Alfio Pannega, si avvicina il 14mo anniversario della scomparsa

Alfio-Pannega_dentro-1024x768
Alfio Pannega. fotografia di Mario Onofri

Si approssima l’anniversario della scomparsa di Alfio Pannega, che ci ha lasciato il 30 aprile del 2010.
Era nato nel 1925, proletario, antifascista, militante comunista e libertario, poeta a braccio, persona amatissima dall’intera comunità viterbese – era conosciuto da tutti e da tutti apprezzato per la sua sorgiva bontà e per le sue fulminanti battute -, visse l’intera vita in povertà, condividendo quanto aveva con chiunque avesse bisogno del suo aiuto; negli ultimi venti anni della sua vita fu protagonista dell’esperienza del centro sociale occupato autogestito “Valle Faul”, un’esperienza di condivisione, di solidarietà e di lotta nonviolenta che ha formato al sentire morale e all’impegno civile decine e forse centinaia di giovani che in lui hanno trovato il testimone e la memoria storica della Viterbo popolare e antifascista, e un esempio indimenticabile di empatia, di generosità e di amore al vero, al bene, al bello (amava declamare ai giovani amici e compagni di lotte interi canti della Divina Commedia di cui serbava perfetta memoria), un autentico educatore alla giustizia, alla libertà, alla misericordia per il mondo intero.

Insieme ad Alfio Pannega abbiamo condotto non dimenticate esperienze di solidarietà concreta e indispensabili lotte nonviolente in difesa della pace, dei diritti umani di tutti gli esseri umani e dell’intero mondo vivente; insieme ad Alfio Pannega abbiamo vissuto intense esperienze di convivialità e di condivisione, ma anche di studio e di riflessione, di protezione accudente dei beni comuni naturali e culturali in questa città e in queste campagne di Viterbo e dintorni.
E poiché – come disse Alce Nero a John G. Neihardt – ogni luogo è il centro del mondo, allora ogni pensiero, ogni parola, ogni azione in difesa del bene, in soccorso del bisognoso, a salvaguardia di ogni vita, ovunque meditato, ovunque pronunciata, ovunque eseguita, è nel cuore del mondo e salva il mondo intero.
Era un uomo saggio e coraggioso, esempio dell’umanità come dovrebbe essere.

Nel suo ricordo e alla sua scuola continuiamo nell’impegno comune per la pace, la dignità umana, la difesa della biosfera.
Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi nell’impegno comune per la liberazione comune e la salvezza dell’umanità intera e dell’intero mondo vivente.
Salvare le vite è il primo dovere. (Peppe Sini)

Una minima notizia su Alfio Pannega
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in città si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l’Ariosto, ma fu lavorando “in mezzo ai butteri della Tolfa” che si appassionò vieppiù di poesia e fiorì come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell’intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell’improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010, a cura di Antonello Ricci e Alfonso Prota): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in città, per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attività artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava. Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell’ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sarà fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E’ deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.
Molte fotografie di Alfio scattate da Mario Onofri, artista visivo profondo e generoso compagno di lotte che gli fu amico e che anche lui ci ha lasciato anni fa, sono disperse tra vari amici di entrambi, e altre ancora restano inedite nell’immenso, prezioso archivio fotografico di Mario, che tuttora attende curatela e pubblicazione.
Negli ultimi anni il regista ed attore Pietro Benedetti, che gli fu amico, ha sovente con forte empatia rappresentato – sulle scene teatrali, ma soprattutto nelle scuole e nelle piazze, nei luoghi di aggregazione sociale e di impegno politico, di memoria resistente all’ingiuria del tempo e alla violenza dei potenti – un monologo dal titolo “Allora ero giovane pure io” dalle memorie di Alfio ricavato, personalmente interpretandone e facendone così rivivere drammaturgicamente la figura.
La proposta di costituire un “Archivio Alfio Pannega” per raccogliere, preservare e mettere a disposizione della collettività le tracce della sua vita e delle sue lotte, è restata fin qui disattesa.

COMMENTA SU FACEBOOK

CONDIVIDI