Ritorna “Cultura in Gradi” al Dipartimento di Scienze Umanistiche, della Comunicazione e del Turismo

Mercoledi 27 marzo alle ore 11:00, nell’aula 6 di Santa Maria in Gradi, ritornano all’Università della Tuscia gli incontri ad alta temperatura di “Cultura in Gradi” del Dipartimento di Scienze Umanistiche, della Comunicazione e del Turismo (Disucom). Con il fotoreporter e giornalista Alessio Romenzi, si porta l’attenzione sull’informazione visiva – tra media generalisti e social media – e sul dramma della guerra e il racconto in immagine.  “Cultura in Gradi”, nata al Disucom nell’autunno 2017, è una proposta aperta alla città, in particolar modo agli animatori culturali e del mondo dei media, ai docenti e agli studenti di tutte le scuole superiori per catalizzare l’attenzione del territorio sulla contemporaneità e sulla cultura come alimento vitale quotidiano.

Con “Cultura in Gradi”, il Dipartimento  – afferma la prof.ssa Filippone, Direttrice del Disucom – richiama l’attenzione sui processi creativi dell’immagine e della scrittura che si iscrivono nei diversi formati mediali in un ecosistema mediale digitale, dal mondo dell’informazione al cinema, alle serie televisive, dalla fotografia ai social network.  Con l’arrivo della Primavera, il Disucom si apre alla città e a tutti gli appassionati della narrazione mediale, incontrando autori che con la loro competenza e testimonianza operano con altissima qualità nel mondo della comunicazione e della creatività.

Ad aprire l’incontro con Romenzi, sarà il prof. Fiorentino coordinatore del laboratorio fotografico del Dipartimento.

ALESSIO ROMENZI

Fotografo free lance. Dopo aver lavorato come fabbro, autista e frigorista, metalmeccanico alla Thyssenkrupp, si trasferisce a Gerusalemme dove diventa fotografo professionista.

Ha documentato fotograficamente la crisi della Primavera Araba, poi ha fotografato in Libia, Egitto, Sudan, Siria, Libano, Iraq, Giordania, Palestina, Israele, Colombia, Ucraina e Filippine. Il suo lavoro descrive le conseguenze delle crisi sulla popolazione, con un particolare interesse all’aspetto umano piuttosto che all’evento bellico in sé. Collabora con agenzie di stampa, organizzazioni umanitarie e testate nazionali e internazionali come: Agence France Presse, Associated Press, MSF, Terre des Hommes, War Child, CARITAS, UPP, Save the Children, ICRC, UNICEF, FAO, UNESCO, Time Magazine, New York Times, Newsweek, Paris Match, Polka, Der Spiegel, Stern, Geo Germany, Internazionale.

Nel 2013 ha vinto anche il premio World Press Photo – General News. Per Medici Senza Frontiere ha realizzato la mostra “Don’t leave me alone”, documentando l’intervento in Italia di MSF nel corso della prima ondata della pandemia.   

Romenzi, sta lavorando al progetto a lungo termine Life, Still, rappresentando la devastazione causata dalla guerra e fotografando tra dicembre 2017 e aprile 2018 Mosul, Raqqa e Sirte. L’autore ritorna nelle città dopo la fine del conflitto per documentarne il disfacimento, che egli stesso definisce ‘uno scenario di distruzione apocalittica’. Nel racconto di ciò che rimane, Romenzi metabolizza la capacità di sintesi dell’immagine, derivante dalla sua esperienza di fotoreporter, per affrontare una riflessione più profonda e meditata, offerta dall’osservazione a distanza. Infatti, la serie supera intenzionalmente lo svolgimento delle azioni belliche, per interrogarsi sulle sue conseguenze. Il cortile della scuola nel quartiere di Ghiza e la sala interna del centro conferenze Ougadougou III a Sirte, gli esterni del Palazzo delle assicurazioni governative e la Moschea a Mosul, centri propulsori di attività pedagogiche, culturali, religiose, e politiche sono segnati dalla guerra. Il ponte Al Shogada di Mosul, sospeso in un’atmosfera crepuscolare, crolla sotto il peso delle bombe.

 

Viterbo, 26 marzo 2024

 

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