercato di sviare le indagini. E la domanda che si porrà sarà solo una: è veramente Dreyfus il colpevole?

L’Ufficiale e la Spia, tratto dal romanzo di Robert Harris, co-sceneggiatore di Polanski, racconta minuziosamente la storia che sconvolse l’opinione pubblica francese di fine XIX secolo, raccogliendo non solo tutti i dati dell’indagine, ma raccontando qualcosa di più, ovvero l’attuale clima sociale e politico. Una sconvolgente storia sull’odio raziale, sui giochi politici e militari, la censura e la manipolazione delle informazioni. Temi che videro la condanna di un innocente, ma che anche ora portano ad un costante senso di smarrimento. Il regista con maestria e grande conoscenza del cinema ricrea un incredibile connubio tra il passato storico e l’attualità, favorendo il successo della pellicola e donandogli una natura dualistica, raccontando sia la sua sfera privata (la morte della madre all’interno del campo di sterminio di Auschwitz), sia la dimensione sociale di questa epoca. Una storia dall’impianto prettamente classico che si posiziona perfettamente nel nostro momento storico, nata grazie agli stessi L’Affare Dreyfus di José Ferrer e Emilio Zola di William Dieterle che ispirarono il giovane Polanski. Ma non solo, perché a fare capolinea dentro la sceneggiatura sono anche altri film che proposero sul grande schermo un fotogramma della società, della bellezza e delle ingiustizie.

All’interno del film storico di Polanski vi è un’accusa contro l’antisemitismo, le lotte politiche e il potere quasi invincibile dell’Esercito francese a cavallo tra XIX e XX secolo, che diventano parte integrante di un dramma, colorando gli ambienti e i protagonisti. I due, Dreyfus e Picquart combattono contro le ingiustizie che questo mondo gli ha riservato: il primo per salvare la propria vita e il proprio onore, il secondo per difendere i principi etici di verità, di fedeltà e di coerenze che nascono dall’Esercito, per la Nazione. Ottime le interpretazioni dei personaggi nell’Esercito, che sono stati perfettamente capaci di rivivere in quel periodo storico creando sempre più un forte senso di immedesimazione nello spettatore, a tal punto da restare inorridito dalla prevaricazione mostrata contro tutti i più socialmente deboli. Una nota di demerito a Emmanuelle Seigner che non è mostrato il giusto spessore ad un personaggio importante per le successive accuse a Picquart nel corso dell’indagine per cercare la vera spia.

Un lungometraggio eccellente sotto ogni punto di vista, l’occhio esperto del regista ha dato vita a prospettive incredibili, studiate nei minimi dettagli, giocando con le profondità di campo per dare luce ad ogni aspetto dei personaggi e dell’ambiente circostante, fondamentale per comprendere appieno ogni minuzia della storia. Una fotografia, una scenografia e dei costumi capaci di portare totalmente lo spettatore nella Parigi di fine Ottocento, studiando con precisione ciascun capo o arredamento con il risultato di una totale credibilità. Le lettere dei sospettati, il bordereau di Dreyfus e l’articolo J’Accuse…! Lettre au Président de la République par Émile Zola sono stati ricostruiti alla perfezione, seguendo esattamente gli originali storici e dando allo spettatore la possibilità di poterli leggere con gli stessi occhi dell’attore.

Con L’Ufficiale e la Spia, Polanski ha creato un vero capolavoro, ricordandoci l’importanza di andare oltre le proprie convinzioni e mostrando come il Potere, in mano alle persone sbagliate, sia capace di rovinare vite e di far passare solo le informazioni che esse desiderano. Perché la storia rischia di potersi sempre ripetere, quelli come lui lo hanno capito e stanno lottando, comunicando attraverso il loro mezzo di comunicazione prediletto: il cinema.

Film visto giovedì 28 novembre, alle ore 20, presso la Sala 1 Caffè Fida del CineTuscia Village

 

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